Elezioni Usa 2024, dall'aborto ai migranti: i programmi di Harris e Trump a confronto

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Introduzione

Meno di due settimane e gli Stati Uniti torneranno alle urne: martedì 5 novembre gli elettori dovranno scegliere se votare per l’attuale vicepresidente Kamala Harris, e quindi proseguire nel solco di quanto fatto da Joe Biden, oppure se riportare l’ex presidente Donald Trump alla Casa Bianca, con una netta cesura rispetto al quadro attuale. I toni tra i due sfidanti sono sempre stati accesi, con i media – soprattutto internazionali – quasi più attenti alle stoccate dell’uno contro l’altro che ai rispettivi programmi elettorali. Dai migranti all’aborto, quanto sono diversi e in cosa invece convergono?

Quello che devi sapere

La guerra in Ucraina

  • Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina (24 febbraio 2022), gli Stati Uniti sono sempre stati in prima linea per l’invio di aiuti militari ed economici a Kiev. Si parla di un valore di circa 175 miliardi di dollari. In campagna elettorale si sono delineate essenzialmente due posizioni: c’è chi, come la maggior parte dei dem guidati da Harris, continuerebbe sulla scia intrapresa da Biden fino alla fine della guerra e chi, come i repubblicani, sta mostrando più malcontento per il continuo invio di aiuti. Donald Trump ha più volte detto come sarebbe capace di risolvere “in non più di un giorno” il conflitto, perché “conosce” i leader di entrambi i Paesi in guerra, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Cosa significa? Secondo alcuni analisti, Trump spingerebbe per convincere Kiev a rinunciare ai territori caduti sotto il dominio russo, circostanza che l’Ucraina continua categoricamente a rifiutare. Harris ha invece detto che se il tycoon fosse stato al potere in questi anni, Putin avrebbe già “vinto”.

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La guerra in Ucraina

La guerra in Medioriente

  • Cruciale è poi la guerra in Medioriente, che va avanti dal 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco di Hamas a Israele. Da lì in poi l’esercito israeliano ha iniziato ad assediare e bombardare la Striscia di Gaza (e poi anche una parte del Libano, per eradicare il gruppo militare Hezbollah), devastando il suo territorio e uccidendo non solo i vertici di Hamas ma decine di migliaia di civili, bambini inclusi. Entrambi i candidati continuerebbero a supportare Israele militarmente, sottolineando il suo “diritto a difendersi” da Hamas. L’alto numero di vittime tra la popolazione ha però creato sempre più malcontento tra i cittadini, con gli elettori dem che criticano Harris per una blanda presa di posizione contro i bombardamenti a tappeto di Israele. È vero che ha parlato di una “catastrofe umanitaria” imputandola a Israele, ma continuare a fornirgli armi, dicono le voci critiche, non fa nulla per cambiare la situazione. Harris si è detta a favore della soluzione “due popoli, due Stati”, la più evocata dai leader mondiali, nel lungo termine. Prima è necessario però “liberare gli ostaggi israeliani” ancora in mano ad Hamas e arrivare a un cessate il fuoco sulla Striscia. Dall’altra parte, Trump – come con la guerra in Ucraina – ha assicurato che se fosse stato presidente al posto di Joe Biden la guerra non sarebbe mai nemmeno iniziata. Alla Republican Jewish Coalition dello scorso settembre, ha poi detto che se vincesse Harris “Israele non esisterebbe più”. In altre occasioni anche il tycoon ha evidenziato che la morte di civili “deve smettere”, aggiungendo però che il premier israeliano Benjamin Netanyahu “sa cosa sta facendo”. Per tutti e due il dossier è molto delicato: sono entrambi in cerca dei voti sia degli ebrei che dei musulmani americani 

Il cambiamento climatico

  • Siderale la distanza tra Trump e Harris sul cambiamento climatico, che secondo il tycoon “non esiste”. La vicepresidente è criticata per aver allentato la sua contrarietà alle pratiche di estrazione di risorse naturali conosciute come fracking, invise ai movimenti ambientalisti per il loro impatto sugli ecosistemi. Al di là di questo, Harris punta a promuovere lo sviluppo di risorse sostenibili, mentre questo non compare nei piani di Trump (che da presidente aveva eliminato varie restrizioni all’utilizzo di risorse inquinanti). Il tycoon è contrario anche alle auto elettriche e ha promesso di potenziare le trivellazioni nella zona dell’Artico

