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Elezioni Uk: trionfo dei laburisti, 410 seggi. Crollo Tory

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Elezioni UK, exit poll: trionfo Labour con 410 seggi
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Elezioni UK, exit poll: trionfo Labour con 410 seggi
00:02:35 min

Il voto per eleggere i 650 nuovi membri della Camera dei Comuni, secondo gli exit poll diffusi dai media britannici, premia con un trionfo storico i Labour. Le elezioni anticipate, che si sono tenute sei mesi prima rispetto alla scadenza naturale della legislatura, erano state indette lo scorso maggio con un annuncio a sorpresa dal primo ministro conservatore Rishi Sunak, che sembra uscito nettamente sconfitto dal voto

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È un trionfo storico per i Labour quello che si sta delinando dai primi exit poll delle elezioni anticipate nel Regno Unito, convocate dal premier conservatore Rishi Sunak. Il voto per eleggere i 650 nuovi membri della Camera dei Comuni, secondo gli exit poll resi noti dai media britannici, premia con un trionfo storico i Labour. Sarebbero 410 i seggi conquistati dai laburisti contro i 131 dei conservatori del premier uscente. I Liberaldemocratici centristi di Ed Davey salgono da parte loro a 61, mentre l'ultradestra di Reform UK di Nigel Farage, con più voti dei LibDem ma meno concentrati tra i seggi uninominali, porta a casa 13 deputati per la prima volta.

Il meccanismo elettorale britannico si basa sul sistema maggioritario secco a turno unico. Sono circa 50 milioni gli aventi diritto di voto.


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Starmer su X: grazie a chi ha fatto campagna e a elettori

"A tutti coloro che hanno fatto campagna per il Labour in queste elezioni, a tutti coloro che hanno votato per noi e hanno riposto la loro fiducia nel nostro Partito Laburista nuovo: grazie", scrive il leader laburista Keir Starmer su X. 

Sindaco di Londra Khan: governo Labour realizzerà il cambiamento

"E' chiaro che il nostro Paese e la nostra città hanno votato per la speranza, per l'unità e per il cambiamento. Un governo laburista lo realizzerà": lo scrive su Instagram Sadiq Khan, sindaco laburista di Londra. 

Ex leader Tory Hague: ci vorrà 'molto tempo' per riprendersi

William Hague, l'ex leader dei Tory ed ex segretario agli affari esteri, ha dichiarato che ci vorrà "molto tempo" per il Partito Conservatore per riprendersi da questa sconfitta.  Parlando su Times Radio, ha detto che il risultato indicato dagli exit poll è "catastrofico", ma non così negativo come alcune delle previsioni. Una proiezione diceva che avrebbe ottenuto solo 64 seggi, ha ricordato Con 131 seggi, i Tory sarebbero "appena in grado" di fare un'opposizione efficace, ha detto.   

Voto Gb: leader Libdem esulta, 'verso risultato storico'

Il leader dei liberaldemocratici Ed Davey ha accolto con entusiasmo i risultati degli exit poll che accreditano al suo partito ben 61 seggi alla Camera dei Comuni, rispetto agli 11 ottenuti nelle precedenti elezioni del 2019. "Siamo sulla buona strada per ottenere uno dei migliori risultati del secolo", ha scritto sul profilo di X. Davey aveva puntato su una campagna elettorale molto originale, fatta di iniziative bizzarre per attirare l'attenzione dei media, come cadute in acqua mentre faceva surf o il lancio nel vuoto appeso alla corda del bungee jumping. Il suo partito si lascia così alle spalle le precedenti batoste alle urne subite dopo l'alleanza di governo stretta nel 2010 coi Conservatori dell'allora premier David Cameron. 

Exit poll Gb: Labour a 8 seggi dal record di Blair nel '97

La super maggioranza accreditata dagli exit poll al Labour di Keir Starmer nelle elezioni britanniche di oggi, con 410 seggi sui 650 totali della Camera dei Comuni, resta sotto il miglior risultato ottenuto dal partito nella sua storia nel 1997, nella prima elezione vinta da Tony Blair (con 418 seggi) con la parallela disfatta dei Tory guidati allora da John Major. Tuttavia lo scrutinio esatto dei voti reali, atteso nella notte, potrebbe ancora modificare questo numero e rimettere in discussione il primato. John Curtice, sondaggista di riferimento della Bbc, non esclude peraltro come Starmer, a livello di voti proporzionali, possa essere rimasto dietro il risultato conseguito dal Labour nel 2017 (40% dei consensi) sotto la leadership di sinistra radicale di Jeremy Corbyn. 

