Introduzione
Da quando Biden ha fatto un passo indietro dalla campagna elettorale per le presidenziali di novembre, la sua erede designata Kamala Harris ha raccolto oltre 126 milioni di dollari di donazioni. L’attuale vicepresidente ha ottenuto in pochi giorni molto più dei 95 milioni che la campagna dell’inquilino della Casa Bianca aveva in banca alla fine di giugno. Il boom di donazioni va dai grandi nomi della finanza a tantissimi piccoli donatori, spesso al loro primo sostegno economico per il partito democratico. Lo staff di Trump denuncia: “Harris vuole rapinare i fondi di Biden” e punta a bloccare il trasferimento delle risorse elettorali.
Quello che devi sapere
Boom di finanziamenti per Harris
- Da domenica 21 luglio, quando Joe Biden ha comunicato il suo ritiro dalla campagna elettorale per le presidenziali di novembre, passando di fatto il testimone a Kamala Harris per la corsa alla Casa Bianca, la sua vice ha raccolto oltre 126 milioni di dollari in pochi giorni. Harris ha già superato i 95 milioni che la campagna di Biden aveva in banca alla fine di giugno.
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Il record del primo giorno
- Solo nel primo giorno dopo il ritiro di Joe Biden, sono stati raccolti 81 milioni di dollari per la campagna di Harris. Il team della campagna elettorale ha precisato che l'importo si riferiva solo alle cifre versate da piccoli donatori, sottolineando che si tratta della "più grande raccolta fondi da parte di un candidato in 24 ore nella storia delle presidenziali”. La cifra è arrivata da quasi 900mila donatori dal basso (di cui 500mila alla prima donazione per il partito)
La polemica sui fondi di Biden
- Nel momento in cui Kamala Harris verrà ufficialmente confermata come candidata dem, andrebbe a “ereditare” anche i fondi del comitato della campagna di Biden-Harris, che a fine giugno ammontavano a 95 milioni di dollari. E ci potrebbero essere anche altri 240 milioni raccolti tra Pac, gruppi, il comitato del partito democratico e della campagna personale di Biden. Cifre che hanno messo in allarme i rivali repubblicani. Il 24 luglio la campagna di Donald Trump ha denunciato alla commissione federale elettorale la "rapina da oltre 90 milioni di dollari" che Kamala Harris sta cercando di perpetrare sui soldi della campagna di Joe Biden. Sarebbe una "sfacciata presa di denaro che costituirebbe la più grande violazione nella storia del Federal Election Campaign Act del 1971", si legge nella denuncia firmata da David Warrington, legale della campagna di Trump. L'azione legale punta a bloccare l'accesso ai fondi da parte di Harris. Gli esperti ritengono che Harris abbia diritto ai fondi in quanto presente nel ticket presidenziale, ma non è chiaro cosa deciderà la commissione
Da chi arrivano le donazioni per Harris
- Lo staff della vicepresidente ha spiegato che le donazioni stanno arrivando dai “big dollar donors", i grandi finanziatori del partito democratico, ma anche da tantissime persone comuni attraverso le piattaforme online di raccolta fondi. Una nota aggiunge che il 60% di loro è un “first time donor”, cioè qualcuno che sta donando per la prima volta in questa tornata elettorale. In parallelo i Super Pac democratici, cioè le organizzazioni create per sostenere candidati e temi politici ma che non possono finanziarli in maniera diretta, hanno registrato un boom di donazioni. Tra questi, il principale, Future Forward, ha raccolto 150 milioni di dollari da nuovi donatori
I grandi finanziatori
- Harris ha subito raccolto il sostegno di grandi nomi della finanza e dell’industria statunitense. Come riporta Semafor, tra chi ha garantito il suo impegno economico ci sono George e Alex Soros, a cui dovrebbero aggiungersi Blair Effron di Centerview, Jonathan Gray di Blackstone, Peter Orszag e Ray McGuire di Lazard, Brad Karp di Paul Weiss e Roger Altman di Evercore. La Silicon Valley sembrava più vicina a Trump (a partire da Elon Musk). Ma ora le cose potrebbero cambiare. Reid Hoffman, co-fondatore di LinkedIn, ha definito la vicepresidente “la persona giusta al momento giusto”, seguito dal milionario tech Vinod Khosla. Il co-fondatore di Netflix Reed Hasting, uno dei maggiori donatori del partito democratico e uno dei primi a chiedere il ritiro di Joe Biden, appoggiando Kamala Harris ha donato 7 milioni di dollari a un super pac che sostiene la candidatura della vicepresidente. Anche Abigail Disney, l'erede di Walt Disney, prevede di organizzare un evento di raccolta fondi per Kalama Harris. "La sostengo con tutto il mio cuore", ha detto al New York Times. Nelle scorse settimane aveva detto di voler sospendere le donazioni al partito democratico se Joe Biden fosse rimasto candidato
I numeri di Trump
- I gruppi di raccolta fondi allineati con il tycoon hanno raccolto 431,2 milioni di dollari tra aprile e giugno - 98,9 milioni di dollari in più rispetto ai gruppi pro-Biden, che avevano raccolto 332,4 milioni di dollari. I risultati, ottenuti da un'analisi del Financial Times sui dati federali relativi alle campagne elettorali, mostrano che la condanna dell'ex presidente, avvenuta il 30 maggio scorso, ha rappresentato un importante punto di svolta nella corsa ai fondi per la campagna elettorale. Trump era molto indietro rispetto a Biden per quanto riguarda i fondi raccolti, fino a quando una giuria di New York lo ha dichiarato colpevole di 34 capi d'accusa per aver falsificato i registri aziendali al fine di coprire un pagamento di denaro non dichiarato a una pornostar. Dopo il dibattito elettorale di fine giugno, molti finanziatori di Biden hanno congelato i fondi. Così la campagna elettorale di Trump aveva superato per la prima volta quella di Biden di 45 milioni di euro “soldi alla mano”. Dopo l’attentato a Trump, non si sanno ancora le cifre ma si parla di boom di donazioni. Secondo i dati di Open Secret, l’ex presidente degli Usa sarebbe a quota 450 milioni di dollari. Ne avrebbe spesi circa 223, lasciando nelle casse della campagna circa 270 milioni di dollari.
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