Caccia, si lavora all’aereo di sesta generazione Gcap: coinvolta l’italiana Leonardo
Nel 2035 potrebbe entrare in servizio un nuovo modello di caccia, sul quale già lavorano da anni Gran Bretagna, Giappone e Italia (in particolare l’azienda Leonardo). Il governo ha già promesso di aumentare i fondi per il programma da 3,8 a 8,8 miliardi di euro fino al 2037
- Presto potremmo veder volare nei cieli il successore dell’Eurofighter Typhoon, il caccia sul quale stanno lavorando da anni la Gran Bretagna, che lo aveva annunciato nel 2018, l’Italia e il Giappone. La fase di sviluppo dovrebbe iniziare nel 2024 e il velivolo entrare in servizio nel 2035
- Sappiamo già il nome: si potrebbe infatti chiamare Gcap, ovvero Global Combat Air Program, il nuovo nome dell’originario progetto Tempest, che punta a realizzare un cacciabombardiere di sesta generazione
- Quando si parla di sesta generazione si fa riferimento nel gergo dell’industria delle armi a un velivolo più evoluto rispetto all’F-35, il micidiale, ma controverso per i costi elevati, cacciabombardiere prodotto da Lockheed in un programma internazionale con molti Paesi, al quale ha aderito anche l’Italia
- Ovviamente il complesso di sesta generazione non comprende solo il velivolo, cioè l’aereo in sé e per sé, ma tutto il sistema, compresi gli sciami in cui ci saranno anche droni, cioè aerei senza pilota a bordo. Un vero e proprio sistema dei sistemi, come lo definiscono i tecnici: l’articolazione più concreta, però, è materia coperta da segreto
- Ma come funzionerà la società tra Italia, Gran Bretagna e Giappone? Il 14 dicembre scorso a Tokyo è stato firmato il trattato internazionale dai ministri della Difesa dei tre Paesi, Minoru Kihara (Giappone), Grant Shapps (Gran Bretagna) e Guido Crosetto, che hanno firmato la Convenzione sull’istituzione della Gcap international government organization (Cigo)
- Nel documento si specifica che in Gran Bretagna ci saranno sede organizzativa e industriale, ma il primo manager sarà giapponese. Nella struttura industriale sottostante il primo Ad sarà un italiano, espresso da Leonardo. Nell’ex Finmeccanica il direttore del programma Gcap è Guglielmo Maviglia, ma sul nome del manager sono ancora in corso riflessioni
- La partecipazione è perciò paritetica, come ha anche rivendicato il ministro Crosetto. “Per la prima volta l’Italia parteciperà con la stessa dignità (33%) a un programma di questa portata”. Il riferimento è a un analogo progetto, quello dell’Eurofighter, dove la quota italiana è il 22%, cioè molto inferiore a quella britannica e tedesca, i due Paesi che guidano il programma
- La prima adesione di Leonardo è arrivata nel 2018, quando l’Ad del gruppo era Alessandro Profumo, sostituito il 9 maggio 2023 da Cingolani. La capofila fin dall’inizio è Bae Systems, primo gruppo europeo nell’industria militare e Leonardo ha sempre partecipato con le sue controllate britanniche, prima di avere il via libera dal governo Conte, che ha investito due miliardi di euro
- Una nota congiunta delle tre aziende leader nazionali dell’industria della difesa dice che "hanno accolto calorosamente la firma della Convenzione". Il Documento programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2023-2025 presentato al Parlamento dal ministro Crosetto in ottobre prevede un aumento della spesa prevista per il programma, dai 3,8 miliardi già stimati nel 2022 a 8,8 miliardi, in un arco pluriennale fino al 2037. Parteciperanno anche altre aziende italiane
- In Europa il Gcap convive con un analogo programma di un nuovo cacciabombardiere, l’Fcas lanciato nel 2017 da Francia e Germania, ancora in fase di sviluppo. Molti analisti ritengono che nel Continente europeo non ci sia spazio per due costosi programmi aeronautici militari, ma per unificarli servirebbe convincere i francesi di Dassault, coloro che hanno realizzato il Mirage e il Rafale, a rinunciare alla sovranità industriale