In Inghilterra la menopausa è riconosciuta come possibile motivo di disabilità sul lavoro

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Tiziana Prezzo

Tiziana Prezzo

Pescara, Italy 15/07/2005: Job Center.©Andrea Sabbadini

L’authority inglese competente invita i titolari ad adottare misure per le donne che presentano sintomi tali da vedere pregiudicate le proprie prestazioni. Chi non si adegua potrebbe essere citato in giudizio per discriminazione. Ma il mondo medico-scientifico, come quello delle imprese, si divide: giusto classificare in questo modo una fase naturale della vita? (la corrispondente)

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LONDRA - La menopausa è un passaggio molto delicato per la stragrande maggioranza delle donne tra i 40 e i 55 anni, che può avere effetti anche sulla qualità della vita. L’ente di controllo inglese per le pari opportunità riconosce ora questo aspetto, al punto da avvisare i datori di lavoro che potrebbero essere citati in giudizio per discriminazione qualora non compissero “ragionevoli adeguamenti” per le donne in menopausa. Tra le misure possibili, il consentire loro di lavorare da casa, abbassare la temperatura in ufficio, modificare gli orari in modo tale che, chi ha problemi col sonno, possa iniziare più tardi. Il Servizio Sanitario Nazionale (NHS)  già nel 2022 aveva emanato una circolare per dotare infermiere e dottoresse di uniformi in un tessuto traspirante per aiutare contro gli improvvisi eccessi di sudorazione.

I possibili provvedimenti legali

La Commissione per l’uguaglianza e i diritti umani ha fornito ai datori di lavoro una guida che chiarisce i loro obblighi legali nei confronti delle dipendenti che accusano sintomi quali difficoltà a dormire, vampate di calore e “brain fog”, ovvero una condizione transitoria di annebbiamento del cervello. La guida, che sottolinea come le donne debbano essere protette da discriminazioni basate sull’età e sul sesso, afferma che i sintomi della menopausa possono essere considerati una disabilità ai sensi dell'Equality Act se hanno un “impatto sostanziale e a lungo termine” sulla capacità di una donna di svolgere le attività quotidiane. L’organo di vigilanza si spinge oltre, avvisando che l’uso di un linguaggio che “ridicolizza” le donne in menopausa potrebbe essere considerato molestia e che i datori di lavoro che prendono provvedimenti disciplinari a causa di “assenze legate a questa sindrome” potrebbero essere citati in giudizio per discriminazione.

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Dubbi sull’opportunità di definirla una “disabilità”

Il provvedimento sta inevitabilmente facendo discutere e in molti casi non è stato accolto favorevolmente. Alcuni datori di lavoro, tra cui la Police Federation of England and Wales, hanno già sollevato dubbi sull’opportunità di classificare come disabilità una fase naturale della vita come la menopausa. Dubbi condivisi anche da parte della comunità medico-scientifica, che si interroga sull’opportunità di classificare in questo modo fasi naturali della vita come la menopausa e la pubertà. Alcuni parlamentari hanno sostenuto che un’alternativa migliore sarebbe quella di una nuova legge che garantista ai datori di lavoro politiche specifiche, tra cui il “congedo per menopausa”.

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Si stima che nel Regno Unito circa 13 milioni di donne, pari a un terzo della popolazione femminile, stiano attraversando o abbiano attraversato la menopausa. Le donne in post-menopausa rappresentano la fascia demografica in più rapida crescita della forza lavoro, con quasi cinque milioni di donne tra i 50 e i 64 anni che lavorano.  Secondo un recente sondaggio condotto su duemila donne dalla campagna Menopause Mandate, due terzi delle donne in menopausa affermano che i sintomi hanno influito sul loro lavoro.

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