La pronuncia della sentenza a carico del cofondatore di WikiLeaks è stata letta dall'Alta Corte londinese questa mattina. Per ora non sarà estradato in America e ci sarà una nuova udienza
È arrivato l'atteso verdetto dell'Alta Corte di Londra sull'appello finale della difesa di Julian Assange, il giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks, contro la sua contestata procedura di estradizione che dal Regno Unito potrebbe portarlo negli Stati Uniti. I giudici hanno deciso che Assange potrà ricorrere contro l'estradizione negli Usa. A partire dal 2010, il reporter ha diffuso circa 700 mila documenti riservati che trattavano anche di crimini di guerra commessi fra Iraq e Afghanistan, sottratti al Pentagono o al Dipartimento di Stato Usa. Per ora quindi niente estradizione per Assange.
Il caso è stato aggiornato al 20 maggio
Nella sentenza, di 66 pagine, inoltre, i giudici hanno anche chiesto al governo di Washington di fornire entro tre settimane ulteriori garanzie sul fatto che, se estradato, i diritti del giornalista accusato di spionaggio saranno rispettati. E che non rischierà la pena di morte. Il caso è stato aggiornato al 20 maggio.
Le condizioni di salute di Assange
Il mese scorso Assange non solo non era riuscito a presenziare di persona alle udienze all'Alta Corte, ma anche ad assistervi in videocollegamento a causa dell'aggravamento di condizioni di salute sempre più precarie dopo quasi 5 anni di reclusione preventiva nel tetro carcere di massima sicurezza londinese di Belmarsh, seguiti ai sette da rifugiato nella clausura murata di una stanza dell'ambasciata dell'Ecuador nella capitale britannica.