“I numeri delle gravi violazioni sono estremamente allarmanti. Soprattutto perché i casi accertati rappresentano probabilmente solo la punta dell’iceberg. Ogni bambino che cresce in contesti di guerra potrebbe essere a rischio”, ha commentato Gudrun Østby, professore di ricerca presso il Peace Research Institute di Oslo, che ha collaborato al rapporto
- Le violazioni gravi contro di loro nelle guerre sono aumentate del 13%, raggiungendo una media di 76 al giorno. L’Organizzazione pubblica il rapporto “Stop the war on children” insieme al nuovo sito web che mappa tutte le violazioni e avverte che le cifre sono destinate ad aumentare nel 2023 a causa della crisi di Gaza e in Sudan
- Un bambino su sei (in totale 468 milioni di bambini) nel 2022 viveva in una zona di guerra, mentre il numero di gravi violazioni commesse nei confronti dei bambini in contesti di conflitto è aumentato del 13%, raggiungendo il numero complessivo di 27.638, in media 76 al giorno
- È quanto emerge dal rapporto “Stop the war on children”, pubblicato oggi da Save the Children, secondo il quale il numero di gravi violazioni nei confronti dei minori (uccisioni e mutilazioni, rapimenti, stupri e violenze sessuali, reclutamento ed utilizzo in forze e gruppi armati, attacchi a scuole e ospedali e diniego di accesso umanitario) ha raggiunto nel 2022 il livello più alto dal 2005, anno in cui sono iniziate le rilevazioni di questo tipo
- In particolare, sono stati 8.647 i bambini uccisi o mutilati, in crescita rispetto agli 8.113 del 2021. Il Paese con il maggior numero di casi di minori uccisi o mutilati, secondo il rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite, è stata l’Ucraina (1.386), mentre già nel 2022 nei Territori palestinesi occupati 1.134 bambini sono stati uccisi o hanno subito mutilazioni, in particolare nella Striscia di Gaza, cifra destinata a salire vertiginosamente nel 2023
- La seconda grave violazione per numero di casi registrati è stata il reclutamento e l’utilizzo dei minori nei conflitti: 7.610 gli episodi verificati nel 2022, in crescita del 20% rispetto al 2021
- Sempre nel 2022, circa 468 milioni di bambine e bambini – uno su sei – vivevano in zone di conflitto (con un aumento del 2,8% rispetto all’anno precedente). Il continente africano è l’area con il maggior numero assoluto di minori in contesti di guerra, mentre il Medio Oriente, già prima del conflitto in corso a Gaza, registrava la proporzione più elevata, pari a un bambino su tre
- In generale, secondo l’analisi elaborata da Save the Children sulla base di diversi indicatori, è la Repubblica Democratica del Congo il Paese peggiore in cui potesse vivere un minore nel 2022 a causa della guerra, seguito dal Mali e dal Myanmar. Ad essi si aggiungono, in ordine alfabetico altri paesi che ricoprono le prime dieci posizioni, quali: Afghanistan, Burkina Faso, Nigeria, Somalia, Siria, Ucraina e Yemen
- “È un momento terribile per essere un bambino in guerra. Le leggi globali che erano state istituite per proteggere i bambini dalle violenze peggiori che potevano essere commesse contro di loro si stanno sgretolando. Gli attuali trend testimoniano che si sta andando nella direzione sbagliata. Le violazioni contro i bambini aumentano anno dopo anno”, ha dichiarato Inger Ashing, direttrice Generale di Save the Children International
- “I numeri delle gravi violazioni sono estremamente allarmanti. Soprattutto perché questi casi accertati rappresentano probabilmente solo la punta dell’iceberg. Ogni bambino che cresce in contesti di guerra potrebbe essere a rischio”, ha commentato Gudrun Østby, Professore di ricerca presso il Peace Research Institute di Oslo, che ha collaborato al rapporto
- Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha identificato sei gravi violazioni contro i bambini in situazioni di conflitto armato: uccisione e mutilazione di bambini; reclutamento o utilizzo di bambini nelle forze e nei gruppi armati; stupro e altre forme di violenza sessuale contro i bambini; rapimento di bambini; attacchi contro scuole e ospedali; diniego di accesso umanitario ai bambini