L'artista è deceduto l'11 novembre nella sua casa di Londra. Un linguaggio espressionista e una tecnica di pittura ottenuta raschiando ripetutamente la vernice dalla tela per poi dipingerci nuovamente sopra. “Abbiamo perso un caro amico e un artista straordinario ma ci conforta sapere che la sua voce risuonerà per le generazioni a venire", ha detto Geoffrey Parton, direttore della galleria Frankie Rossi Art Projects che lo rappresentava
Frank Auerbach si è spento l’11 novembre all'età di 93 anni nella sua casa di Londra. L'artista tedesco naturalizzato inglese è stato uno dei più importanti pittori figurativi del dopoguerra. "Frank Auerbach è stato uno dei più grandi pittori della nostra epoca”, ha dichiarato al quotidiano londinese The Guardian Geoffrey Parton, direttore della galleria Frankie Rossi Art Projects che lo rappresentava. “Abbiamo perso un caro amico e un artista straordinario - ha aggiunto - ma ci conforta sapere che la sua voce risuonerà per le generazioni a venire".
Vita e carriera
Scampato all'Olocausto, nel quale invece morirono i suoi genitori nel campo di Auschwitz, ebbe una carriera lunga decenni. L'artista era noto per i suoi ritratti e per le scene di strada di Camden, a nord di Londra, dove ha tenuto lo stesso studio per 50 anni. Unica e originale la sua tecnica di pittura, ottenuta raschiando ripetutamente la vernice dalle versioni di cui non era soddisfatto e ricominciando da capo, fino a quando l'opera finita poteva essere così carica di vernice da rischiare di staccarsi dalla tela. Lo stesso Auerbach una volta ha stimato che il 95% della sua pittura finiva nel cestino. "Cerco di trovare un nuovo modo di esprimere qualcosa", aveva spiegato il pittore in un'intervista al Guardian. "Così provo tutti gli altri modi finché non mi sorprendo con qualcosa che non avevo considerato in precedenza".
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L’approccio all’arte
Il linguaggio artistico dal timbro espressionista, segnato da un deciso approccio materico-gestuale e dalla scelta di soggetti a lui familiari (principalmente paesaggi urbani e ritratti), è una costante di tutta la sua carriera. Nelle sue opere utilizzava spessi impasti di colore applicati con le mani o con larghe spatole allo scopo di ottenere un effetto tridimensionale. Di rilievo anche le incisioni e i disegni, in gesso o a carboncino, dal tratto rapido e sommario, che spesso preludono all'opera pittorica. Ha rappresentato la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia del 1986, ottenendo con Sigmar Polke il Leone d'oro quale migliore artista.