Secondo Volker Turk, commissario per io diritti umani delle Nazioni Unite, la violenza sarebbe stata orchestrata dal leader di una potente gang nella capitale haitiana di Port-au-Prince
Ad Haiti, la guerra tra bande armate si è trasformata in un massacro, con quasi 200 morti nel fine settimana, in una baraccopoli di Port-au-Prince. Il bilancio è stato reso noto da Volker Turk, commissario dell'Onu per i diritti umani, secondo cui 184 persone sono state uccise nel weekend nella capitale haitiana, scossa da un picco di violenza tra gang. "La violenza è stata orchestrata dal leader di una potente gang nella capitale haitiana di Port-au-Prince, nell'area di Citè Soleil", ha detto Turk ai giornalisti a Ginevra. "Questi ultimi omicidi portano il bilancio delle vittime solo quest'anno ad Haiti a un numero sbalorditivo di 5.000 persone", ha sottolineato Turk.
L'ipotesi di una vendetta da parte del capo della gang
Secondo il Comitato per la Pace e lo Sviluppo (Cpd), quello che è successo nel fine settimana a Citè du Soleil è in realtà una vendetta orchestrata dal leader di una banda, che ritiene i praticanti vudù responsabili della morte di suo figlio. In merito, il quotidiano americano New York Times cita la testimonianza di un residente locale. Il massacro sarebbe avvenuto venerdì e sabato a Wharf Jeremie, un quartiere di Citè Soleil, famosa baraccopoli della capitale haitiana. La maggior parte delle vittime sarebbero donne e uomini di età superiore ai 60 anni, i cui corpi mutilati sono stati bruciati per strada. Secondo il quotidiano Usa, la morte per cause misteriose del figlio del capobanda Monel Felix, alias Micanord, sarebbe stata la causa del massacro. Monel Felix infatti sospetterebbe che gli abitanti del quartiere abbiano lanciato un incantesimo su suo figlio, e così avrebbe deciso di punire gli anziani e i praticanti del vudù.