Introduzione
La forza di pace Onu Unifil, di cui fanno parte oltre 1.000 soldati italiani, ha fatto sapere che non lascerà le posizioni che tiene nel sud del Libano, malgrado la richiesta da parte di Israele di "ricollocarsi".
Dall’Unifil, cioè United Nations Interim Force In Lebanon, istituita alla fine degli anni ‘70, a Mibil, Missione militare bilaterale italiana in Libano, nell’ambito dell’International support group for Lebanon (Isg). Ma anche la Mfo, la Multinational Force & Observers e il programma di addestramento della polizia palestinese: l'Italia è presente in Medio Oriente con diversi militari impegnati in più progetti, da molti anni
Quello che devi sapere
Unifil
- In questi giorni si parla spesso della missione Unifil: l’acronimo sta per United Nations Interim Force In Lebanon. Nonostante la nomenclatura, che parla di provvisorietà, questo progetto dura dal 1978. È stato creato con una risoluzione Onu che puntava a un ‘cuscinetto’ nella cosiddetta Blue Line, tra Libano del Sud, Israele e un pezzetto di Siria
Per approfondire:
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Unifil: “Restiamo in tutte le nostre posizioni” in Libano
- La forza di pace Onu Unifil, di cui fanno parte oltre 1.000 soldati italiani, il 5 ottobre ha fatto sapere ufficialmente che non lascerà le posizioni che tiene nel sud del Libano, malgrado la richiesta da parte di Israele di "ricollocarsi". "Il 30 settembre l'Idf ha notificato all'Unifil la sua intenzione di condurre incursioni limitate in Libano. E hanno chiesto a noi di ricollocarci, spostandoci da alcune delle nostre posizioni", ha detto il 4 ottobre, citato dall'Ap, il capo delle operazioni di pace delle Nazioni Unite Jean-Pierre Lacroix. Il giorno dopo è arrivato il comunicato della missione Onu: “I peacekeeper restano in tutte le loro posizioni e la bandiera delle Nazioni Unite continua a sventolare. Stiamo riaggiustando le nostre posizioni e attività, abbiamo i nostri piani di emergenza e siamo pronti ad attivarli se si rendesse assolutamente necessario. Noi continuiamo a sollecitare il Libano e Israele a impegnarsi di nuovo per la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, con le azioni e non a parole, come unica soluzione in grado di riportare nella regione pace e stabilità". La Risoluzione 1701 alla quale l'Unifil fa riferimento è quella approvata dal CdS Onu nel 2006, dopo la fine della guerra di allora fra Israele e Libano, e stabilisce che solo l'esercito regolare libanese e la forza di pace dell'Onu devono essere schierati nel sud del Libano
L’Italia partecipa dal 1979
- La partecipazione italiana alla missione Unifil è iniziata nel luglio 1979: i compiti principali erano ricognizione, ricerca e soccorso, trasporto sanitario e collegamento. Dopo la nuova invasione israeliana del Libano, nel giugno 1982, che giunse quasi fino a Beirut, le attività di Unifil sono rimaste relegate dietro le linee israeliane, limitandosi a fornire protezione e assistenza umanitaria alla popolazione locale, come si legge in una scheda informativa della Camera dei Deputati. Nei 15 anni successivi le ostilità sono proseguite: il mandato della missione è rimasto invariato, attraverso i rinnovi semestrali decisi dal Consiglio di sicurezza Onu. Unifil ha continuato a svolgere, anche se parzialmente, il proprio compito, adoperandosi per limitare il conflitto e per proteggere la popolazione dell'area
Dal 2000
- A seguito del ritiro totale delle truppe israeliane, avvenuto tra maggio e giugno del 2000, Unifil è stata attiva soprattutto nella fase di transizione, per il pattugliamento (insieme alle forze armate libanesi) e lo sminamento dell'area liberata, per la definizione della linea di confine (linea blu) e per l'assistenza ai libanesi che avevano fatto parte delle milizie filoisraeliane. A partire dal 2000 la missione ha operato avvalendosi anche dell'assistenza degli osservatori militari della missione Untso (United Nations Truce Supervision Organization), istituita nel maggio 1948 per assistere il Mediatore delle Nazioni Unite e la Commissione per la tregua nella supervisione della tregua in Palestina
