Il 66enne presidente uscente, in carica dal 2000, è a un passo dal quarto mandato. Due gli sfidanti: Frank Habineza, del Partito verde democratico, e l'indipendente Philippe Mpayimana. Oggi ricorrono i 30 anni dalla fine del genocidio dove morirono oltre 800mila persone di etnia Tutsi, uno dei massacri più atroci del XX secolo
Si è votato in Ruanda per le elezioni generali - presidenziali e legislative - con un esito che appare pressoché scontato. Il presidente uscente Paul Kagame, 66 anni, si avvia a conquistare il suo quarto mandato dopo la vittoria del 2000 e le riconferme del 2003, 2010 e 2017. Due i candidati che sfidano il leader del Fronte Patriottico Ruandese (Fpr), che sette anni fa ottenne un plebiscito di voti, pari al 99% dei suffragi: Frank Habineza, del Partito verde democratico, e l’indipendente Philippe Mpayimana. Entrambi si erano già presentati alle elezioni del 2017 raccogliendo poco più di un punto percentuale. I 2.433 seggi sono aperti da questa mattina e rimarranno aperti fino alle 15 ora locale (la stessa ora in Italia). Nove milioni i ruandesi che sono stati chiamati alle urne.
30 anni fa la fine del genocidio Tutsi
Secondo i dati della Commissione elettorale, su una popolazione di circa 11 milioni di abitanti, in circa 9 milioni si sono registrati per il voto. Oltre al presidente, gli elettorali ruandesi sono chiamati a scegliere, in due tornate, gli 80 membri che compongono la Camera bassa del Parlamento. Esattamente trent'anni fa, il 15 luglio 1994, terminava il genocidio nel quale morirono oltre 800 mila persone, in prevalenza di etnia tutsi e hutu moderati: si tratta uno dei massacri più sanguinosi avvenuti nel XX secolo, consumatosi in appena 100 giorni. Da allora Paul Kagame è al timone del Paese, ex colonia belga, prima come vice-presidente e poi dal 2000 come capo dello Stato. Artefice di un rilancio economico, i detrattori accusano il leader del Fpr di non tollerare l'opposizione, arrivando a orchestrare omicidi transfrontalieri di dissidenti.