Voto Gb, molti ministri Tory perderanno il loro seggio

Il cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt è tra i diversi ministri del governo conservatore britannico che, secondo gli exit poll, perderanno il loro seggio. Secondo il sondaggio, il cancelliere è il Tory di più alto profilo destinato a rimanere escluso, con i Lib-Dem che sembrano destinati a conquistare il suo seggio nel collegio di Godalming & Ash. Grant Shapps, ministro della Difesa, e Johnny Mercer, dei Veterani, potrebbero anche perdere nei rispettivi collegi. In bilico, secondo gli exit poll, pure Mark Harper (Trasporti), Mel Stride (Lavoro e pensioni), Steve Barclay (Ambiente) e Penny Mordaunt (leader dei Comuni).

Voto Gb, per i Tory è minimo storico di seggi

Con solo 131 seggi accreditati dagli exit poll al partito conservatore del premier Rishi Sunak nelle elezioni politiche i Tory toccano il loro minimo storico. Il record negativo precedente era stato raggiunto con le elezioni del 1906 quando il partito allora guidato da Arthur Balfour ottenne 156 seggi. 

Maggioranza storica per il Labour in Gb, sprofondo Tory

Maggioranza storica e riconquista del governo assicurata per i laburisti di Keir Starmer alle elezioni britanniche, secondo gli exit poll. Le indicazioni danno il Labour a 410 seggi, e sanciscono il tracollo senza precedenti dei conservatori del premier uscente Rishi Sunak, affossati a quota 131, seppure meno peggio delle stime più nere. I Liberaldemocratici centristi di Ed Davey salgono da parte loro a 61, mentre l'ultradestra di Reform UK di Nigel Farage, con più voti dei LibDem ma meno concentrati tra i seggi uninominali, porta a casa 13 deputati per la prima volta. In caduta libera infine nei collegi scozzesi (da 48 a 10). 

Elezioni Uk, primi exit poll: trionfo Labour in Gb, 410 seggi


Sunak ha nominato 19 Lord per fine legislatura, c'è Theresa May

Mentre stava per scadere l'orario per votare nelle elezioni politiche del Regno Unito, è stato annunciato l'elenco dei nuovi membri della Camera dei Lord nominati dal premier conservatore uscente Rishi Sunak a conclusione della legislatura. Come si legge nel comunicato di Downing Street, ci sono sette esponenti dei Tory, come l'ex premier Theresa May, Alok Sharma, ex ministro-presidente della CoP26, Chris Grayling, ex segretario ai Trasporti, oltre alla vice Speaker uscente della Camera dei Comuni Eleanor Laing e al capo della staff di Sunak, Liam Booth-Smith. E si contano otto Laburisti: la veterana Harriet Harman, ex vice leader del partito, ed ex ministre come Margaret Beckett e Margaret Hodge, oltre alla ex vice Speaker dei Comuni Rosie Winterton. Nell'elenco c'è anche una esponente dei libdem, uno del Partito Unionista dell'Ulster (UUP) e due indipendenti. Le nomine vengono fatte da re Carlo III su proposta del primo ministro in accordo con i l leader degli altri partiti.

Seggi chiusi

Alle 23 italiane, le 22 in Uk, si sono chiusi i seggi per le elezioni anticipate. Ora è attesa per gli exit poll e i risultati.

Attesa per gli exit poll

Alle 23 italiane, le 22 in Uk, chiuderanno i seggi e sono attesi i primi exit poll. I risultati arriveranno nella notte,mentre la maggior parte delle circoscrizioni dovrebbe annunciare i vincitori nelle prime ore del mattino.

L’incognita influenza

Mentre gli esperti danno per certa la vittoria di Keir Starmer sull’attuale premier Rishi Sunak, la vera incognita di queste elezioni è l’affluenza e l’impatto che avrà sui risultati. All’ultima tornata elettorale,nel 2019, aveva votato il 37% degli aventi diritto.

La Royal family può votare?

Nel Regno Unito mancano poche ore alla chiusura dei seggi. Ma re Carlo e i membri della Royal family sono andati a votare? La risposta è no. I reali, in realtà, potrebbero votare come tutti i cittadini, ma scelgono di astenersi e non presentarsi ai seggi. Secondo gli esperti, la scelta di non votare deriva dal fatto che la monarchia debba essere al di sopra della politica di partito. Per convenzione, quindi, i reali preservano la neutralità politica della Royal family non andando a votare.

