Noé Bafania-Efete, di 33 anni, è stato arrestato ieri a Sevran a casa del padre e agli agenti che l’hanno fermato ha detto "so perché siete qui e perché sono in arresto". Seguito dal 2017 dai servizi di assistenza sanitaria per una grave forma depressiva e psicotica, nel 2019, al culmine di una crisi, aveva già accoltellato la compagna. La donna però non aveva sporto denuncia e la procedura era stata archiviata perché l'uomo fu dichiarato non in grado di intendere e volere
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"Beatrice era una donna buonissima, sempre sorridente. Faceva tutto lei per la sua famiglia, per i bambini. Lui, il marito, non lavorava. Non riesco a capire come abbia fatto una cosa del genere, viveva in un mondo suo, non parlava con nessuno". Così una vicina di casa descrive Noé Bafania-Efete, l’uomo di 33 anni arrestato ieri in Francia con l’accusa di aver ucciso - il giorno di Natale - la moglie 35enne e i suoi quattro figli nella loro casa di Meaux, a pochi chilometri da Parigi. Fermato a Sevran a casa del padre, l’uomo agli agenti che l’hanno fermato ha detto "so perché siete qui e perché sono in arresto" e, ha riferito il pubblico ministero Jean-Baptiste Bladier, "ha parlato del suo disagio personale e della sua depressione". Poi è stato trasferito direttamente in ospedale psichiatrico ed è stato impossibile per ora interrogarlo.
I problemi psichici e l’aggressione nel 2019
Lo sfondo della tragedia di questa famiglia di origini haitiane - ma Noé Bafania-Efete è nato in Francia - è quello di una famiglia in gravi difficoltà, con l'uomo seguito dal 2017 dai servizi di assistenza sanitaria per una grave forma depressiva e psicotica. Quell’anno aveva tentato il suicidio. Nel 2019, al culmine di una crisi, aveva già accoltellato Beatrice, la sua compagna di una vita con la quale aveva un legame iniziato 14 anni fa. I due si erano sposati un mese fa, a novembre. Noé Bafania-Efete non era formalmente pregiudicato, ha spiegato il procuratore, nonostante la coltellata alla spalla della compagna che era incinta e avrebbe partorito un mese e mezzo più tardi. Nata ad Haiti, Beatrice aveva rifiutato di sporgere denuncia contro il compagno in quell'occasione, respingendo anche l'aiuto di un'associazione di assistenza alle vittime di violenza. L’uomo era stato comunque arrestato e posto in stato di fermo, ma subito dopo trasferito in ospedale psichiatrico. Ripeteva che non era stata sua intenzione far male alla compagna che amava: "La coltellata - disse agli agenti che lo interrogavano - è partita da sola". La procedura fu archiviata perché l'uomo fu dichiarato non in grado di intendere e volere.
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I racconti dei vicini
Chi conosceva la coppia descrive Beatrice come una donna che "lavorava moltissimo, coraggiosa, generosa e solare". Esattamente il contrario del compagno: "Non li ho mai visti insieme - dice un vicino di casa - Lei lavorava e faceva da mangiare per tutti". Un'amica rincara: "Lei faceva tutto, lui non faceva niente". Un altro vicino dice di "non conoscere la voce" dell'assassino, di averlo visto soltanto accompagnare i figli la mattina - a scuola o al nido - e "restare seduto tutto il giorno, d'estate, su una panchina".