Il giudice della Corte Suprema ha emesso oggi un'ordinanza in cui dichiara inapplicabile l'amnistia al reato di appropriazione indebita nel processo contro l'ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont", ha dichiarato il tribunale in un comunicato diffuso oggi, specificando che il mandato di arresto nei suoi confronti rimane quindi in vigore
La Corte Suprema spagnola si è rifiutata di concedere l'amnistia al leader catalano Carles Puigdemont, in esilio dal fallito tentativo di secessione nel 2017, e ha mantenuto il mandato di arresto nei suoi confronti. "Il giudice della Corte Suprema ha emesso oggi un'ordinanza in cui dichiara l'amnistia non applicabile al reato di appropriazione indebita nel caso contro l'ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont", ha affermato la corte in un comunicato, precisando che il mandato d'arresto nei suoi confronti è pertanto rimasto in vigore.
Rischio d'arresto
La decisione giudiziaria odierna riguardante Puigdemont interessa anche due ex assessori del suo governo regionale catalano (2016-2017), Antonio Comín e Lluis Puig, ed è stata presa dal magistrato Pablo Llarena. Secondo il giudice, gli atti illeciti imputati ai tre per quanto riguarda l'accusa di appropriazione indebita (malversazione), ovvero aver utilizzato fondi pubblici assegnati alla Catalogna per organizzare il referendum secessionista non autorizzato del 1 ottobre 2017, sono infatti da inquadrare tra le eccezioni rispetto alle condotte condonabili secondo la legge sull'amnistia. Questo, spiega Llarena, perché si può considerare che tale uso di fondi pubblici abbia comportato per i tre politici indipendentisti un "beneficio personale", caratterizzato da "un marcato carattere patrimoniale", colpendo inoltre "gli interessi finanziari" dell'Unione Europea. In una risoluzione parallela, firmata da altri magistrati della Corte Suprema, la stessa decisione di non riconoscere il reato di malversazione come condonabile viene applicata per Oriol Junqueras, Raül Romeva, Jordi Turull e Dolors Bassa, tutti e quattro membri del governo di Puigdemont e a suo tempo condannati a pene di carcere per la loro partecipazione nel tentativo secessionista del 2017 (salvo poi ottenere l'indulto dal governo Sánchez II nel 2021). Nel loro caso, vengono quindi mantenute in vigore le pene di inibizione da cariche pubbliche attualmente vigenti. Come spiegato da fonti giuridiche alla radio Cadena Ser, Puigdemont e gli altri interessati dalla decisione odierna di Llarena hanno la possibilità di presentare ricorso contro la stessa presso la Corte Costituzionale. L'ex presidente, attualmente in esilio in Belgio, rischia quindi di essere arrestato se dovesse tornare in Spagna.