Afghanistan, leader Talebano: "Lapideremo le donne adultere in pubblico"

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Il  mullah Hibatullah Akhundzada ha dichiarato, inoltre, che la lotta contro la democrazia continuerà e ha definito i difensori dei diritti umani occidentali “rappresentanti del diavolo”

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Con un annuncio shock i talebani hanno detto che inizieranno a lapidare a morte in pubblico le donne accusate di adulterio. Rivolgendosi ai funzionari occidentali in un messaggio vocale trasmesso dalla Tv di Stato, il leader supremo, Hibatullah Akhundzada, ha annunciato che il gruppo inizierà a far rispettare la sua interpretazione della sharia in Afghanistan, reintroducendo anche la fustigazione pubblica e la lapidazione delle donne per adulterio. A riferirlo, i media britannici, tra cui il Telegraph.

La lotta alla democrazia

Hibatullah Akhundzada ha dichiarato, inoltre, che la lotta contro la democrazia occidentale continuerà. “Dite che è una violazione dei diritti delle donne quando le lapidiamo a morte”, ha detto il mullah nel messaggio girato nel fine settimana, “ma presto attueremo la punizione per l’adulterio. Frusteremo le donne in pubblico. Le lapideremo a morte in pubblico”. Il leader supremo ha poi aggiunto che i diritti delle donne sostenuti dalla comunità internazionale sono contrari alla dura interpretazione della Sharia islamica da parte dei talebani. “Le donne vogliono i diritti di cui parlano gli occidentali? Sono contrari alla Sharia e alle opinioni del clero, il clero che ha rovesciato la democrazia occidentale”, ha detto.

 

L'Occidente è il diavolo

Il leader supremo ha voluto avvertire principalmente coloro che, in Occidente, criticano il governo talebano, che Akhundzada controlla di fatto da Kandahar, attraverso editti basati sulla sua interpretazione rigorosa dell’Islam. Nel messaggio il mullah, che nessuno ha mai visto in volto, ha definito i difensori dei diritti umani occidentali “rappresentanti del diavolo”.

La situazione delle donne in Afghanistan

I talebani sono tornati al potere nell'agosto del 2021, da allora il regime ha bloccato l'istruzione femminile oltre le scuole elementari e ha imposto crescenti restrizioni alla partecipazione delle donne nei luoghi di lavoro pubblici e privati, impedendo loro di lavorare con l'Onu e altre organizzazioni umanitarie. Akhundzada giustifica queste misure affermando di seguire la cultura afghana e i principi islamici.

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