Russia, economia arranca tra inflazione e sanzioni. Tensioni intorno alla banca centrale

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Ansa/Ipa

Introduzione

Il rublo crolla ai minimi dall’inverno 2022. L’inflazione in Russia galoppa intorno al 9% e la banca centrale alza i tassi di interesse al 21%, mai così in alto dalla fine dell’Unione Sovietica, nel tentativo di frenarla. Secondo quanto dichiarato a Reuters da Andrei Kostin, Ceo del secondo istituto di credito russo, VTB, entro la fine dell’anno si potrebbe arrivare anche al 23%. Intanto cala la forza lavoro e sempre più imprese entrano in crisi. Non è un quadro ottimale quello dell’economia russa, ormai dentro il terzo anno di guerra contro l’Ucraina.

 

Nemmeno le previsioni per il futuro sembrano esserlo: le stime della banca centrale parlano di una crescita che il prossimo anno dovrebbe assestarsi in una forbice compresa tra lo 0,5 e l’1,5%, contro il 3,5-4% del 2024.

 

Eppure il governo di Mosca sta continuando a immettere nell’economia grandi volumi di denaro. A beneficiarne sono però soltanto gli industriali bellici: la spesa più ingente è per il mantenimento della guerra. Così, tra il caro vita che cresce e le attività che arrancano, c’è chi inizia a parlare di stagflazione

Quello che devi sapere

L’economia russa oggi, tra sanzioni e spesa militare

  • Kostin riconosce che a pesare sulla salute dell’economia russa è il “numero enorme di sanzioni” imposte dall’Occidente, che hanno creato “una situazione assolutamente insolita", insieme alle elevate spese militari. A loro, ha spiegato, è destinato “un terzo del bilancio statale”.

Per approfondire: Russia, nuovo fronte in Siria. Gli effetti sul conflitto in Ucraina e sulle trattative

Le critiche alla banca centrale russa

  • Pur mostrandosi più positivo sulle prospettive di crescita rispetto ad altre voci, Kostin critica la politica monetaria aggressiva della banca centrale: “Credo che un tasso di inflazione dell'8,5% non sia così critico per la Russia, potrebbe essere tollerato". E aggiunge che il quadro complessivo attuale, quindi sanzioni e spesa militare in primis, potrebbe rendere "uno strumento come il tasso di interesse potrebbe non essere pienamente efficace nel gestire l'inflazione"

Le critiche alla banca centrale russa

Un capro espiatorio?

  • Il ceo di VTB è in buona compagnia nel dare tutte le colpe alla banca. Siccome in Russia non è possibile dire apertamente che la colpa di quanto sta succedendo è della decisione del presidente Vladimir Putin di portare il Paese in guerra contro l’Ucraina, The New York Times segnala come in generale tutte le élite economiche e gli industriali stiano trovando il capro espiatorio proprio nella banca centrale, una delle poche istituzioni ancora parzialmente libera dalle imposizioni del Cremlino

Le accuse a Nabiullina

  • È da qui che nascono gli attacchi rivolti alla governatrice della banca, Elvira Nabiullina (in foto), accusandola di aver dato una mazzata all’economia con la decisione di spingere sui tassi d’interesse. Anche la politica ha iniziato a puntare il dito contro di lei, come ha fatto ad esempio il primo ministro Mikhail Mishustin

Le accuse a Nabiullina

Il Centro di Analisi Macroeconomica

  • Si uniscono al coro anche associazioni di categoria e organizzazioni di ricerca. “A causa delle azioni della banca centrale, l’economia russa sta affrontando praticamente la minaccia della stagflazione,” ha scritto il Centro di Analisi Macroeconomica e Previsioni a Breve Termine in un rapporto del mese scorso. Il Nyt segnala che alla guida dell’organizzazione c’è Dmitri Belousov, fratello del ministro della Difesa (e storico consigliere economico di Putin) Andrei Belousov

Le mancate riscossioni dei pagamenti

  • E ancora, sempre contro Nabiullina e contro la banca punta il dito l’Unione Russa degli Industriali e degli Imprenditori, che non naviga in ottime acque: il 36% dei suoi membri, ha segnalato, non riesce a riscuotere i pagamenti dei propri clienti. In un anno la percentuale è salita del 14% 

L’esempio di Ferrovie Russe

  • Sono molte le aziende civili della Federazione a soffrire. Secondo i dati riportati sempre da The New York Times, le Ferrovie Russe - il più grande datore di lavoro del Paese – a ottobre registravano un calo del volume di trasporto merci di poco meno del 9% rispetto ai 12 mesi precedenti. Come far fronte alle difficoltà? Si è deciso di aumentare i prezzi di circa il 10% a dicembre e di ridurre di un terzo gli investimenti pianificati per il 2025

Cosa può succedere

  • Con la popolazione sempre più povera e quasi tutta la forza lavoro impegnata sul fronte ucraino, adesso Putin ha due strade, rilevano gli analisti. Dovrà scegliere se continuare a sostenere gli industriali bellici, che chiedono l'allontanamento di Nabiullina, oppure di continuare a fidarsi della governatrice della banca, indispettendo però gli oligarchi al suo fianco.

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