Guerra in Ucraina, missili e minaccia nucleare: quanta propaganda c'è?

Guerra e pace. Non stiamo parlando della battaglia di Austerlitz o Borodino che erano sullo sfondo del grande romando storico di Lev Tolstoj. Ci riferiamo a quello che sta succedendo in Ucraina. Da una parte, sono sempre più i segnali che la strada del negoziato sia l’unica possibile. Non sono solo impressioni, ci sono dichiarazioni ufficiali: Volodimir Zelensky ha detto che vede la possibilità di una pace nel 2025 e anche Vladimir Putin lascia trapelare dal Cremlino di essere pronto a trattare. Ma, dall’altra parte, mentre si parla di pace, si fa la guerra. E si fa in modo sempre più violento. Il fronte russo Partiamo dagli ultimi aggiornamenti. L’aeronautica militare di Kiev ha dichiarato che la Russia ha lanciato un missile balistico intercontinentale dalla regione meridionale di Astrakhan durante un attacco contro l’Ucraina. L’obiettivo del raid? Da un punto di vista militare, colpire le aziende e infrastrutture della città orientale di Dnipro. Da un punto di vista più “politico”, rispondere alla decisione di Stati Uniti e Regno Unito di consentire agli ucraini l’uso di armi “occidentali” sul territorio russo. E’ notizia sempre degli ultimi giorni, da una parte Joe Biden ha autorizzato l’utilizzo dei missili americani Atacms, mentre il Guardian riporta che la difesa russa ha avuto a che fare con i missili a lungo raggio britannici Storm Shadow. Secondo il bollettino della Difesa di Mosca, sono stati abbattuti ma resta l’evidenza che l’attacco c’è stato. Per inciso, anche gli Atacms sono già stati lanciati sul territorio russo, nella regione di Bryansk, per colpire un deposito di munizioni che erano destinate anche ai soldati nordcoreani entrati in guerra al fianco dei russi. Ecco dunque il quadro. Putin vuole rispondere colpo su colpo, minaccia su minaccia. In particolare, se si tratta di propaganda muscolare, non si tira certo indietro. L’esempio più lampante e allo stesso tempo preoccupante è la minaccia nucleare. Dall’inizio del conflitto, l’indicibile è stato sdoganato. Ci siamo abituati dunque a sentire i suoi fedelissimi parlare in tv di attacchi nucleari alle capitali europee, abbiamo visto come la stessa politica nucleare sia stata modificata. In termini di diritto, oggi Putin si è messo nella condizioni di poter utilizzare il suo arsenale atomico anche di fronte ad attacchi portati da paesi non dotati di armi nucleari. Qual è il disegno? Davvero possiamo credere che il Cremlino sia pronto a colpire o che abbia interessi ad estendere i suoi confini a dismisura con una politica espansiva e militare? Ciò che al momento sembra più probabile invece è che voglia mettersi nelle migliori condizioni possibili per negoziare e nelle migliori posizioni territoriali possibili per farsi rinocescere i risultati ottenuti sul campo. Putin non vuole la Nato al confine e vuole quei territori ucraini che gli consentiranno di proclamarsi vincitore. E per arrivarci, è disposto ad alzare il livello delle minacce all’inverosimile, sfruttando la debolezza europa in particolare a voler sostenere politiche guerrafondaie e militareggianti. La finestra che si intravede per questa strategia è di breve durata. Trump sta per insediarsi alla Casa Bianca. Il fronte ucraino Volodymir Zelensky ha parlato alla Fox News, con una lunga intervista. Questo è il primo dato da sottolineare. Il suo interlocutore privilegiato è Donald Trump, l’unico che può determinare il suo destino e quello dell’Ucraina. “Non possiamo perdere decine di migliaia di persone per la Crimea, la penisola potrebbe essere recuperata attraverso la diplomazia”. Il senso delle sue ultime parole non sono tanto nel quantum territoriale quanto nella disposizione al negoziato. Il presidente ucraino non ha nolte altre strade, l’inverno in arrivo consentirà alle sue truppe di resistere più facilmente e mantenere le posizioni ma la strada è segnata. Kiev, soprattutto senza l’aiuto americano, non può fare molto. Anche l’idea di entrare nell’area russa del Rostov sul Don era strategica: poterla poi scambiare con territori più sensibili dell’est dell’Ucraina in un possibile tavolo della pace. Ma è una presenza molto precaria. Ora, l’ultima arma: quella dei missili a lunga gittata, americani e britannici. Zelensky la usa, con la spregiudicatezza consegnata dalla disperazione dello status quo. Ma anche qui, il tempo non gioca dalla sua parte. Ciò a cui punta è una garanzia, o meglio: la garanzia. Si chiami ingresso nella Nato o nell’Unione Europea o con un altro nome ancora. Ma l’importante per il governo di Kiev è non dover tornare nuovamente, dopo il 2014 e il 2022, per citare solo gli ultimi episodi, sotto attacco.