Ecuador, tentato golpe dei narcos, assalti e violenze: cosa sta succedendo

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È bastato che il giovanissimo neopresidente, Daniel Noboa, dichiarasse mano dura contro il narcotraffico per far scattare una reazione con scene da guerra civile. Assaltata uno studio televisivo in diretta, rivolte nelle carceri e scene di guerriglia. Polizia e forze armate hanno risposto alle violenze: diverse vittime e centinaia di arresti tra i narcos. Ecco cosa sta succedendo

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L'Ecuador è piombato nel caos all'improvviso, in maniera violenta. Ci sono nomi - come Aguilas Fatales, Latin Kings, Los Lobos, los Tiguerones - che per gli ecuadoriani rappresentano il terrore. Cosa sta succedendo? Il nuovo presidente Daniel Noboa ha di fatto dichiarato guerra al narcotraffico per far scattare una reazione con scene da guerra civile. Una violenza mai vista prima d'ora. Panico in diretta televisiva per gli spettatori del canale TC Television di Guayaquil: un gruppo d'assalto con persone a volto coperto ha interrotto una trasmissione tv in diretta con pistole, fucili e granate. Terrore per il conduttore, a cui è stata messa nel taschino della dinamite. "State calmi, che qui saltiamo tutti in aria", così si è rivolto agli agenti, chiedendo di non intervenire. Caos e violenze che non lasciano tranquilla la comunità internazionale, preoccupata per il futuro dell'Ecuador. (ECUADOR NEL CAOS: LE FOTO - ADOLFO MACIAS: CHI E' FITO, IL BOSS DEL NARCOTRAFFICO)

La situazione

Ed è successo anche molto altro, come si è potuto vedere sui social, con video ripresi dentro i grandi penitenziari dominati dalle gang. Guardie carcerarie uccise con colpi di pistola in testa, un'altra persona impiccata mentre i delinquenti col passamontagna promettevano di mettere a ferro e fuoco il Paese. Tutto è esploso con la scoperta dell’evasione dal penitenziario della Regional del boss José Adolfo Macias, soprannominato "Fito", capo de Los Choneros, la banda più potente con i suoi 25mila uomini armati, troppi se si pensa che la polizia nazionale ha poco meno di 50mila agenti. 

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La risposta del governo

Però, la risposta del governo non si è fatta attendere. L'esercito e la polizia dell'Ecuador hanno arrestato 329 membri di bande criminali e ne hanno eliminati altri cinque dopo che nel paese sono scoppiati disordini armati. Lo ha riferito Jaime Vela Eraso, capo del comando congiunto delle forze armate. "Abbiamo confiscato 61 armi di diverso calibro, 418 munizioni, 24 ordigni esplosivi e abbiamo arrestato 329 terroristi. Quarantuno persone sono state liberate dalla prigionia. Abbiamo eliminato cinque terroristi", ha detto alla conferenza trasmessa dalla televisione Ecuavisa. Il funzionario militare ha sottolineato che dopo gli scontri con tre bande criminali armate, le forze di sicurezza hanno riportato in prigione 28 prigionieri fuggiti. Non solo. Vela Eraso ha aggiunto che nelle carceri dove sono avvenuti scontri non sono stati uccisi ostaggi. Secondo dati ufficiali, almeno 139 persone sono tenute in ostaggio da bande armate nelle carceri dell'Ecuador. 

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Esercito al confine

Inoltre, l'esercito colombiano ha dispiegato 180 militari alla frontiera con l'Ecuador come misura di sicurezza preventiva a fronte della situazione nel paese vicino: "I militari assisteranno le operazioni di sicurezza, pronti a reagire a qualunque situazione", ha annunciato l'esercito colombiano sul suo account X. Le autorità peruviane hanno dichiarato il giorno precedente lo stato di emergenza per 60 giorni nella zona di frontiera con Ecuador e Colombia, rafforzando la presenza delle forze di polizia a seguito degli eventi in Ecuador. 

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