Le regole del voto in Uk

La Bbc ha stilato un decalogo delle regole che gli elettori inglesi devono seguire. Oltre alle regole standard, come l'obbligo di portare con sé la scheda elettorale, ce ne sono alcune più curiose. Ad esempio si può votare da ubriachi (se non si è molesti), si possono portare con sé cani o altri animali domestici (anche un serpente, a giudicare da una foto scattata a Dorset), ma non si possono scattare selfie all'interno dei seggi né rivelare per chi ha votato un altro elettore. È poi possibile indossare abiti con uno slogan politico quando si va a votare, ma subito dopo aver espresso la propria preferenza bisogna andarsene perché non è consentito fare campagna elettorale - o avere discussioni sulla politica - all'interno dei seggi.

Cosa succede dopo la chiusura dei seggi

I seggi in Uk chiuderanno alle 22 inglesi, le 23 in Italia. Subito dopo inizierà lo scrutinio e verranno diffusi gli exit poll. Intorno alle 23.30 inglesi è prevista l’assegnazione dei primi seggi. Secondo Sky News, intorno alle 4.30 inglesi dovrebbe sapersi con certezza chi formerà il nuovo governo.

Nigel Farage, dalla Brexit alla tv: chi è il leader di Reform Uk

La candidatura nel collegio di Clacton, nell’Essex, feudo della Brexit, è solo l’ultima battaglia politica del leader di Reform Uk Nigel Farage, tra i personaggi di punta del "Leave" durante la stagione referendaria del 2016, che portò il Regno Unito fuori dall’Ue, e pronto oggi a influenzare ancora di più il Partito conservatore. “Vogliamo guidare una rivolta politica e voltare le spalle allo status quo”, ha dichiarato in campagna elettorale. LA SUA FOTOSTORIA

Rishi Sunak, chi è il premier inglese che sta per dire addio a Downing Street. FOTO

Brexiteer convinto ma pragmatico, ex Cancelliere dello Scacchiere durante l’emergenza Covid, è stato il primo capo di governo con radici familiari indiane nella storia del Regno. Non solo: è stato anche il più ricco, con un patrimonio da 700 milioni di sterline. Rischia però di essere ricordato come quello che ha aperto la strada per il ritorno dei Laburisti al potere. LA SUA FOTOSTORIA

Il profilo di Rishi Sunak, la carriera politica/2

L'arrivo al vertice dei Tory per Sunak, alla fine, è maturato in una situazione già largamente compromessa: chiamato dopo la morte della regina Elisabetta - primo capo del governo designato da Carlo III - a raccogliere i cocci lasciati dietro di sé dal governo Truss, con i suoi dissennati azzardi economico-finanziari, in meno di 50 giorni di vita. E dopo che BoJo era stato travolto dal cosiddetto Partygate e scandali vari. Sunak si è messo al timone di una nave in tempesta, fra rischi di recessione e caro vita, fra problemi interni come l'immigrazione - in costante aumento malgrado la sbandierata stretta ai confini post-Brexit - e contraccolpi di conflitti internazionali. Qualche obiettivo raggiunto in realtà lo può rivendicare, dal contenimento dell'inflazione al ritrovato rigore dei conti pubblici, all'aver evitato la recessione (pur senza dare ossigeno alla crescita del Pil), alla chiusura all'insegna del buon senso dei residui contenziosi post Brexit con Bruxelles. A molti elettori, però, non è piaciuta la sostanziale continuità coi predecessori sui dossier più controversi, come il fallimentare piano per il trasferimento di migranti illegali in Ruanda a scopo dissuasivo. È stato anche accusato di non riuscire a instaurare rapporti di empatia con i cittadini, risultando spesso “out of touch”, lontano dal mondo della gente comune, con la sua ricchezza familiare che lo colloca da anni, in coppia con la moglie, nella classifica dei nababbi del Regno stilata dal Sunday Times: grazie a un patrimonio superiore persino a quello personale di re Carlo. Adesso a Sunak non resta che guardare al futuro. Secondo alcuni media già si prepara, con la consorte e le due figlie, a lasciare il Paese in direzione California, dove lo attendono una villa a Santa Monica e offerte sontuose da consulente e conferenziere. Anche se, vista l'età, non è detto che la sua carriera politica sia finita.

