Elezioni Uruguay, si vota per il presidente, il Parlamento e due referendum: lo scenario
MondoDomenica 27 ottobre 2,8 milioni di cittadini sono chiamati alle urne per scegliere il nuovo capo dello Stato e rinnovare la Camera dei Rappresentanti e la Camera dei Senatori. I candidati per la presidenza sono 11, ma solo tre superano il 10% nelle intenzioni di voto: Yamandú Orsi (Frente Amplio), Álvaro Delgado (Partido Nacional) e Andrés Ojeda (Partido Colorado). Gli elettori possono anche esprimersi riguardo due quesiti referendari: uno sulle pensioni, molto discusso e divisivo, e uno sul tema della sicurezza
Sono 2,8 milioni i cittadini chiamati alle urne domenica 27 ottobre in Uruguay per eleggere il nuovo presidente e i membri delle Camere del Parlamento e per esprimersi su due referendum. In tutto sono 11 i candidati che corrono per prendere il posto dell’uscente Luis Lacalle Pou, ma secondo i sondaggi la sfida sarà principalmente fra Yamandú Orsi, della coalizione di centrosinistra Frente Amplio, e Álvaro Delgado del Partido Nacional. Se nessun candidato dovesse ottenere più del 50% dei voti, i primi due per numero di preferenze andrebbero al ballottaggio, fissato per il 24 novembre. Il voto in Uruguay è obbligatorio, ma i cittadini che vivono fuori dal Paese non possono partecipare.
I candidati alla presidenza
Degli 11 candidati alla presidenza solo tre, secondo le ultime rilevazioni, superano il 10% nelle intenzioni di voto. Yamandú Orsi è il volto della coalizione di opposizione ed è membro dal partito Movimiento de Participación Popular, guidato dall'ex presidente José Mujica: ex insegnante di liceo 57enne, Orsi è stato sindaco di Canelones - il centro più popoloso dopo la capitale Montevideo - per due mandati dal 2015 al 2024. Nel programma elettorale di Orsi ci sono, fra le altre cose, aumenti degli aiuti per famiglie e lavoratori a basso reddito e una preferenza per il mantenimento degli accordi di libero scambio fra i partner del Mercosur.
Álvaro Delgado del Partido Nacional è l’ex capo dello staff del presidente uscente Luis Lacalle Pou, escluso dalla corsa perché la Costituzione uruguaiana non prevede la rielezione per un secondo mandato consecutivo. Secondo gli esperti Delgado, in caso di vittoria, porterà avanti l’agenda del suo predecessore, incentrata sulla riduzione della burocrazia in un’ottica di miglioramento della competitività economica. Al centro della sua campagna elettorale anche il contrasto all’alto tasso di povertà infantile del Paese.
Dovrebbe superare il 10% anche il 40enne Andrés Ojeda, candidato che nei sondaggi ha fatto progressivamente crescere il Partido Colorado, uno dei più antichi del Paese. Conservatore, avvocato e commentatore televisivo, si presenta come il volto di una nuova generazione di leader e ha incentrato la sua campagna elettorale su temi come la salute mentale e l’ambiente.
Gli altri candidati
Per la presidenza dell’Uruguay corrono anche Guido Manini Ríos (Cabildo Abierto), César Vega (Partido Ecologista Radical Intransigente), Pablo Mieres (Partido Independiente), Gonzalo Martínez (Asamblea Popular UP-FT), Gustavo Salle (Identidad Soberana), Eduardo Lust (Partido Constitucional Ambientalista), Guillermo Franchi (Por los Cambios Necesarios) e Martín Pérez Banchero (Partido Avanzar Republicano).
leggi anche
Pablo Casacuberta: “Vi spiego perché l'Uruguay è modello per l'Europa"
Il voto per il Parlamento
Per quanto riguarda il Parlamento, i cittadini votano per eleggere 99 membri della Camera dei Rappresentanti e 30 della Camera dei Senatori: i seggi sono assegnati in base alla percentuale di voti che ogni partito riceve a livello nazionale. Secondo un sondaggio Factum, il Frente Amplio di Orsi potrebbe arrivare a vincere la metà dei seggi disponibili. Nella coalizione di destra invece il Partido Nacional manterrebbe da solo il 30% dei posti, seguito dal Partido Colorado con il 16%.
I referendum
Al contrario del voto per le presidenziali e le parlamentari, quello per i referendum non è obbligatorio: gli elettori ai seggi dovranno prendere di propria spontanea volontà le schede relativi ai quesiti. Il più divisivo - e con meno probabilità di essere approvato - è il referendum sulle pensioni che propone di riportare l’età minima in cui lasciare il lavoro da 65 a 60 anni, di legare le pensioni al salario minimo e di eliminare i gestori di fondi pensione privati. A parte alcune frange del Frente Amplio, quasi tutti i leader politici si sono detti contrari a questo quesito sostenendo che le modifiche proposte non sono fiscalmente sostenibili a causa dell’invecchiamento della popolazione.
Il secondo referendum riguarda il tema della sicurezza, e sembra che abbia più chance di essere approvato. Per quasi un terzo della popolazione la sicurezza è il principale problema dell’Uruguay, diventato negli ultimi anni un punto di transito del traffico di droga e il cui tasso di omicidi nel 2023 è stato di 11,2 ogni 100mila abitanti contro i 4,5 del Cile e i 6,2 del Paraguay. Il quesito referendario chiede ai cittadini se vogliono che sia revocato il divieto costituzionale di incursioni notturne nelle abitazioni da parte della polizia.