Diario da Mosca, la Russia si prepara alle elezioni senza una campagna elettorale

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Gianluca Ales

Gianluca Ales

Sono circa 114 milioni gli elettori chiamati a votare per l’elezione del presidente della Federazione. Nessun dubbio sulla riconferma di Vladimir Putin, che potrà guidare il Paese fino al 2030

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“Mi raccomando, siate imparziali e scrivete la verità, ché in Occidente i media hanno detto molte falsità su di noi”. Il tono non è severo, anzi. Il giovane poliziotto che ci ferma all’aeroporto Vnukovo di Mosca ha un tono più dispiaciuto che ostile, come di chi è deluso e amareggiato, soprattutto quando scopre che siamo italiani. “Abbiamo sempre avuto ottimi rapporti!”, dice infatti con rammarico.

Il ritorno della “burokracia”

L’accoglienza alla sparuta pattuglia di giornalisti stranieri atterrata a mezzanotte nella capitale della Federazione dà un po’ il senso dell’atmosfera che si coglie appena arrivati. Né inimicizia né tensione, ma noia, per l’esausta reiterazione di un modello. Così come la burokracia estenuava gli ospiti occidentali dell’Unione Sovietica con procedure infinite, così all’ingresso della Federazione Russa si è costretti a una lunga fila per il controllo dei passaporti, e poi a una sorta di “intervista” - in quanto giornalisti - che si risolve in un pacchetto di domande standard e raccomandazioni generiche a “fare i bravi”. Un tempo non era così. O almeno, non più. Ora – sembrano dire i poliziotti, come di fronte a una seccatura - ci avete costretti a tornare ai vecchi modelli.

Elezioni senza suspence

È la vigilia delle consultazioni federali per l’elezione del Presidente russo. Non c’è alcun dubbio che Vladimir Vladimirovic Putin sarà nuovamente riconfermato nella sua carica. Non a caso lo stesso Putin ha ridotto al minimo le attività elettorali, e si è limitato a un appello a recarsi alle urne, soprattutto ai nuovi russi del Donbass, di Zaporizhzhja e della Novorossya, definendolo un “gesto patriottico”. C’è chi potrebbe scorgervi una preoccupazione per l’unica incognita che grava su queste consultazioni: l’affluenza alle urne. Perché ridotta la rosa dei candidati a 4, con tre sfidanti che non hanno alcuna chance di impensierire Putin, il dissenso si è affidato a un’arma ambigua e inafferrabile, e proprio per questo potenzialmente affilata: l’astensione.

Il “mezzogiorno contro Putin”

Sia Iulia Navalnaya che Maksim Reznik hanno infatti invitato a una pacifica manifestazione per l’ultimo giorno delle elezioni: “mezzogiorno contro Putin”, chiedendo ai loro sostenitori di manifestare tutti alle 12 del 17 marzo di fronte ai seggi. Poi di annullare le schede o di votare qualsiasi altro candidato che non sia Putin. Convogliando così dalla propria parte tutto l’arcipelago degli scontenti. Un’operazione scaltra, perché aggrega qualunque forma di dissenso, ma al tempo stesso fragile, perché impossibile da verificare. E però, se è vero che l’opposizione ha perso molti pezzi, con l’esclusione degli unici candidati contrari a quella che Mosca definisce “operazione speciale” in Ucraina, Boris Nadezhdin ed Ekaterina Duntsova, esclusi dalle urne per irregolarità formali, bisogna anche dire che il sostegno a Putin è solido.

Una campagna assente

Perché certo: Mosca non è la Russia e il centro di Mosca non è tutta la città, ma, appena arrivati, colpisce il fatto che non si veda traccia di campagna elettorale. Nessun manifesto campeggia sulle strade, nessun volantino viene distribuito se non in pochi sparuti crocchi di persone. Per le strade troneggiano ancora gli addobbi natalizi, cui si sommano i cartelli per Maslenica, la “settimana grassa” russa, un carnevale tardivo grazie allo sfalsamento dei calendari ortodosso e cattolico. Nessuna tensione, nessuna attesa. Sulla Piazza Rossa, però, tra frotte di turisti – soprattutto asiatici – si vede il montaggio in corso di un palco imponente. Si legge: “10 anni dal ritorno al porto natale di Crimea e Sebastopoli”.

Un anniversario chiave

Era in effetti 10 anni fa quando gli “uomini verdi” – quasi certamente mercenari della Wagner - comparvero nelle strade e nei punti strategici della penisola ucraina, dando il via a uno smottamento geopolitico che stiamo ancora vivendo. A Mosca è occasione di festa. Fissata per lunedì 18 marzo, il giorno dopo la chiusura delle urne. Causalità o meno, è come un cerchio simbolico che si chiude. Il pannello dei partecipanti è stato chiuso.

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