Durante la maratona elettorale, durata sei settimane, hanno votato 642 milioni di cittadini. Il primo ministro nazionalista Narendra Modi ha già rivendicato sui social la vittoria per il terzo mandato consecutivo. Crolla però il consenso per l'alleanza Nda, guidata dal premier, ed è testa a testa con il fronte dell'opposizione. Esulta Raul Gandhi
In India si sta per concludere lo spoglio delle elezioni legislative. Durante la maratona elettorale, durata sei settimane, hanno votato 642 milioni di cittadini. Il primo ministro nazionalista Narendra Modi ha già rivendicato sui social la vittoria per il terzo mandato. "La gente ha riposto la propria fiducia nell'Nda (Alleanza Nazionale Democratica) per la terza volta consecutiva", ha scritto Modi sulla piattaforma di social media X. "Questa è un'impresa storica nella storia dell'India". In realtà però il suo partito ha vinto le elezioni ma con forti perdite, sia rispetto al 2019, sia rispetto alle aspettative della vigilia. Quasi al termine dello scrutinio, i risultati ufficiali danno l'alleanza Nda del premier a 292 seggi, e il fronte di opposizione India a 232, rispettivamente al 45% e al 41%. Quasi un testa a testa che a quanto pare Modi e il suo partito proprio non si aspettavano. Come non si aspettavano che il Bjp si fermasse a soli 239 seggi, perdendone 64 rispetto al 2019, mentre il Congresso di Raul Gandhi sale a 100 seggi, guadagnandone 48. Per formare il governo in India è necessario che un singolo partito, o una alleanza, abbiano almeno 272 sui 543 seggi totali del Parlamento.
Le elezioni in India
Gli elettori indiani, quindi, sono stati 642 milioni. Secondo il capo della Commissione Elettorale Rajiv Kumar, “si tratta di un record mondiale, un momento storico per tutti noi". Il dato, ha aggiunto, “mostra l'incredibile potere degli elettori indiani che hanno preferito il voto all'apatia, la convinzione al cinismo e hanno riconfermato l'ineguagliabile forza della democrazia indiana”. Dei 642 milioni di elettori, 312 milioni sono state donne, quasi la metà. I 642 milioni costituiscono il 66,3% del totale degli aventi diritto, in leggero calo rispetto alle ultime elezioni generali del 2019. Nel corso delle sei settimane di voto, iniziate lo scorso 19 aprile e terminate l’1 giugno, non si è verificato nessun episodio rilevante di violenza. Gli elettori hanno votato in sette fasi nell'arco delle sei settimane, per facilitare l'immensa operazione logistica. Una delle ultime città in ordine di tempo a esprimersi è stata Varanasi (o Benares), città santa indù situata nel nord del Paese, dove affluiscono i fedeli che vengono a cremare i propri morti sulle rive del Gange. I seggi si sono chiusi l’1 giugno, quando i vari funzionari hanno impacchettato le macchine per il voto elettronico e sigillato le custodie con cera di candela, in linea con i regolamenti elettorali, in vista del conteggio dei voti.
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Come sono andate le elezioni
Come da previsioni, il primo ministro Narendra Modi, 73 anni, ha vinto il terzo mandato. Ma con risultati piuttosto deludenti rispetto alle aspettative. La coalizione Nda guidata dal partito del premier, anche se formerà il governo, ha pesanti perdite. Non solo il Bjp non ha sfondato nel sud del Paese, dove non è mai stato presente, ma ha perso clamorosamente nell'area centrale, la sua tradizionale roccaforte, nota come "hindi belt". La sconfitta più bruciante è quella nello Stato dell'Uttar Pradesh, dove il premier ha perso persino nel collegio di Ayodhya, la città simbolo del connubio tra induismo e politica, dove lo scorso gennaio è stato inaugurato con una campagna martellante il tempio dedicato al dio Ram. Tutt'altra atmosfera nella sede del partito del Congresso, dove sin dalla mattina con l'arrivo dei primi risultati, hanno iniziato a suonare canti e tamburi. E dove, a metà pomeriggio, l'arrivo di Rahul Gandhi, affiancato dalla madre Sonia e dal presidente del partito Karghe, è stato accolto da applausi interminabili. "Gli elettori hanno punito la protervia del Bjp", ha detto Gandhi. Che ha aggiunto: "Non avevamo dubbi sul fatto che gli indiani avrebbero dato la risposta giusta: ha vinto la Costituzione e sono state sconfitte le bugie".
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Modi “fiducioso” della vittoria
Modi, comunque, si è detto da subito "fiducioso" della vittoria: ha già regalato al suo partito, il Bharatiya Janata Party (Bjp), due vittorie schiaccianti nel 2014 e nel 2019, in gran parte grazie al suo appello all'elettorato indù. L'opposizione lo ha accusato di alimentare conflitti interreligiosi e le tensioni religiose. Diverse inchieste legali aperte contro i suoi oppositori e un'inchiesta fiscale che quest'anno ha congelato i conti bancari del Congress, il più grande partito dell'opposizione indiano, hanno ulteriormente rafforzato l'ascesa di Modi. L'immagine di Narendra Modi è stata rafforzata in patria anche dalla crescente influenza diplomatica ed economica dell'India, che nel 2022 ha superato la Gran Bretagna come quinta economia mondiale.
I motivi della flessione di Modi
"Il mandato degli elettori è contro il Bjp e il premier Modi dovrebbe dimettersi per ragioni morali", è la tesi di altri leader delle opposizioni. Come quello dell'Aap Sanjay Singh, o della governatrice del West Bengal Mamata Banerjee. Come hanno sottolineato moltissimi commentatori nei talk show fiume su tutti i media, gli elettori hanno dimostrato di essere preoccupati per l'inflazione e la disoccupazione. E non hanno apprezzato la campagna di Modi, tutta imperniata su toni solo trionfalistici e sull'obiettivo di 400 seggi, sempre più esasperata e divisiva, con ripetuti attacchi alla comunità musulmana.