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Pentagono conferma l'attacco Houthi, 'ma non alla portaerei Lincoln'

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I ribelli Houthi dello Yemen hanno colpito due cacciatorpediniere statunitensi con droni e missili mentre attraversavano lo stretto di Bab al-Mandab, ma le navi da guerra hanno respinto gli attacchi. Le navi "sono state attaccate da almeno otto sistemi aerei d'attacco unidirezionali senza equipaggio, cinque missili balistici antinave e tre missili da crociera antinave, respinti con successo", ha dichiarato il ​​portavoce del Pentagono, il maggiore generale Pat Ryder. Pentangono: "Ci saranno conseguenze"

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Gli Houthi tornano a minacciare la navigazione al largo della Penisola arabica nella loro campagna lanciata un anno fa "in solidarietà con i palestinesi di Gaza". Il portavoce del gruppo yemenita filo-iraniano, Yahya Saree, ha annunciato che sono state prese di mira navi americane in due diverse operazioni: la portaerei Uss Lincoln nel Mar Arabico e due cacciatorpedinieri Usa nel Mar Rosso. Il Pentagono ha confermato un attacco alle proprie navi da guerra con droni e missili, ma ha smentito che nel mirino ci fosse la Lincoln. I due cacciatorpedinieri statunitensi, ha riferito il portavoce Pat Ryder, sono invece stati attaccati mentre transitavano nello stretto di Bab al-Mandab, tra il Mar Rosso e il Golfo di Aden, "da almeno otto sistemi aerei senza equipaggio di attacco unidirezionale, cinque missili balistici antinave e tre missili da crociera antinave, che sono stati ingaggiati e sconfitti con successo". "Le navi non sono state danneggiate e nessun militare è rimasto ferito", ha concluso il Pentagono. 

La Lincoln intervenuta solo a difesa

La Lincoln sarebbe invece intervenuta solo a difesa delle due navi attaccate: nel pomeriggio il Comando Centrale americano aveva infatti riferito che i jet della portaerei avevano "supportato le operazioni contro gli Houthi sostenuti dall'Iran" nella sua area di responsabilità. La notizia si è diffusa mentre il presidente israeliano Isaac Herzog è in visita a Washington, da dove ha lanciato un nuovo monito contro Teheran e i suoi alleati. "L'Iran è l'impero del male. Il motore dell'antisemitismo", ha detto al fianco di Joe Biden, che ha dal canto suo rinnovato "l'impegno incrollabile per la difesa di Israele". E se Herzog ha definito "un sionista" il presidente uscente, guarda già al prossimo inquilino della Casa Bianca, che ha descritto come "un campione di pace e cooperazione" con Israele. Da Donald Trump infatti il capo dello Stato ebraico auspica lo stesso - se non maggiore - sostegno ottenuto dagli Usa finora, tanto da aver già affrontato con lui la questione più urgente, quella del "rilascio degli ostaggi" ancora in mano a Hamas. Al popolo iraniano si è rivolto Benyamin Netanyahu, con un secondo video messaggio in pochi mesi con l'obiettivo di screditare la Guida suprema e fomentare le ambizioni dei cittadini: Ali Khamenei teme molto di più la gente del suo Paese di quanto tema Israele, e nel frattempo spreca i miliardi dei cittadini in attacchi militari, è stato il suo messaggio agli iraniani. Il premier li ha quindi invitati a "non perdere la speranza", a essere consapevoli che "Israele e altri Paesi liberi sono pronti a stare dallo loro parte". Il viaggio di Herzog coincide con quello del più stretto collaboratore di Netanyahu, Ron Dermer, volato anche lui negli Stati Uniti per discutere della tregua, anche temporanea, con Hezbollah in Libano

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