Le manovre per la liberazione di Assange, secondo quanto ricostruito dalla Bbc, sarebbe partite nel 2022 e avrebbero subito un'accelerazione negli ultimi mesi dopo la sentenza del tribunale di Londra. L'impegno in prima linea del governo australiano e le aperture di Joe Biden dietro la svolta che ha portato al patteggiamento
"Colpevole di cospirazione per ottenere e diffondere informazioni sulla difesa nazionale". Poche ma pesanti parole per mettere fine a un calvario giudiziario durato 14 anni. Julian Assange si è dichiarato colpevole davanti alla Giustizia americana nel tribunale di Saipan, sulle Isole Marianne Settentrionali, territorio Usa nell'Oceano Pacifico. L'ammissione del 52enne fondatore di Wikileaks fa parte del procedimento del patteggiamento concesso dal presidente americano Joe Biden, che gli ha permesso di sbarcare nella sua Australia da uomo libero dopo avere scontato cinque anni di carcere nel Regno Unito. Un rito necessario ma formale, tanto più che l'australiano ha firmato il patteggiamento il 24 giugno nel Regno Unito, prima di salire sul jet privato pagato con una raccolta fondi da oltre mezzo milione di dollari.
Trattative per l'accordo iniziate iniziate nel 2022
Secondo la ricostruzione della Bbc, le trattative che hanno portato all'accordo sarebbero iniziate nel 2022, quando in Australia è entrato in carica il governo laburista guidato da Anthony Albanese. Albanese aveva messo la liberazione di Assange tra le priorità diplomatiche del suo governo, al punto che nell’ottobre del 2023, in una visita alla Casa Bianca, ne aveva parlato direttamente col presidente statunitense Joe Biden. La Bbc rivela che, secondo diverse fonti diplomatiche, il governo di Albanese avrebbe ha fatto pressione anche su quello britannico attraverso l’ambasciatore Stephen Smith. Non è chiaro esattamente perché Albanese si sia preso così tanto cura del caso di Assange: il padre del fondatore di WikiLeaks, John Shipton, ha raccontato di avere pranzato più volte con lui quando era capo dell’opposizione al parlamento australiano. Allora Albanese gli avrebbe assicurato di voler fare "il possibile" per liberare Assange.
Un punto di svolta nella sentenza del tribunale di Londra
Lo stesso Joe Biden, in passato, era parso più orientato a un accordo di quanto non lo fossero diversi funzionari dell'Fbi e del ministero della Giustizia. Nell’aprile di quest'anno, poi, il presidente americano aveva detto esplicitamente di tenere in considerazione un accordo per liberare Assange, la cui incriminazione era avvenuta durante l’amministrazione di Donald Trump. A detta di molti, la svolta va cercata nella sentenza emessa a fine maggio dal tribunale di Londra, nel Regno Unito, che aveva concesso ad Assange la facoltà di fare appello contro l’ordine di estradizione emesso dagli Stati Uniti. A quel punto le autorità statunitensi e britanniche avrebbero capito che il caso giudiziario sarebbe durato ancora molti anni, tra ricorsi e controricorsi: la possibilità di chiuderlo in anticipo, con una condanna “concordata”, ha acquisito a quel punto maggiore consistenza.