La Brigata Sassari
- Dal 2 agosto 2024, l'Italia in questa missione è rappresentata dalla Brigata Sassari, guidata dal generale Stefano Messina. Si tratta di 1.256 militari italiani su circa 10mila caschi blu da 40 paesi, con il nostro che è il contingente più numeroso dopo l’Indonesia. Ma la nostra presenza nell’area è più ampia
Addestramento della polizia palestinese
- C’è poi la missione multi-nazionale di addestramento della polizia palestinese, uno sforzo a trazione europea ma con il sostegno di Stati Uniti, Israele e Autorità palestinese. Ha la sua base a Gerico, in Cisgiordania, una delle città più antiche del mondo. Un anno fa, all’indomani degli attentati del 7 ottobre, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ritirato il contingente di 22 carabinieri che era impegnato nella missione. Ora, il generale Michael Fenzel, coordinatore per la sicurezza dell’ambasciata americana in Israele, vorrebbe rivitalizzare questa forza tanto da aver chiesto 200 carabinieri all'Italia, come confermato in audizione dal ministro Crosetto. Nel frattempo, a quanto risulta all'agenzia di stampa Adnkronos, a Gerusalemme sono arrivati degli ufficiali dell’Arma che stanno discutendo la possibilità di un comando italiano anche di questa missione, cosa che aumenterebbe ancora di più il nostro 'standing' nella regione. Israeliani e palestinesi, sempre a quanto risulta, sono favorevoli a questo progetto
Mibil - Addestramento dell’esercito regolare libanese
- L’italia è impegnata anche nella “Mibil”, Missione militare bilaterale italiana in Libano, nell’ambito dell’International support group for Lebanon (Isg), anche questo voluto dall’Onu. In particolare, le nostre forze armate si occupano di addestrare il personale dell’esercito regolare libanese (Laf). Fonti dell'Adnkronos spiegano che fino al 7 ottobre c’erano una sessantina di ufficiali e sottufficiali italiani, ora il numero è sceso a 15-20, ma sia Israele che Libano hanno chiesto al nostro governo di non interromperla: l’idea è che un giorno le milizie di Hezbollah dovranno lasciare il controllo del territorio alle forze regolari. Il Comitato Tecnico Militare, composto da 8 nazioni (Canada, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti), oltre a occuparsi dell’addestramento dell’esercito libanese, si impegna anche a sostenere la popolazione locale, “elemento chiave per favorire una rinnovata fiducia nell’operato delle Laf”, si legge sul sito del ministero della Difesa
Mfo, Multinational Force & Observers
- Altra missione storica, nata negli stessi anni di Unifil, è quella terrestre e navale istituita dopo gli accordi di Camp David del 1978, per il mantenimento della pace tra Egitto e Israele. Dislocata nel Sinai e nel Mar Rosso dal 1982, controlla la fascia di confine tra i due paesi e dal Mediterraneo a Sharm el Sheik. L’Italia partecipa con un contingente denominato anche Coastal Patrol Unit (Cpu), cui è stato affidato il compito di verificare la libertà di navigazione nello Stretto di Tiran, che unisce il Golfo di Aqaba al Mar Rosso, e le zone contigue allo stretto. Tale compito viene assicurato con tre pattugliatori costieri classe Esploratore della Marina Militare. Hanno un equipaggio di 14 effettivi, di cui 2 ufficiali e 12 sottufficiali, sottocapi e comuni. Queste navi sono state impiegate sin dalla loro entrata in servizio in questa missione e hanno preso il posto di vecchie dragamine che venivano usate come pattugliatori. I Paesi partecipanti sono in tutto 12: Australia, Canada, Colombia Isole Fiji, Francia, Nuova Zelanda, Norvegia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Uruguay, USA e Italia
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