Il profilo di Rishi Sunak, effimero astro Tory forse al tramonto/1

Il tramonto dell'ultimo astro nascente dei Tories britannici, astro mai sorto davvero, si consuma dopo meno di due anni, suggello di una parabola che - complice l'effetto terremoto della Brexit - minaccia di far precipitare il partito più antico del Regno in una crisi epocale d'identità e di peso politico dopo 190 anni di vita e alternanza costante al potere. Rishi Sunak, primo figlio di una ex colonia dell'Impero, l'India, a riuscire a varcare il portoncino d'ingresso al 10 di Downing Street, e unico premier di pelle non bianca in secoli di storia, secondo i sondaggi è ai saluti finali: a 44 anni e sullo scia di un'elezione che mette fine a una turbinosa fase di governo durata poco meno di tre lustri fra sbalzi e cambi di leader. Protagonista quasi per caso di uno scorcio finale di legislatura iniziato nell'ottobre 2022, dopo la caduta di Boris Johnson e la rovinosa parentesi sprint dell'improbabile Liz Truss, il più giovane primo ministro di Sua Maestà dal lontano 1812 si è ritrovato a dover gestire la pesante eredità di scandali, errori e divisioni interne lasciata dai predecessori; fallendo evidentemente nel tentativo di ricostruire la fiducia degli elettori in barba alle sue promesse di "competenza e responsabilità". Eppure Sunak, nato da genitori della media borghesia del Punjab sbarcati in Inghilterra negli anni '60, si era presentato all'appuntamento con la storia sfoggiando un'immagine di successo: una carriera nel business iniziata nella banca d'investimento americana Goldman Sachs e consolidata negli Usa come gestore di hedge fund, un matrimonio felice con Akshata Murty, figlia ed erede miliardaria di uno dei magnati più ricchi dell'India (conosciuta mentre entrambi studiavano in California), e dal 2015, quando venne eletto deputato, una rapida scalata in politica. Fino a essere nominato nel 2020 dall'allora premier Johnson cancelliere dello Scacchiere a 39 anni.

Chi è Keir Starmer, leader laburista e probabile premier. FOTO

Classe 1962, avvocato cresciuto nel ricco Surrey, è il primo capo di partito a provenire dalla classe lavoratrice dai tempi di Margaret Thatcher. Eletto in Parlamento nove anni fa, da quattro guida il partito di centro-sinistra che ha trasformato archiviando la fase radicalista di Jeremy Corbyn, espulso insieme ad altri esponenti tacciati di antisemitismo. Considerato poco carismatico, il suo profilo "ordinario" viene apprezzato da chi critica gli eccessi di Boris Johnson e Liz Truss a Downing Street. LA SUA FOTOSTORIA

Il profilo di Keir Starmer, la carriera politica/2

Diventato deputato laburista nel collegio borghese di Londra nord di Holborn and St Pancras alle elezioni del 2015 (perse dall'allora capo dell'opposizione Ed Miliband), sir Keir viene designato poi ministro ombra per la Brexit sotto la nuova leadership di sinistra radicale di Jeremy Corbyn, mentre si compie il divorzio britannico dall'Ue: divorzio a cui egli si oppone senza incertezze, ma che nega di voler ora da premier rimettere in discussione, al di là di qualche riavvicinamento settoriale con Bruxelles. Pur non condividendo il massimalismo imputato a Corbyn, popolarissimo nella base rossa quanto sgradito all'establishment e alla pancia centrista del Regno, Starmer evita di criticarlo pubblicamente e ne attende la caduta per scalare il vertice nel 2020 dopo la disfatta elettorale del 2019. Salvo mettere poi all'angolo la sinistra interna, in una sorta di epurazione passata attraverso l'espulsione finale dello stesso predecessore (con l'accusa di non aver fatto autocritica sulle infiltrazioni antisemite nel partito). Mossa accompagnata da uno spostamento su posizioni sempre più di centro, se non neo-blairiane, per ridare al Labour l'etichetta di forza di governo, non di protesta. All'emorragia d'iscritti militanti, delusi “dall'opportunismo” starmeriano, corrisponde peraltro un'attrazione di consensi nel bacino di elettori conservatori o indecisi, stremati da 14 anni di governi e risse interne Tory - fra crisi, scandali o contraccolpi della Brexit - e nel contempo tranquillizzati da un laburismo light che garantisce di proseguire ad esempio nella linea dura sull'immigrazione illegale, pur cancellando il contestato piano Ruanda di Boris Johnson e di Sunak. Oltre a promettere stabilità economica, "rilancio della crescita", buoni rapporti col business. Nonché una sostanziale continuità con i governi uscenti in politica estera: dal sostegno all'Ucraina contro Mosca e con la Nato, alle cautele verso Israele sul fronte del confitto di Gaza.