L’aborto

  • Passando alle questioni di politica interna, decisivo è il capitolo sull’aborto. Harris ha spinto molto sulla libertà di autodeterminazione delle donne, organizzando anche eventi per promuoverne i diritti riproduttivi. Non è del tutto chiara la posizione di Trump. Innanzitutto va ricordato come, durante la sua presidenza, furono proprio tre giudici scelti da lui per entrare nella Corte Suprema i più favorevoli a revocare il diritto all’aborto a livello federale. C’è però da dire che nelle ultime settimane Trump ha detto che le norme sul tema sono “troppo dure” e andrebbero “rifatte”. Anche qui, la posta in gioco è il voto di molte elettrici

L’aborto

I migranti

  • Fin dal momento in cui Harris è subentrata a Biden come candidata democratica, Trump ha subito iniziato ad attaccarla su un tema nello specifico: l’immigrazione. Lo ha fatto perché il dossier migranti, uno dei più complicati e anche uno dei più decisivi per l’esito del voto, negli ultimi 4 anni è stato affidato proprio alla vicepresidente. La sua posizione è sfaccettata: da un lato c’è sicuramente un approccio più morbido rispetto a quello di Trump, dall’altro si è man mano fatta più severa, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza alle frontiere. In sintesi, per Harris il centro della questione sarebbe affrontare le problematiche alla radice delle grandi migrazioni verso gli Usa, migliorando le condizioni di Paesi come Messico, Honduras, Guatemala, El Salvador e così via. È sicuramente più attenta al rispetto delle norme internazionali in tema di diritti umani rispetto a Trump, che ha promesso di costruire più muri alle frontiere e di deportare almeno un milione di immigrati irregolari se eletto presidente. Non solo: uno dei passaggi più ricordati del dibattito televisivo tra il tycoon e Harris dello scorso settembre è quello in cui Trump ha accusato “i migranti irregolari” di “mangiare i cani e i gatti” dei residenti di Springfield, in Ohio. Va detto che non esiste alcuna prova a sostegno delle sue dichiarazioni

Il sistema sanitario

  • Anche sulla sanità Harris, essendo già una figura chiave dell’attuale amministrazione, non sconvolgerebbe le carte in tavola. Tenendo conto che il sistema Usa è privato, e quindi costosissimo per i cittadini, sia lei che Trump in campagna elettorale hanno promesso di rendere il tutto più accessibile. Un punto su cui concordano è ad esempio l’abbassamento del costo dei medicinali. Terreno di battaglia tra i due è l’Affordable Care Act, il cosiddetto Obamacare, che si è mosso nel senso di ampliare i casi di assicurazione sanitaria, in particolare per i redditi bassi e per chi non ha un’assicurazione tramite contratto di lavoro. La legge è stata però molto criticata per via dei costi elevati. Harris ha annunciato che vorrebbe potenziarlo, Trump che vorrebbe modificarlo “in meglio”

Il sistema sanitario

Il possesso di armi

  • Trump ha accusato Harris di voler privare i cittadini del diritto di difendersi da eventuali aggressioni eliminando la possibilità di possedere e utilizzare un’arma da fuoco. La candidata dem ha smentito: anche lei, ha detto in un’intervista con Oprah Winfrey, ha una pistola a casa e non esiterebbe ad usarla in caso di necessità. La differenza tra la sua visione e quella di Trump è che Harris vorrebbe spingere per aumentare i controlli che danno il via libera all’acquisto di un’arma ed eventualmente mettere al bando i modelli più letali, le armi da assalto. Il leader dei repubblicani è più propenso a una libertà assoluta

Tasse e inflazione

  • Complicata la partita sul fronte economico. Sia Harris che Trump assicurano di voler abbassare l’inflazione e di rendere più accessibili le spese necessarie per i cittadini. Harris punta soprattutto alla riduzione dei costi per le abitazioni e dei beni di prima necessità, a partire dagli alimenti. Come recuperare risorse? In campagna si è menzionato, senza entrare nei dettagli, un aumento delle imposte per chi arriva a 400mila dollari all’anno e una tassa (che potrebbe arrivare fino al 28%) sulle plusvalenze societarie. Specularmente sono stati citati anche tagli alle tasse per le famiglie. Trump punterebbe invece all’introduzione di nuovi dazi sul commercio estero, senza alcun aumento della tassazione.

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