Secondo la famiglia, la giovane soffriva di stress post traumatico a causa dei fatti del 7 ottobre, quando Hamas fece irruzione del luogo del festival musicale di Nova uccidendo più di 360 persone. Ma lo Stato, denuncia il fratello, non le ha fornito il supporto psicologico di cui aveva bisogno: "Uccisa due volte"
Era una sopravvissuta, Shirel Golan. Era riuscita a scappare al massacro del 7 ottobre 2023 al festival musicale Nova, in Israele, ma da quel giorno niente era stato più come prima. Ieri, nel giorno del suo 22esimo compleanno, ha deciso di togliersi la vita. Doveva trascorrere la giornata con i genitori e visitare il Muro del Pianto a Gerusalemme, ma all’ultimo ha deciso di restare a casa. Nel pomeriggio di domenica il suo corpo è stato trovato nell'appartamento dove viveva a Porat, nel centro di Israele. Secondo la sua famiglia, riporta The Jerusalem Post, Shirel Golan soffriva di stress post traumatico a causa dei fatti del 7 ottobre, quando Hamas fece irruzione nel luogo del festival musicale uccidendo più di 360 persone.
L'assistenza mancata, il fratello: "Uccisa dallo Stato"
La sua famiglia aveva raccontato ai media di non aver ricevuto un'assistenza adeguata dalle autorità statali per fornirle il sostegno necessario per affrontare quanto successo. "Lo Stato di Israele ha ucciso mia sorella due volte. Una volta in ottobre, mentalmente, e una seconda volta oggi, fisicamente", ha detto il ragazzo al Canale 12. "Mia madre è dovuta andare in pensione anticipata per starle vicino", ha raccontato, spiegando di non averla mai lasciata sola. Il giovane ha raccontato che la sorella soffriva di depressione e stress post traumatico, ed era stata ricoverata per due volte in un ospedale psichiatrico, ma non era stata riconosciuta come affetta da PTSD (disturbo da stress post traumatico). Shirel, ha raccontato sempre il fratello, era stata stata salvata da un agente di polizia che l'aveva portata a Kfar Maimon dopo che il primo veicolo su cui si trovava era diventato una "macchina della morte", nella quale sono state uccise 11 persone. Un trauma diventato insostenibile.
Il caso di Shirel non è isolato
"Se lo Stato non si sveglia, ci saranno più casi come questo", ha continuato il fratello, invitando le autorità a tenere alta l'attenzione sul tema e a occuparsi del trattamento dei sopravvissuti al trauma per prevenire tragedie simili a quelle della sorella. Quello di Shirel non è stato il primo caso di suicidio tra i sopravvissuti del 7 ottobre, dove decine di ragazzi sono stati presi in ostaggio e hanno dovuto subire ripetuti torture e violenze sessuali. Ad aprile, nel corso di una riunione in una commissione parlamentare alla Knesset, un sopravvissuto aveva parlato di quasi 50 suicidi, numero non confermato e smentito dal Ministero della Salute israeliano, che però non ha fornito dati alternativi a riguardo.