Francia, l'Assemblea Nazionale approva proposta di legge per tassare capi di fast fashion

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Il testo è stato presentato da Horizons, partito di maggioranza alleato a Renaissance, la formazione del presidente Emmanuel Macron. Dopo essere stata adottata in prima lettura, adesso la proposta dovrà passare in Senato

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In Francia la proposta di legge approvata dell’Assemblea Nazionale punta a penalizzare la “fast fashion” o moda usa e getta. Il testo è stato presentato da Horizons, partito di maggioranza alleato a Renaissance, la formazione del presidente Emmanuel Macron. Dopo essere stata adottata in prima lettura, adesso la proposta dovrà passare in Senato. Tra le varie misure è previsto il divieto di pubblicità di capi d’abbigliamento a prezzi troppo bassi e una “tassa ambientale”. In questo modo la Francia sarà “il primo Paese al mondo a legiferare per limitare le derive dell’ultra fast-fashion”, ha detto il ministro della Transizione ecologica, Christophe Bechu, intervenendo nell’emiciclo. Questa legge dallo spirito protezionistico, ha attirato numerose critiche sui social.

I tre articoli su cui si basa

Il disegno di legge si compone di tre articoli. Il primo prevede che, in tutti gli ecommerce accanto al prezzo, vengano inseriti dei messaggi che incoraggino al riuso e alla riparazione e diano informazioni sul loro impatto ambientale. Poi viene introdotta la tassa, che si basa sul principio di EPR, cioè responsabilità estesa del produttore, che è responsabile di tutto il ciclo di vita del prodotto, dalle materie prime usate al suo smaltimento. Infine un articolo che limita la pubblicità che incoraggia all’acquisto di abiti e accessori prodotti da marchi di fast fashion.

 

Obiettivo, meno inquinamento

L’obiettivo della legge è chiaro: ridurre l’impatto ambientale dell’industria tessile, fornendo anche maggiore informazione ai consumatori sulle conseguenze della sovraproduzione di abbigliamento. Non è ancora chiaro, invece, quali saranno i perimetri di applicazione e se il prezzo (basso e bassissimo) sarà sufficiente a far scattare le sanzioni e i divieti. Da capire se si tratterà solo di uno dei criteri a cui dovranno sommarsi dati tangibili sulle emissioni e sull’inquinamento causato dalla produzione delle collezioni.

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