Stubb: "La Finlandia ora sta dove deve stare, non mi fido di Putin"

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Gianluca Ales

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Intervista al presidente finlandese ai microfoni di SkyTg24 in cui fa un bilancio di un anno dell’adesione di Helsinki alla Nato e degli sviluppi del conflitto in Ucraina

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Con l’ingresso di Helsinki nella Nato, si è aggiunto uno sterminato confine con la Federazione Russa: 1430 chilometri. Quella che un tempo era una frontiera tra un paese neutrale e il gigante ex sovietico è diventata una linea incandescente di attrito tra l’Occidente e una nuova cortina di ferro.

Stubb: “Siamo dove dobbiamo essere”

Il presidente finlandese, Alexander Staubb è un fervente atlantista, da sempre e, in visita a Roma, ai microfoni di Sky, si dice felice di aver finalmente aderito a "un’alleanza che è più che naturale" per il suo paese.

Sottolinea però, con una punta di orgoglio, che "si tratta di un do ut des, in cui la Finlandia è un fornitore di sicurezza, non un consumatore…". 

Un rischio escalation sul Baltico?

"Vero", gli facciamo notare, "ma questa posizione della Finlandia ha fatto sì che si provocasse la reazione di Mosca, che deciso unilateralmente di ampliare i confini marini del Baltico".

Stubb si mostra rilassato e getta acqua sul fuoco. "Come direste voi italiani, 'calma, calma'. Non è accaduto nulla di drammatico. Aspettiamo a valutiamo, la minaccia russa è altra".

"Certo: però la Finlandia ha dato il via all’ennesimo pacchetto di aiuti a favore dell’Ucraina, gran parte dei quali va a finanziare gli armamenti. Ma lei ha sempre detto di volere una soluzione diplomatica".

E su questo il presidente finlandese è netto: "Se vogliamo che la guerra finisca, dobbiamo sostenere l’Ucraina. Putin capisce solo il potere, così più sosteniamo l’Ucraina, prima finirà la guerra".

Fidarsi di Putin

"Questo vuol dire trattare con Putin. Lei si fida?"

Stubb quasi sorride all’ipotesi di un dialogo con lo Zar. "No", replica subito. "L’ho incontrato molte volte – racconta -  e ricordiamoci che la sua esistenza è basata sull’espansione territoriale e imperialismo. Ha attaccato la Georgia nel 2008, e poi la penisola di Crimea nel 2014, e poi si è gettato nella guerra nel 2022. È un imperialista".

Ed è la minaccia putiniana che ha riportato Stubb alla politica, dopo averla abbandonata nel 2018 e dopo aver intrapreso la carriere accademica, all’Università Internazionale di Firenze.
"Sì", ammette. "Ma poi, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, ho realizzato che sarei dovuto tornare nuovamente in campo. Ed eccomi qui…"

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