Kamala Harris, donna dei primati designata da Biden come candidata alla Casa Bianca: chi è

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Cristiana Mancini

Cristiana Mancini

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È stata la prima donna nera eletta procuratore distrettuale e poi procuratore generale nella storia della California, prima donna di colore e prima indiana-americana eletta senatrice fino a diventare vicepresidente degli Stati Uniti d’America. Il 21 luglio 2024 Biden si è ritirato dalla corsa alla Casa Bianca e ha detto: “Voglio offrire il mio pieno sostegno e il mio appoggio affinché Kamala sia il candidato del nostro partito quest'anno”

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Kamala Harris è stata la prima donna nera eletta procuratore distrettuale e poi procuratore generale nella storia della California, prima donna di colore e prima indiana-americana eletta senatrice fino a diventare vicepresidente degli Stati Uniti d’America (BIDEN SI RITIRA DALLA CORSA ALLA CASA BIANCA E DESIGNA KAMALA HARRIS: GLI AGGIORNAMENTI).

La donna dei primati

Figlia di due attivisti laureati a Berkeley, cresce a pane e proteste mentre respira diritti civili. Come omaggio alle sue origini indiane la madre decide di chiamarla Kamala, altro nome della dea indù Lakshmi, nome usato per rappresentare l’emancipazione della donna in India.

Da bambina frequenta una chiesa battista per neri e un tempio induista, abbracciando sia la sua identità dell'Asia meridionale che quella nera.

Dopo il liceo si laurea in Scienze politiche ed Economia alla Howard University, prestigioso college storicamente nero di Washington. Nel 1990 supera l'esame di avvocato e inizia a lavorare come assistente procuratore distrettuale a Oakland, occupandosi principalmente di crimini sessuali. Quattro anni più tardi inizia la frequentazione con Willie Brown, una potenza della politica californiana, allora presidente dell'assemblea statale, 30 anni più grande di lei. Un anno più tardi, quando Brown viene eletto sindaco di San Francisco, Kamala rompe con lui. La sua amicizia con Barack Obama risale al 2004, quando correva per il Senato. Durante gli anni a San Francisco combatte le differenze di genere, la pena di morte, le disuguaglianze sociali e l’eccessiva violenza della polizia. Si faceva il suo nome come potenziale candidata alla Corte Suprema sotto l'amministrazione Obama. Nel 2016 vince la sua corsa al Senato degli Stati Uniti, sconfiggendo Loretta Sanchez, collega democratica con 20 anni di esperienza.

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La vicepresidenza

Scivola sul tema dell’assistenza sanitaria gratuita: prima convinta sostenitrice dell'abolizione poi ritratta. Ritarda il suo sostegno a Biden fino a marzo 2020, quando non erano rimaste più donne in corsa e la sua nomina era quasi scontata. Sei giorni dopo le primarie della California si dichiara, definendolo un leader capace di “unire le persone”. La sua vicepresidenza è stata tutt’altro che semplice a partire dai sondaggi di gradimento che non l’hanno mai premiata e la gestione di dossier importanti come quello sull’immigrazione hanno mostrato la sua inesperienza: nessuno dimenticherà la conferenza stampa dal Guatemala dove rivolgendosi ai migranti aveva semplicemente detto: non venite. Il suo motto "Potresti essere il primo, ma assicurati di non essere l’ultimo" un augurio che oggi deve rivolgere a se stessa.

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