Il profilo di Keir Starmer, “un tipo normale” a Downing Street/1

Lo hanno definito il “normal bloke”, un tipo normale, l'uomo della porta accanto - quieto e rassicurante - con cui si può condividere una pinta di birra al pub parlando di calcio (è tifosissimo dell'Arsenal). Keir Starmer, a 61 anni, secondo i sondaggi riporterà il Partito laburista al potere nel Regno Unito offrendo alla maggioranza silenziosa del Paese la garanzia del cambiamento attraverso una forza moderata, più pragmatismo che carisma o programmi di riforme ambiziose, come alternativa "al caos" rappresentato da 14 anni di governi conservatori. Una sorta di New Labour 30 anni dopo, ma senza la componente innovativa attribuita allora al progetto di Tony Blair. Nato in un quartiere popolare a sud di Londra il 2 settembre 1962 da un padre tecnico di fabbrica, Rodney Starmer, e da una madre infermiera, Josephine Baker, Keir Starmer si trasferisce con la famiglia nel Surrey, dove viene iscritto alla Reigate Grammar School, frequentata anche da futuri esponenti Tory, prima sovvenzionata dallo Stato ma in seguito divenuta privata. Le tracce iniziali d'interesse per la politica, stimolato anche dall'attivismo dei genitori, risalgono all'adolescenza, quando negli anni Settanta s'iscrive ai “giovani socialisti” del Labour. Passione che sale di tono negli anni dell'università, pagata sempre con borse di studio, prima a Leeds, poi a Oxford, dove si laurea in legge: fino alla breve frequentazione di ambienti della sinistra antagonista, nella redazione di Socialist Alternatives, giornale trotzkista. La malattia della madre, costretta a vivere per anni da invalida, contribuisce alla sua decisione di diventare avvocato. Dopo essersi sposato con la collega Victoria Alexander (di radici familiari in parte ebraiche e da cui ha avuto un figlio e una figlia), nel 2008 arriva la scelta di accettare la carriera negli apparati inquirenti, con la nomina a capo del Crown Prosecution Service (Cps): svolta che lo trasforma da crociato dei diritti umani e difensore di richiedenti asilo, ecoattivisti e condannati a morte in alcuni Paesi caraibici a braccio secolare dello Stato. Proprio sugli anni vissuti da procuratore della corona, che gli valsero il cavalierato e il titolo di sir conferiti dalla regina Elisabetta a fine mandato, Starmer costruisce l'immagine successiva di tutore del principio di “law and order” (legge e ordine), uno dei pilastri del suo programma attuale di governo.

Fra i seggi della Londra islamica: “Non votate per il genocidio”

Bandiere palestinesi appese a più di una finestra, adesivi con gli stessi colori sulle vetrine di diversi negozi. C'è anche questo nella giornata elettorale dei quartieri est di Londra, multietnici e a forte presenza di britannici di radici islamiche, fra Hackney e Finsbury Park. "Non votate Tory, né Labour: non votate per il genocidio", si legge su una delle affissioni ricorrenti. Segnale di un malumore che non è certo in grado d'incidere significativamente sulle previsioni del risultato del voto, ma che pare coinvolgere non pochi dei circa 4 milioni di sudditi musulmani di Sua Maestà: comunità destinata a raddoppiare di numero nei prossimi anni, stando alle indicazioni statistiche di tendenza, e in seno alla quale si è sviluppata negli ultimi mesi una protesta diffusa - condivisa da pacifisti e da molte persone di ogni origine nel Regno - nei confronti sia dei conservatori del premier uscente Rishi Sunak, sia della leadership laburista moderata di Keir Starmer, oltre che dell'establishment in genere. Accusati in blocco di non aver reagito al pesante bilancio di vittime civili provocato dalla rappresaglia militare condotta da Israele nella Striscia di Gaza dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre. Il tutto sullo sfondo di seggi elettorali dove comunque l'affluenza, a fine mattinata, appare discreta. All'interno di collegi e territori che sono da tempo roccaforti del Labour e animati da sentimenti prevalentemente anti-Tory.

Farage sceglie il voto per posta

Stando alla Bbc, ha scelto il voto per posta il leader del partito populista Reform UK, Nigel Farage, come del resto stanno facendo milioni di britannici in una modalità molto diffusa nel Paese nonostante i ritardi nell'invio di migliaia di schede riscontrati nei giorni scorsi. L'ex tribuno della Brexit non si è comunque fatto mancare le apparizioni in pubblico in queste ore con un invito, pubblicato su X, a "votare col cuore" scegliendo Reform

I voti di Starmer e Sunak

Il leader del Labour Keir Starmer ha votato insieme alla moglie Victoria nel seggio di Holborn a Londra, dove si trovavano fotografi e sostenitori. Prima di entrare nell'edificio sir Keir, rilassato e sorridente, ha stretto la mano ad alcuni di loro. Il primo ministro Tory uscente Rishi Sunak, invece, ha votato con la consorte nel Nord dell'Inghilterra praticamente senza incontrare persone all'ingresso del seggio. 

