Elezioni in Giappone, exit poll: il partito di governo perde maggioranza

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Il nuovo primo ministro Shigeru Ishiba e il suo colosso Liberal Democratic Party hanno subito una pesante battuta d'arresto. Come anticipato dai sondaggi d'opinione, in base ai primi exit poll, su 465 seggi contesi nelle elezioni parlamentari, l'Ldp non riuscirà a confermare i 256 seggi che deteneva prima dello scioglimento delle Camere

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Giornata di elezioni in Giappone dove, per la prima volta dal 2012, i Liberal-democratici (Ldp) a capo della coalizione di governo perdono la maggioranza alla Camera Bassa. Una pesante battuta d'arresto per il neoeletto premier Shigeru Ishiba, leader da appena un mese del partito conservatore che ha governato quasi ininterrottamente il Paese del Sol Levante dal Dopoguerra ad oggi. A pochi minuti dalla chiusura delle urne, in base ai primi exit poll, su 465 seggi contesi nelle elezioni parlamentari, l'Ldp non riuscirà a confermare i 256 seggi che deteneva prima dello scioglimento delle Camere. La previsione è che Ldp e il suo piccolo partner di coalizione Komeito otterranno tra 174 e 254 seggi. Già i sondaggi d'opinione suggerivano che il conservatore Ldp e il suo piccolo partner di coalizione non avrebbero raggiunto la maggioranza.

Gli scandali dell’Ldp e il crollo di popolarità

Il Partito di governo si trova al potere dal dopoguerra ma negli ultimi anni è stato colpito da scandali che ne hanno minato la forza e la credibilità. Queste elezioni anticipate sono infatti state indette dal neo premier Ishida che pochi giorni dopo il suo insediamento ha sciolto le camere. Ishiba e il suo Ldp devono quindi fare i conti con i contraccolpi di uno scandalo sui fondi neri, costato caro al suo predecessore Fumio Kishida che allontanò i ministri coinvolti, sciolse le fazioni influenti e si dimise nel tentativo di riconquistare la fiducia del pubblico. Sebbene la popolarità dell'Ldp abbia toccato un minimo del 25,5% a giugno - il più basso da quando ha ripreso il potere nel 2012 - rimane il partito più popolare in un panorama politico frammentato, con il sostegno del 35,1% degli intervistati in un sondaggio di metà ottobre dell'emittente pubblica NHK. Il suo partner di coalizione di lunga data è il Komeito, un partito sostenuto da un grande gruppo laico buddista che ha spesso dato un sostegno cruciale alla campagna elettorale dei liberali. Intanto il principale partito di opposizione, il Partito Democratico Costituzionale del Giappone (Cdpj), si sta facendo strada. Il sondaggio Asahi ha stimato che il Cdpj potrebbe ottenere fino a 140 seggi alle elezioni, rispetto ai 98 precedenti. 

Il programma di Ishida

Economia, tensioni con Cina, Corea del Nord e Russia, inflazione e aree rurali. Queste sono le tematiche al centro del dibattito politico in Giappone con il premier Ishida che si è impegnato a "garantire che l'economia giapponese esca dalla deflazione" e vuole aumentare i redditi attraverso un nuovo pacchetto di stimoli e il sostegno alle famiglie a basso reddito. L’inflazione è infatti una delle più grandi preoccupazioni dei giapponesi che hanno visto colpiti i prezzi di cibo e beni di quotidiana necessità, al punto da indurre il governo a elaborare un nuovo pacchetto economico per attutire il colpo alle famiglie dall'aumento del costo della vita. Sul fronte diplomatico, invece, Ishiba ha chiesto di rivedere il trattato di sicurezza tra Giappone e Stati Uniti affinché meglio rifletta la sovranità di Tokyo. La creazione di un'alleanza militare regionale sulla falsariga della Nato, secondo il premier giapponese, anche se ovviamente non raggiungibile “dall’oggi al domani”, servirebbe a contrastare la Cina.

Il programma dell’opposizione

L'opposizione del Cdpj, dal canto suo, ha annunciato piani per aumentare la spesa sociale, compresa l'istruzione universitaria gratuita. Un altro tema spinoso su cui i partiti di opposizione sperano di ottenere il sostegno dei liberali è se consentire alle donne di mantenere i loro cognomi da nubili dopo il matrimonio. Il ministero della Giustizia afferma che, a sua conoscenza, il Giappone è l'unica nazione che richiede alle coppie sposate di scegliere uno dei loro cognomi, quasi sempre quello del marito. Il conservatore Ldp, più cauto, cita "i valori tradizionali della famiglia".

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