Dentro le stanze sotterranee del Gabinetto di Guerra di Winston Churchill

Nella “stanza delle mappe”, resa famosa da film come “Dunkirk” e “The imitation Game”, il calendario è fermo a giovedì 16 agosto. Non è un giorno qualsiasi, nel 1945. Meno di ventiquattro ore prima l’imperatore del Giappone, Hirohito, si rivolge alla nazione dichiarando la fine dei combattimenti. Il secondo conflitto mondiale arriva alla sua conclusione, e i militari britannici che si trovano in questa stanza – aperta esclusivamente per Sky tg24 e alcuni colleghi di altre testate straniere - non vogliono rimanerci un secondo di più. Qualcuno, dalla fretta, lascia indietro sulla scrivania anche la propria razione settimanale di zucchero: tre zollette. Tutto, qui è rimasto come allora: i telefoni di vari colori a seconda delle varie funzioni, i registri, i quaderni, le grandi mappe appese a tutte le pareti, puntellate dagli spostamenti della flotta, la lavagna che aggiorna il numero delle perdite, i grafici che meglio di ogni altra cosa mostrano cosa abbia significato per i britannici scoprire, grazie alla mente geniale di Alan Turing, come funzionava Enigma: la macchia di criptazione e decriptazione dei nazisti. La Storia nelle viscere della Capitale La Storia del Regno Unito si è fatta anche qui, nel cuore di Londra, a pochi passi dal suo Parlamento e da Downing Street, nelle viscere della terra, per resistere ai bombardamenti tedeschi. È tutto così sapientemente conservato che non si fatica ad immaginarne l’aria viziata, l’odore del fumo, la scarsa illuminazione, gli squilli dei telefoni e il ticchettio provocato dalle segretarie che battevano a macchina. Un brulicare di uomini e donne. Il 30 novembre 2024 segna i 150 dalla nascita di Winston Churchill. Visitare le sue “War Rooms”, osservabili dai turisti dietro a grandi vetrate, può essere un modo per rendere omaggio a uno dei principali protagonisti del Novecento. Soprattutto se si ha il raro privilegio di entrare nella sala che fu il suo gabinetto di guerra. La sedia del primo ministro porta su di sé i segni di una tensione che spesso e volentieri deve essere arrivata alle stelle. Il bracciolo destro, in legno, reca i graffi lasciati a ripetizione dallo sfregamento dell’anello del premier, spesso vittima di esplosioni di collera nei momenti in cui qualcuno provava a lasciarsi andare al pessimismo o ipotizzava accordi con i nazisti. Sul lungo tavolo lungo spicca la celeberrima valigetta rossa, contenente i documenti più riservati. Sopra la porta, a quel tempo guardata a vista dall’esterno da un marine, una luce verde e una rossa sono tra i pochi elementi che potevano aiutare gli uomini presenti nella stanza a capire cosa stesse accadendo al di sopra del cemento armato sopra le loro teste, in giorni e notti rese tutte uguali dalla mancanza di luce naturale. Nulla di quello che si trova qui può essere toccato, men che meno la sedia di Churchill. A qualche visitatore speciale viene però permesso di sedercisi sopra: è accaduto recentemente al presidente ucraino Volodymir Zelensky. L’insegnamento del passato pensando al presente Non è difficile, nel dibattito politico e nelle analisi militari fatte nel Regno Unito dall’inizio della guerra in Ucraina, incappare in parallelismi tra quando accaduto 80 anni fa e quando accade ora nella lotta per la libertà di Kiev contro il regime totalitario di Mosca. La Gran Bretagna ha dimostrato da subito una coerenza di atteggiamento e un sostegno saldissimo nei confronti dell’Ucraina. Il nervosismo e la preoccupazione rispetto a quello che potrebbe accadere a partire da gennaio 2025 con la nuova amministrazione americana - Donald Trump ha promesso di far finire il conflitto nel giorno uno del suo mandato – sono evidenti. Per la gran parte dei britannici non ci sono dubbi: il presidente russo Vladimir Putin è il nuovo Adolf Hitler. Quello che non sembra apparire all’orizzonte è un nuovo Churchill.

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