L'endorsement del Sun

Il tabloid Sun, uno dei quotidiani più venduti nel Regno Unito, per la prima volta dal 1997 ha dato il suo endorsement, cioè il suo sostegno pubblico, al Partito Laburista e al suo leader Keir Starmer. L’endorsement ha spiazzato, perché il Sun è un tabloid conservatore, che per anni ha sostenuto i governi del Partito Conservatore e ha attaccato aggressivamente Starmer, con accuse esagerate e anche personali. L'appoggio ai laburisti è arrivato con una grande illustrazione che occupa tutta la prima pagina, e un riferimento agli Europei: "Ora che il Regno Unito va alle elezioni, è il momento di un nuovo allenatore (e non stiamo parlando di licenziare Southgate)". Nell’editoriale all’interno si legge che, anche se il Sun ha sempre sostenuto il governo di Rishi Sunak, i Conservatori hanno ormai "tradito la fiducia pubblica" e "sono esausti" a causa delle troppe lotte interne. Per questo "è ora del Labour".

Rachel Reeves ha votato

Anche Rachel Reeves, che è in prima fila per diventare la prima cancelliera donna nel caso, molto probabile, di una vittoria laburista alle elezioni, ha pubblicato una sua foto in un seggio elettorale.

Gatto Larry pronto ad accogliere il suo sesto premier

Da 13 anni indiscusso rappresentante della stabilità in una politica britannica piuttosto turbolenta, Larry il gatto, l'acchiappa-topi ufficiale del governo di Sua Maestà, è pronto ad accogliere il suo sesto primo ministro, il laburista Keir Starmer, come tutti i sondaggi prevedono in modo unanime, chiudendo così la lunga era dei Conservatori alla guida del Paese, iniziata nel 2010, poco prima dell'arrivo del famoso micio a Downing Street. Con la scontata partenza del premier uscente Rishi Sunak, se ne andrà anche il suo labrador di nome Nova. Ma è comunque in arrivo un potenziale concorrente per il felino di 17 anni diventato mascotte, qualora sir Keir decidesse un trasloco completo dalla sua casa londinese: si tratta del gatto Jojo, accompagnato anche dal criceto Bear, altro animale di famiglia. 

Larry

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In foto, Larry il 3 luglio 2024 davanti al n.10 di Downing Street

Primi exit poll stasera

Il Guardian scrive che ci sarà un exit poll che verrà pubblicato poco dopo la chiusura delle urne, alle 22 (le 23 in italia), e che fornirà la prima indicazione su come sono andate le elezioni a livello nazionale. Migliaia di persone sono invitate a compilare privatamente una replica della scheda elettorale, mentre escono dai seggi, per ottenere un’indicazione di come hanno votato.

Ed Davey ha votato a Surbiton

Anche il leader liberaldemocratico Ed Davey ha votato, a Surbiton.

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Con voto di oggi 16 ministri rischiano di perdere il loro seggio

Nelle elezioni politiche in corso nel Regno Unito ben 16 su 26 membri del Consiglio dei ministri rischiano di perdere il loro seggio nell'atteso tracollo dei Conservatori del premier Rishi Sunak in base all'ultimo sondaggio pubblicato da YouGov prima del voto. Fra questi il cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt, che sempre in base alla rilevazione demoscopica verrebbe superato dal candidato libdem, come anche la ministra della Cultura Lucy Frazer, mentre il ministro della Difesa Grant Shapps sarebbe  sconfitto da quello laburista, e la stessa sorte si prevede per il titolare del Lavoro Mel Stride, la ministra dell'Istruzione Gillian Keegan, la leader of the House, Penny Mordaunt, e ancora l'Attorney General d'Inghilterra e Galles, Victoria Prentis. Perfino il presidente dei Tory, Richard Holden, risulta fra i non eletti in base al sondaggio, sconfitto dall'esponente del partito populista Reform UK guidato da Nigel Farage, in un risultato che sarebbe emblematico della concorrenza a destra fatta dal leader euroscettico.

Keir Starmer al voto

Il leader laburista Keir Starmer ha pubblicato una foto di lui con la moglie Victoria mentre si recano a votare con il messaggio: "Oggi, il futuro della Gran Bretagna è al voto".

