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Elezioni Usa 2024, così la disinformazione online colpisce Kamala Harris

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Tommaso Spotti

Tommaso Spotti

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America 2024, Harris si assicura la nomination dem
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America 2024, Harris si assicura la nomination dem
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Per la Cnn subito dopo l’annuncio del passo indietro dell’attuale presidente “internet pullulava di bugie, foto alterate e altre affermazioni fuorvianti su Harris”. Associated Press ha raccolto alcune delle false narrative più diffuse online prima e dopo la decisioni di Biden di fare un passo indietro: ecco quali sono

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La corsa alla Casa Bianca ha cambiato volto all’improvviso: il ritiro di Joe Biden, la ormai più che probabile nomination democratica per la sua vice Kamala Harris, hanno rivoluzionato il panorama in vista del voto del 5 novembre (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI). E, esattamente come successo a seguito dell’attentato alla vita di Donald Trump, subito dopo l’annuncio del passo indietro dell’attuale presidente “internet pullulava di bugie, foto alterate e altre affermazioni fuorvianti su Harris”: a dirlo è la Cnn, secondo cui alcuni sostenitori del candidato repubblicano sono arrivati a suggerire che Biden fosse vittima di un colpo di Stato. E, come sottolineato da Associated Press, l’annuncio che l’attuale vicepresidente sia in corsa per la nomination del Partito democratico ha “ispirato un’ondata di false affermazioni sulla sua eleggibilità e il suo background”.

Le fake news su Kamala Harris: “Non è cittadina Usa”

Associated Press ha raccolto alcune delle più significative affermazioni false sul conto di Kamala Harris, alcune emerse per la prima volta anni fa, altre dopo che Joe Biden ha rinunciato a cercare la rielezione. La prima bugia smentita da AP è quella secondo cui Harris non sia una cittadina statunitense, e quindi non possa essere eletta presidente: Harris è nata cittadina Usa, il 20 ottobre 1964 a Oakland, in California. Associated Press ha verificato questa informazione con una copia del certificato di nascita della vicepresidente. Questa falsa affermazione ha iniziato a circolare nel 2019, quando era una candidata alle primarie democratiche, e ha ricevuto un’ulteriore spinta quando è stata scelta da Biden per completare il ticket Dem nel 2020.

“Non è nera”

Un’altra falsa informazione è quella secondo cui Harris non sarebbe nera, ma la vicepresidente è sia nera che indiana: suo padre Donald Harris è un uomo nero nato in Giamaica, la madre Shyamala Gopalan nel sud dell’India. E nonostante ci siano diverse prove, utenti sui social stanno comunque condividendo false affermazioni a riguardo: un post su X pubblicato il 22 luglio che afferma come la vicepresidente non sia nera ha ricevuto circa 43mila like, 17mila condivisioni ed è stato visto 2.6 milioni di volte. Sul tweet appare un’etichetta che smentisce la falsa tesi.

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La relazione con Willie Brown

Harris è bersagliati online anche con informazioni presentate in modo fuorviante: un’altra tesi diffusa sul suo conto che è la vicepresidente avrebbe iniziato la sua carriera avendo una relazione con un uomo sposato, il politico californiano Willie Brown. Brown, ex sindaco di San Francisco, era lo speaker del Parlamento della California negli anni ’90 quando aveva una relazione con Harris, ma era separato dal 1982. Il rapporto tra Brown e Harris non era un segreto, e lo stesso politico nel 2020 ha confermato “ci siamo frequentati più di 20 anni fa”. Inoltre l’uomo ha detto di aver sostenuto la prima corsa della vicepresidente per diventare district attorney a San Francisco, ma allo stesso modo ha supportato una lunga serie di politici californiani come l’ex speaker Nancy Pelosi e l’attuale governatore Gavin Newsom.  

Secondo Associated Press I critici di Harris hanno usato la passata relazione con Brown per metterne in discussione le competenze. Anche i repubblicani a inizio luglio hanno ricordato la relazione tra i due, in un attacco alla vicepresidente. 

La “vendetta di una nazione”

Un altro caso - tra i molti - da citare è quello della presunta citazione attribuita a Kamala Harris, secondo cui avrebbe promesso di infliggere “la vendetta di una nazione” contro i supporter di Trump. La frase però non è stata detta dalla vicepresidente, ma è apparsa in un articolo satirico ad agosto del 2019. In questi giorni il contenuto ha ricominciato a circolare, e un post su X contenente l’immagine della frase ha ricevuto oltre 22mila condivisioni.

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La disinformazione contro Kamala Harris

Secondo Erik Nisbet - professore alla Scuola di Comunicazione della Northwestern University - “mentre Kamala Harris diventa sempre più la candidata presuntiva alle elezioni per il Partito democratico e ottiene più visibilità pubblica, la quantità di disinformazione e retorica fuorviante crescerà esponenzialmente”, ha detto alla Cnn. E una review condotta da PeakMetrics su quasi 175mila post tra le 6 e le 7 del pomeriggio di domenica negli Stati Uniti, che menzionavano Harris in relazione all’annuncio del passo indietro di Biden, ha scoperto che l’8,3% dei post usava un linguaggio “razziale” mentre il 4,5% un linguaggio “sessualizzato”.

Cosa aspettarsi da qui in avanti

Nina Jankowicz - già vicepresidente U.S. del Centre for Information Resilience e cofondatrice di American Sunlight Project che è stata di recente anche ospite di Sky TG24 per parlare dei rischi dell’IA, dai deepfake porno alle notizie false - ha pubblicato un commento su Msnbc: “Quando Biden ha annunciato che non correrà per la rielezione e ha sostenuto Harris per la successione, sapevo già cosa si sarebbe scatenato contro di lei online”. Quattro anni fa Jankowicz ha condotto uno studio sulla disinformazione contro le candidate in politica, scovano in due mesi oltre 330mila contenuti che hanno preso di mira 13 candidate su sei social media. Di questi, il 78% prendeva di mira proprio Kamala Harris, in quel momento senatrice Dem in corsa alle primarie del Partito. Nel 2020 la ricerca ha trovato tre gruppi di contenuti falsi o abusivi nei confronti di Harris - e tra questi il predominante era la falsa narrativa secondo cui la vicepresidente usato la sua relazione con Willie Brown per fare carriera - e “nei minuti successivi all’endorsement di Joe Biden, e nei giorni seguenti, questi contenuti sono nuovamente apparsi sui social media”.

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La lotta alla disinformazione è al centro di AI4TRUST, un progetto europeo finanziato dal programma Horizon Europe dell’Unione Europea di cui Sky TG24 è partner e di cui questo articolo fa parte. AI4TRUST nasce con l'obiettivo di sviluppare una piattaforma contro la disinformazione che combini l'apporto dell'intelligenza artificiale con le verifiche di giornalisti e fact-checker.

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