Scontri a Caracas dopo le elezioni presidenziali e si registrano i primi arresti da parte della polizia di manifestanti scesi in strada per protestare contro la proclamazione della vittoria di Nicolas Maduro. Il regime ha espulso gli ambasciatori di Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana e Uruguay, accusando queste nazioni di "interferenza". L'opposizione contesta il risultato
Scontri a Caracas, in Venezuela, dopo le elezioni presidenziali e si registrano i primi arresti da parte della polizia di manifestanti scesi in strada per protestare contro la proclamazione della vittoria di Nicolas Maduro. Il regime ha espulso gli ambasciatori di Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana e Uruguay, accusando queste nazioni di "interferenza". L'opposizione contesta il risultato: la leader anti-chavista Maria Corina Machado e l'ex ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia affermano di "avere le prove per dimostrare la verità" e di aver vinto "con oltre il 73% dei voti".
La vittoria
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha vinto la rielezione per un terzo mandato di sei anni con il 51,2 percento dei voti espressi domenica. Lo ha annunciato il consiglio elettorale, che nella serata di lunedì ha confermato ufficialmente l'esito elettorale, dopo una campagna macchiata da accuse di intimidazione da parte dell'opposizione e timori di frode. Elvis Amoroso, presidente dell'organismo elettorale Cne, fedele al governo, ha detto ai giornalisti che il 44,2 percento dei voti è andato al candidato dell'opposizione, Edmundo Gonzalez Urrutia, in testa nei sondaggi. L'affluenza alle urne è stata del 59%. Il Cne ha anche denunciato "un'aggressione al sistema che ha causato ritardi". Il capo delle Nazioni Unite Antonio Guterres chiede "completa trasparenza" sui risultati del voto in Venezuela: lo afferma il suo portavoce. In serata nella capitale Caracas sono scoppiate proteste contro la contestata vittoria.
Le parole di Maduro
"Non ci sono riusciti con le sanzioni, con l'aggressione, con la minaccia. Non ce l'hanno fatta ora e non ce la faranno mai con la dignità del popolo del Venezuela. Il fascismo in Venezuela, la terra di Bolivar e Chavez, non passerà". Queste le prime parole del presidente Nicolas Maduro, che festeggia con migliaia di supporter che si sono concentrati davanti al Palazzo Miraflores."Chavez vive. Chavez questo trionfo è tuo", ha poi aggiunto ricordando che ieri, nel giorno delle elezioni, era il suo settantesimo compleanno.
La replica dell'opposizione
La leader dell'opposizione, Maria Corina Machado, ha affermato che "il nuovo presidente eletto" del Venezuela è l'ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia, nonostante il Consiglio elettorale abbia annunciato la vittoria di Nicola Maduro. La forza anti-chavista ha proclamato di aver "vinto con il 70%" dei voti. Machado è poi finita sotto indagine per un presunto tentativo di attacco informatico al sistema elettorale ordito per manipolare i risultati delle elezioni nel Paese. Lo ha annunciato il procuratore capo Tarek William Saab in una conferenza stampa.
Le accuse di frode
Il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha chiesto un conteggio dei voti "equo e trasparente" esprimendo "seri dubbi" che i risultati delle elezioni presidenziali in Venezuela rappresentino la volontà del popolo. Maduro, nel suo primo intervento dopo la vittoria ha affrontato anche questo argomento: "Abbiamo subito un attacco massivo hacker al centro del Consiglio elettorale. Sappiamo chi lo ha fatto. Lo hanno fatto perché volevano impedire che il popolo del Venezuela avesse il suo risultato ufficiale. Per poter gridare quello che avevano preparato, 'gridare alla frode'. Gente brutta, brutti, la gente bella è qui con me".
Nove Paesi dell'America Latina chiedono garanzie
Anche il capo della diplomazia statunitense per l'America Latina, Brian Nichols ha espresso perplessità sul voto e sulla dinamica dello spoglio delle schede. “Le autorità elettorali devono garantire trasparenza e accesso a tutti i partiti politici e alla società civile al conteggio dei voti” ha affermato aggiungendo che “gli elettori venezuelani si sono recati in massa alle urne per esprimere la loro volontà". Gli Stati Uniti si uniscono così ai ministri degli Esteri di nove paesi dell'America Latina che chiedono garanzie elettorali.
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Paesi chiedono il riconteggio
I governi di Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguai, Perù, Repubblica Dominicana e Uruguay manifestano "profonda preoccupazione" per lo svolgimento delle elezioni presidenziali venezuelane. In un comunicato congiunto le cancellerie sudamericane chiedono il "riconteggio dei voti alla presenza di osservatori elettorale indipendenti", e sollecitano una "riunione urgente del Consiglio permanente dell'Organizzazione degli Stati americani, per emettere una risoluzione di salvaguardia della volontà popolare". I Paesi criticano i risultati delle presidenziali che - tra le denunce di brogli da parte dell'opposizione - hanno decretato la vittoria del capo dello stato uscente Nicolas Maduro.