Migranti, dal 1° agosto l'apertura dei centri in Albania: come funzionano

Mondo
©Ansa

Introduzione

Saranno operativi a partire da oggi, 1° agosto, i due centri di accoglienza per i migranti in Albania. Dopo vari rinvii e ritardi nell'apertura, le due strutture potranno ora accogliere le persone che verranno soccorse dalle navi italiane nel Mediterraneo. La costruzione dei due centri, uno a Shengjin e l'altro a Gjader, rappresenta uno dei punti fondamentali dell'accordo tra Roma e Tirana, siglato il 6 novembre tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama. Ma come funzionano queste strutture? Vediamolo insieme.

Quello che devi sapere

L'accordo Italia-Albania

Siglato il 6 novembre scorso e ratificato dal Parlamento italiano il 15 febbraio, l'accordo Italia-Albania punta a "rafforzare il partenariato strategico tra Italia e Albania" e, come fatto sapere la presidente del Consiglio nei mesi scorsi, si pone sostanzialmente tre obiettivi: contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori irregolari e accogliere solo chi ha diritto alla protezione internazionale. Con il protocollo di intesa tra Roma e Tirana, i migranti messi in salvo nel Mediterraneo dalle navi italiane - come quelle di Marina e Guardia di finanza, ma non delle Ong - saranno trasferiti in Albania. Il trattato ha una valenza di 5 anni, con possibilità di proroga per altri 5  

 

Per approfondire: 

Ok all'accordo Italia-Albania sui migranti: cosa prevede

I due centri per migranti in Albania

L'accordo Italia-Albania prevede la costruzione di due strutture: un centro di identificazione dei migranti a Gjader, nell'entroterra albanese, che potrà accogliere fino a un massimo di 3mila persone e un centro più piccolo di approdo nel porto di Shengjin, dove attraccheranno le navi italiane con i profughi. Dopo aver identificato coloro che hanno diritto alla protezione internazionale e coloro che invece devono essere "respinti" nel proprio Paese, i migranti dovranno essere trasportati in Italia  

Il primo centro di Gjader

Il centro di Gjader ospiterà al suo interno altre tre strutture: un'area destinata a 880 migranti provenienti da “Paesi sicuri”, in cui effettuare le varie procedure di frontiera (diritto alla protezione o rimpatrio); un centro permanenza per il rimpatrio da 114 posti, dove saranno accolti coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale; un piccolo penitenziario per 20 persone per coloro che, all'interno della struttura, commettono reati

Il secondo centro di Shengjin

Il centro a Shengjin sarà invece destinato alla prima accoglienza, essendo direttamente affacciato sul porto, allo screening sanitario e al fotosegnalamento dei migranti

A chi sono destinati i centri

Le strutture sono destinate alle persone che vengono soccorse in acque territoriali italiane. L'accordo non si applica a bambini, donne in gravidanza e soggetti appartenenti a categorie vulnerabili. Inoltre, le due strutture accoglieranno solo i migranti che provengono da Paesi considerati “sicuri” dallo Stato italiano: ad esempio, la Costa d'Avorio e la Tunisia, ma non l'Egitto, il Bangladesh, il Burkina Faso e la Guinea

Come funziona il trasporto dei migranti

Nella prima fase, i trasferimenti verso Shengjin saranno effettuati con unità navali militari italiane. Ma a partire dal 15 settembre fino al 15 dicembre, i viaggi verranno fatti a bordo di imbarcazioni private messe a disposizioni dagli armatori che si aggiudicano l'appalto da 13,5 milioni di euro, come specifica Avvenire. Si ipotizza che verranno trasportate 300 persone (200 migranti e 100 operatori) con 3 o 4 quattro viaggi al mese, andata e ritorno

Gli obiettivi

L'accordo Italia-Albania stabilisce che nei centri sarà assicurato il diritto di difesa, consentendo l'accesso alle strutture di avvocati e ausiliari, organizzazioni internazionali e agenzie Ue. Ognuno di questi presterà consulenza e assistenza ai richiedenti protezione internazionale, nei limiti della legislazione italiana, europea a albanese

I costi

L'Italia si farà carico di sostenere ogni costo necessario all'alloggio e al trattamento delle persone accolte nelle strutture, compreso il vitto, le cure mediche e qualsiasi servizio ritenuto necessario, "impegnandosi affinché tale trattamento rispetti i diritti e le libertà fondamentali dell'uomo, conformemente al diritto internazionale". Si stima che, da qui al 2028, nell'arco di 4 o 5 anni, l'accordo per i centri in Albania dovrebbe costare circa 600 milioni di euro