Renzi: "La sinistra torna a vincere in Inghilterra"

"Oggi il Regno Unito svolta e la sinistra torna a vincere dopo 17 anni. Alla base di questo risultato c'è il fallimento dei conservatori, certo. Ma c'è anche il ritorno a una leadership del Labour finalmente riformista, dopo l'estremismo ideologico di Ed Miliband e Corbyn. A Londra hanno deciso che per vincere bisognava tornare all'eredità di Tony Blair e del New Labour. E io dico che i risultati di oggi premieranno questa scelta". Lo scrive su X il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. 

L'appello di Boris Johnson

Anche l'ex premier conservatore Boris Johnson ha voluto rivolgersi agli elettori, nel suo caso con un video girato da lui stesso con lo smartphone mentre si recava alle urne in cui ha chiesto agli elettori "in questa bella giornata di sole" di non consegnare il Paese "al governo più a sinistra dalla Seconda guerra mondiale" perchè "porterà più tasse e immigrazione illegale nel Regno". 

Sunak lancia appello: "Fermare supermaggioranza Labour"

Il premier conservatore Rishi Sunak è stato uno fra i primi leader a votare questa mattina. Subito dopo ha postato sul suo profilo di X un ultimo appello agli elettori: "Votate per i Conservatori per fermare la supermaggioranza laburista, che significherebbe tasse più alte per una generazione". Appello che riprende le ultime battute della campagna elettorale condotta dal primo ministro a fronte di sondaggi per lui catastrofici e di una attesa ampia vittoria dei Laburisti di Keir Starmer.

Starmer ha votato

Anche Keir Starmer ha votato Londra, accompagnato da sua moglie Victoria.

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Gavin Robinson al voto

Il leader del Democratic Unionist Party, Gavin Robinson, ha votato a Dundonald, contea di Down, Irlanda del Nord.

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Quando arriveranno i risultati?

Dopo la chiusura del voto, alle 23 ora italiana, le urne elettorali dei 650 collegi vengono trasferite dai seggi ai centri di conteggio, dopodiché i conteggi iniziano immediatamente. I primi risultati arriveranno intorno a mezzanotte, e le cifre definitive dovrebbero esserci per la mattinata di venerdì.

La composizione del Parlamento

Nel Parlamento democratico più antico del mondo vengono eletti solo i 650 membri della camera bassa, quella dei Comuni, i cosiddetti 'MP' (Member of Parliament). Mentre quella alta, la Camera dei Lord, non è soggetta al rinnovo elettorale, essendo i suoi componenti scelti per cooptazione (salvo un piccolo drappello residuo di scranni ereditari, che peraltro il Labour promette di abolire). Una delle novità in queste elezioni riguarda la diversa ripartizione dei collegi nelle quattro nazioni che compongono il Regno Unito in seguito al cambiamento introdotto con la revisione dei confini nelle circoscrizioni elettorali: all'Inghilterra, il territorio più popoloso del Paese (avendo da solo oltre l'80% degli abitanti del Regno), sono stati assegnati 543 seggi, vale a dire 10 in più del 2019; alla Scozia 57 (2 in meno), al Galles 32 (8 in meno); mentre per l'Irlanda del Nord resta il numero invariato di 18.

La prima volta del documento d'identità

Per la prima volta in un'elezione generale del Regno Unito, gli elettori in Inghilterra, Scozia e Galles dovranno esibire un documento d'identità con foto ai seggi elettorali per poter votare di persona. L'Irlanda del Nord ha introdotto il documento d'identità per gli elettori nel 2002. Sono ritenuti validi il passaporto o una patente di guida. I passaporti possono essere del Regno Unito, dell'UE o del Commonwealth, le patenti di guida del Regno Unito e dell'Ue. Sono accettati anche documenti dalla Norvegia, dall'Islanda e dal Liechtenstein, così come le patenti di guida dell'Isola di Man o di una qualsiasi delle Isole del Canale. Ci sono anche ben 18 altri tipi di documenti che possono essere utilizzati, come ricorda il The Guardian, tra cui il pass di viaggio agevolato per anziani e disabili. Il documento d'identità studentesco non è invece accettato.

Chi è Starmer

Classe 1962, approda molto tardi in politica. È in Parlamento dal 2015, dopo 30 anni di vita professionale da avvocato ed è il primo capo di un partito a provenire dalla working class dai tempi di Margaret Thatcher. Padre di due figli allevati secondo la fede ebraica, religione della moglie Victoria, assente per tutta la campagna elettorale, Starmer si è reso responsabile di una trasformazione, all'interno del partito che ha riguardato l'ex leader Jeremy Corbyn, espulso, e altri appartenenti all'ala più radicale, allontanati o arginati perché in odore di antisemitismo.

Sunak ha votato

Il primo ministro britannico Rishi Sunak è arrivato con sua moglie, Akshata Murty, questa mattina al seggio elettorale di Kirby Sigston Village Hall, per votare.

