Erano state un segno distintivo della leader democratica cinque anni fa, durante la corsa come vice del ticket democratico. Criticate per essere troppo casual all'epoca, oggi le iconiche sneakers tornano come tratto distintivo della candidata alla presidenza degli Stati Uniti
Con le Converse di nuovo ai piedi, Kamala Harris vola verso la Casa Bianca: a lungo confinate nell'armadio, le Chuck Taylor platform nere sono riapparse nei primi tour della candidata democratica dopo l'inizio della Convention di Chicago.
Le Converse
Le Converse erano state un segno distintivo di Kamala cinque anni fa, durante la corsa come vice del ticket democratico, e poi, dopo la vittoria del 2020, su una copertina di Vogue era stata criticata perché troppo casual. Anche a causa di quelle polemiche, da allora le sneaker erano state rimpiazzate, almeno nelle occasioni pubbliche, da eleganti decolleté col tacco che potrebbero essere di Manolo Blahnik, ma anche no, tanto sono anonime. Se all'epoca Vogue fece un disservizio a Harris, stavolta si sta facendo perdonare. Con la benedizione di Anna Wintour, il magazine ha messo insieme una coalizione di stilisti per produrre in tempi record capi di merchandising per il ticket Harris-Walz. Il gruppo Designers for Democracy include grandi firme come Thom Browne (che alla Convention ha vestito la potenziale prima Stepdaughter, Emma Emhoff), Tory Burch, Prabal Gurung, Vera Wang e Joseph Altuzarra, alcuni già impegnati nel 2020 per la campagna di Biden, Believe in Better. Magliette, berretti, sciarpe griffate, per lo più sotto i 50 dollari, si sono così aggiunti al merchandising venduto alla Convention che include t-shirt "verde Brat" e quelle con frasi celebri come "gattara senza figli", l'epiteto affibbiato a Harris dal numero due Gop JD Vance per non aver avuto figli.
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L'eccezione Harris
Intanto, con una sola eccezione, sul palco e in platea a Chicago ha sfilato il meglio della moda Usa: Jill Biden classicissima in Ralph Lauren, ma soprattutto Michelle Obama in un futuristico power-suit decostruito da Monse, la griffe fondata dai giovanissimi Fernando Garcia e Laura Kim quando lavoravano per Oscar de la Renta, il couturier più amato dalle First Lady. Ashley Biden in tailleur pantaloni bianco (il colore delle suffragette) di Gabriela Hearst ha introdotto il papà sul palco. Peggy Flanagan, la vice di Walz, ha parlato con pantaloni e tunica di Jamie Okuma, una stilista di origini nativo-americane come lei. L'eccezione, in un mare di capi a stelle e strisce, è stata proprio la candidata: il primo giorno della Convention la Harris ha messo un pantsuit uscito dagli atelier parigini di Chloe facendo parlare di sé non tanto per la provenienza straniera (sdoganata da Melania Trump a colpi di Dior, Valentino, Gucci, Dolce e Gabbana) quanto per il colore: marrone chiaro, forse cammello. Che poi la casa di moda guidata dalla tedesca Chemena Kamali abbia definito la stoffa "coconut brown" sembra esser stata una mera coincidenza, non l'ennesimo gioco di parole della campagna di Harris sulla frase della madre della candidata trasfigurata in un meme che impazza sulla rete: "Non so cosa c'è di sbagliato in voi giovani. Pensate di essere caduti da un albero di cocco?".