Cop28, muro dell’Opec sulle fonti fossili. Ue: disgustoso
MondoAlla conferenza sul clima delle Nazioni Unite, l’organizzazione invita i Paesi produttori di petrolio a rigettare qualsiasi riferimento alle fonti fossili dal testo finale. “Una posizione disgustosa”, dice la Spagna. Nessuno stupore per l’Italia
È ancora presto per capire come andrà a finire, ma alla Cop28 c’è chi mostra segni di nervosismo. È l’Opec, l’organizzazione che raggruppa 13 Paesi produttori di petrolio. Insieme a gas e carbone principali responsabili della crisi climatica. Dopo avere letto una bozza del testo con riferimenti all’eliminazione delle fonti fossili, il segretario dell’organizzazione ha scritto una lettera invitando gli stati petroliferi a rifiutare qualsiasi accordo che abbia come riferimento “l’energia più che le emissioni”.
“Non andremo in silenzio nelle nostre tombe”
Di posizione disgustosa parla Teresa Ribera, vicepremier spagnola. La leader che in queste ore sta guidando più di altri le mosse dell’Unione europea in questi negoziati. Le Isole Marshall, tra le isole che rischiano di scomparire a causa della crisi climatica non ci stanno: “Non andremo in silenzio nelle nostre tombe”, fa sapere il loro ministro dell’Ambiente. Nessuno stupore invece dall’Italia. “Sarebbe da stupirsi se l’Opec non tutelasse i propri interessi”, dice a Progress su Sky TG24 il nostro ministro, Pichetto Fratin: “Sta alla valutazione complessiva di Cop – aggiunge – dare un percorso che è quello della decarbonizzazione”.
Si sblocca il nodo sulla prossima Cop
Ma se è ancora presto per capire come finirà questa Cop nelle ultime ore, almeno, si è capito dove si terrà la prossima conferenza sul clima delle Nazioni Unite. Dovrebbe essere Baku, in Azerbaigian. Dopo il veto di Mosca su una scelta europea, Bruxelles ha ritirato la candidatura della Bulgaria e ha appoggiato quella di Baku su cui nel frattempo era caduto un altro veto: quello dell’Armenia. Le regole della democrazia portano dunque la Cop in un altro Paese produttore di petrolio.
Nuova protesta, tra guerra in medioriente e clima
Mentre nelle stanze dell’Expo di Dubai si negozia, negli spazi all’esterni si assiste a una nuova manifestazione. La più grande vista fino ad ora. Con musica e slogan che richiamano la guerra in Medioriente e, ovviamente, la giustizia climatica.