Sunak

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Urne aperte

Le urne nel Regno Unito si sono aperte alle 8 ora italiana. In foto, una poll card in una sezione di Londra.

Poll card uk

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Le previsioni sul voto

Le previsioni unanimi indicano una larghissima vittoria dell'opposizione laburista con un ritorno del Labour al governo dopo 14 anni di digiuno, sotto la leadership moderata di sir Keir Starmer, 61enne ex procuratore della corona. E, parallelamente, un tracollo storico dei conservatori del premier Rishi Sunak, al potere dal 2010, sullo sfondo di crisi, scandali e lacerazioni segnate dai contraccolpi della Brexit nonché da una girandola di leader. I conservatori, stando ad alcune stime, rischiano d'essere anche avvicinati, se non superati, a livello di consensi percentuali dai populisti di Reform Uk del redivivo Nigel Farage, che fanno loro concorrenza a destra; e a livello di seggi dai centristi liberaldemocratici di Ed Davey, i cui suffragi sono tradizionalmente meglio distribuiti nei vari collegi.

Il programma di Starmer

Il partito laburista di Starmer, invece, ha tra i punti l’aumento dei fondi per la sanità e l’educazione pubblica, la creazione di un nuovo Comando per le Frontiere e la Sicurezza, il riconoscimento della Palestina, il salario minimo e il diritto alla disconnessione sul lavoro, una spinta alla produzione di energie rinnovabili e altre misure “verdi”.

Il programma di Sunak

Nel programma elettorale del partito conservatore di Sunak è previsto un taglio del 2% ai contributi previdenziali della National Insurance, più dottori e infermieri per il sistema sanitario nazionale, tetto all’immigrazione, tagli al welfare e al numero di dipendenti pubblici, nuove prigioni, pene più severe per reati come crimine con coltello e adescamento, l’apertura di nuove centrali nucleari e niente nuove “tasse verdi”.

I numeri

Su una popolazione di circa 68 milioni di persone, sono 50 milioni gli aventi diritto, ossia i cittadini britannici dai 18 anni in su chiamati a esprimere la loro preferenza per eleggere i deputati rappresentanti i 650 collegi in cui è suddiviso il Regno Unito, formato da quattro nazioni. Per la prima volta gli elettori devono presentare un documento d'identità obbligatorio (dopo una modifica introdotta l'anno scorso): fatto comune nel resto del mondo, ma non nel Regno. Anche i britannici residenti all'estero, circa 3 milioni, possono votare, indipendentemente da quanto tempo vivono al di fuori dal Paese.

Il sistema elettorale

Il meccanismo elettorale britannico si basa sul sistema maggioritario secco a turno unico: il Paese viene suddiviso in 650 collegi uninominali, tanti quanti sono i seggi da assegnare alla Camera dei Comuni. Vince il seggio il candidato che ottiene la maggioranza relativa dei voti.

I candidati

Oltre ai due grandi “rivali”, Rishi Sunak alla guida dei conservatori e Keir Starmer come leader dei laburisti, le elezioni in Regno Unito vedranno protagonista anche John Swinney, candidato con il Partito Nazionale Scozzese, che rappresenta il terzo partito partito politico più grande nel Regno Unito, dopo quello dei Tory e dei Labour. Segue poi Nigel Farage, fermo sostenitore della Brexit e candidato con il suo partito di destra Reform Uk. Alla guida dei liberaldemocratici c'è Ed Davey, ex membro della Camera dei comuni per i collegi di Kingston e Surbiton e leader del partito dal 2020. Tra i candidati alle urne anche il Green Party, che si presenta con il duo Carla Denyer e Adrian Ramsay. Chiudono la lista il partito gallese di Plaid Cymru che sostiene la costituzione di un Galles repubblicano indipendente all'interno dell'Unione Europea, guidato da Rhun ap Iorwerth, e infine il partito nazionalista e indipendentista scozzese di Alba, con il suo leader Alex Salmond.

Uk al voto

Urne aperte nel Regno Unito per eleggere i 650 nuovi membri della Camera dei Comuni. Le elezioni anticipate, che si terranno sei mesi prima rispetto alla scadenza naturale della legislatura, sono state indette lo scorso maggio con un annuncio a sorpresa dal primo ministro conservatore Rishi Sunak. E proprio l'attuale inquilino del Numero 10 di Downing Street risulta, stando ai sondaggi, in largo svantaggio rispetto al leader laburista, Keir Starmer, che potrebbe ottenere la più ampia maggioranza di sempre nel dopoguerra.

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