Israele, Gallant licenziato da Netanyahu: “Niente espiazione per abbandono ostaggi"

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"Un'oscurità morale" ha travolto il Paese, secondo l'ex ministro della Difesa, che ha parlato in conferenza stampa trattenendo le lacrime. Sarà sostituito da Israel Katz. Proteste e scontri tra polizia e manifestanti davanti alla casa del premier Netanyahu e in alcune città del nord hanno fatto seguito all'annuncio del licenziamento

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"Il nostro impegno morale ed etico è il ritorno dei nostri figli e figlie rapiti da Hamas. Non c'è e non ci sarà alcuna espiazione per l'abbandono degli ostaggi". Lo ha dichiarato Yoav Gallant ai giornalisti, dopo aver ricevuto l'annuncio del licenziamento da ministro della Difesa dal premier Benyamin Netanyahu. Visibilmente commosso, Gallant ha detto che "un’oscurità morale" ha travolto Israele. Nel frattempo in diverse città del nord sono scoppiate proteste dopo l'annuncio del licenziamento. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha detto che "l'ultima cosa di cui lo Stato di Israele ha bisogno in questo momento è uno sconvolgimento e una rottura nel mezzo della guerra. La sicurezza dello Stato di Israele deve essere al di sopra di ogni considerazione".

 

Il successore

Netanyahu, che non è mai stato menzionato nel discorso dell'ex ministro, ha scelto come sostituto Israel Katz. "Lavoreremo insieme per portare la vittoria alle forze di sicurezza e per raggiungere gli obiettivi della guerra - ha dichiarato il nuovo ministro della Difesa - il ritorno di tutti gli ostaggi come missione di valore più importante, la distruzione di Hamas a Gaza, la sconfitta di Hezbollah in Libano, il contenimento dell'aggressione iraniana e il ritorno dei residenti del nord e del sud alle loro case in sicurezza".

Il licenziamento

 "Sono stato licenziato per tre motivi – ha affermato Gallant - Israele deve accettare un accordo per la liberazione degli ostaggi anche lasciando Hamas a Gaza; l'aver chiesto che tutti debbano prestare servizio nell'Idf e difendere Israele (compresi gli ortodossi); l'aver chiesto un'indagine governativa sul 7 ottobre". L’ex ministro della Difesa ha voluto ribadire che "è possibile restituire gli ostaggi” ma "ciò implica dei compromessi. Lo stato di Israele può fare quei compromessi".

Le proteste cittadine

Sono esplose le proteste dopo della decisione di Netanyahu, cui hanno fatto seguito scontri tra polizia e manifestanti fuori dalla residenza del primo ministro israeliano. Per la prima volta da più di un mese i cittadini delle città del nord di Israele hanno aggirato le linee guida dell’Home Front Command, che proibiscono assembramenti di più di mille persone a causa del fuoco proveniente dal Libano. Anche la città di Haifa è tra i luoghi interessati dai tafferugli, compresi i suoi sobborghi e le città di Nahariya, Carmiel e Rosh Pina.

La reazione Usa

Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. Dalla Casa Bianca è arrivato un elogio all’operato di Gallant da parte di un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, che ha detto che l’amministrazione Usa continuerà a collaborare con il suo successore. Il funzionario ha evitato di criticare direttamente la decisione del primo ministro israeliano: "Il ministro Gallant è stato un collaboratore importante in tutte le questioni relative alla difesa di Israele. Come stretti partner, continueremo a lavorare in collaborazione con il prossimo ministro della difesa di Israele", ha detto al Times of Israel.

Le parole di Crosetto: "Dispiaciuto e preoccupato"

Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha espresso perplessità sul licenziamento: ''Sono dispiaciuto, triste e preoccupato per la scelta di sostituire il Ministro Gallant alla guida del Ministero della Difesa israeliano. La sua serietà, la sua onestà intellettuale e la sua disponibilità anche a confronti duri ma sempre rispettosi mancheranno a me ma ancor di più ad Israele'', ha scritto in un post su X. ''La sua visione del futuro ed il suo reale impegno per creare le condizioni della fine del conflitto e della liberazione degli ostaggi rappresentavano per me una speranza e mi spingevano ad impegnarmi per aiutarlo perché ciò avvenisse”. “Da oggi sarà più difficile anche alimentare la speranza – ha concluso - Almeno per me''.

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