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Indi Gregory, appello rifiutato: domani distacco macchine. No al trasferimento in Italia

Mondo
©Ansa

L'Appello dei genitori della bimba inglese, che chiedevano d’impedire il distacco delle macchine che la tengono in vita, è stato rifiutato dai giudici inglesi dopo l’udienza in cui si è discusso della possibilità di trasferire la giurisdizione del caso al giudice italiano. Meloni aveva chiesto di trasferire la piccola a Roma in base alla Convenzione dell'Aia. Giudice: per valutare "l'interesse superiore" della bimba non è necessario un tribunale italiano

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L'Appello dei genitori di Indi Gregory per impedire il distacco delle macchine che tengono in vita la bambina è stato rifiutato dai giudici inglesi dopo l'udienza in cui si è discusso della possibilità di trasferire la giurisdizione del caso al giudice italiano. Il termine per il distacco dei supporti vitali sembrava fissato a lunedì. Ma avverrà già domani e la bambina verrà trasferita in un hospice, hanno reso noto Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, e l'avvocato Simone Pillon, che stanno seguendo gli sviluppi del lato italiano della vicenda in contatto con i legali inglesi e la famiglia Gregory. Nell'udienza di oggi i giudici inglesi avevano fissato come termine per il distacco dei dispositivi vitali lunedì 13 novembre, ma successivamente, spiegano Coghe e Pillon, è stato precisato dai legali della famiglia che l'interpretazione corretta della sentenza indica che il distacco verrà effettuato il prima possibile, già domani. 

Gli ultimi sviluppi del caso

Indi Gregory è una bimba inglese di 8 mesi affetta da una gravissima patologia mitocondriale che i medici del Queen's Medical Centre di Nottingham e i giudici britannici considerano "terminale". Nei giorni scorsi i tribunali d'oltre Manica, contro la volontà dei genitori, hanno deciso che si debba staccare la spina. Nel caso si era inserita l'Italia, con l'ospedale Bambino Gesù di Roma che si era detto pronto ad accogliere la piccola e il governo che ha concesso la cittadinanza alla neonata. L'udienza di oggi dei giudici inglesi è servita proprio a stabilire se la giurisdizione del caso della piccola dovesse restare alla Gran Bretagna o passare all'Italia. Il termine per il distacco dei supporti vitali era stato prorogato fino all'esito di questa udienza. La premier Giorgia Meloni aveva chiesto il trasferimento della piccola in Italia "ai sensi della Convenzione dell'Aia", ma i giudici hanno detto no. I legali della famiglia Gregory hanno fatto sapere che, dopo la pronuncia di oggi, si lavora ad altri percorsi. "Non merita di morire”, aveva detto il padre della bimba prima dell'udienza.

L'udienza di oggi e la decisione dei giudici inglesi

La scadenza per porre fine al trattamento che tiene in vita Indi nell'ospedale inglese era stata prorogata a oggi, in attesa dell'esito di questa udienza cruciale. L'udienza dei giudici inglesi - che serviva appunto a stabilire se la giurisdizione del caso della piccola dovesse restare alla Gran Bretagna o passare all'Italia come richiesto dai legali italiani della famiglia - era iniziata intorno alle 13 ora italiana e poi, dopo un'interruzione, era ripresa alle 15. La decisione è poi arrivata nel tardo pomeriggio, con i giudici inglesi che hanno rigettato l'Appello dei genitori della piccola. Riguardo all'intervento italiano, il giudice inglese Peter Jackson l'ha definito "non nello spirito della Convenzione" dell'Aia. Inoltre, i giudici hanno affermato che i tribunali inglesi sono nella posizione migliore per valutare "l'interesse superiore" della bambina, quindi non è necessario un tribunale italiano.

L'ipotesi del trasferimento in Italia

L’Italia aveva concesso la cittadinanza a Indi per offrirle una chance di sopravvivenza. E proprio su questo si basavano gli sforzi portati avanti dai legali inglesi che rappresentano la famiglia Gregory, in collaborazione con l'associazione Pro Vita & Famiglia onlus e l'ex senatore leghista e avvocato Simone Pillon, responsabili del lato italiano della vicenda. Come hanno spiegato i legali, era stato possibile fare passi in avanti dopo che il giudice competente italiano si era messo in contatto con quello inglese e gli atti erano stati trasmessi alla Corte d'Appello. Inoltre, la Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva scritto al ministero della Giustizia britannico come previsto dalla Convenzione dell'Aia. In particolare - come ha fatto sapere Christian Concern, l'organizzazione britannica che sta supportanto i genitori della bambina - la premier Giorgia Meloni aveva "scritto urgentemente al Lord Cancelliere e segretario di Stato per la Giustizia del Regno Unito, chiedendo che i due Paesi collaborino ufficialmente per facilitare il trasferimento di Indi a Roma ai sensi della Convenzione dell'Aia". Il trasferimento di Indi Gregory "in un importante ospedale pediatrico" italiano "è nell'interesse della bambina: non le causerà alcun dolore, come assicurano i nostri medici, e le darà solo un'ulteriore concreta opportunità di vivere una vita dignitosa", aveva scritto la premier italiana.

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Garante infanzia chiede chiarimenti all'Autorità Gb

Intanto, l'Autorità nazionale italiana per l'infanzia e l'adolescenza (Aiga) aveva inviato una “lettera urgente" all'Autorità britannica, per chiedere chiarimenti su alcuni aspetti di tutela dei bambini, in particolare quando soffrono di malattie gravi e incurabili. Tre i punti su cui il Garante italiano dell'infanzia ha centrato la richiesta di chiarimento: il modo in cui i diritti dei bambini sono tutelati e garantiti nel Regno Unito, anche quando soffrono di malattie gravi e incurabili; le modalità di scelta e in particolare i meccanismi giurisdizionali in caso di decisioni discordanti nei casi in cui sia previsto il trattamento terapeutico di bambini in stato di minima coscienza o affetti da patologie degenerative o comunque vittime di malattie ritenute incurabili; come il Regno Unito garantisce, a tutti i bambini e in particolare a quelli affetti dalle malattie gravi e incurabili, il diritto alla vita, per quanto possibile (Art. 6.2 UNCRC), e la parità di accesso alle cure. Infine l'Aiga ha chiesto di condividere "ogni altra informazione utile sulle problematiche del fine vita, in particolare sulle cure palliative per i bambini con malattie prevedibilmente incurabili e sull'equilibrio tra l'esclusione di qualsiasi accanimento terapeutico da un lato e il necessario mantenimento dei supporti vitali dall'altro".

Il papà di Indi: decisione molto difficile da accettare

Dean Gregory, il papà della piccola Indi, ha parlato nel programma "Cinque minuti" da Bruno Vespa: “So di questa decisione, è veramente molto difficile accettarla per me. Me l'aspettavo, perché ci avevano spiegato che quel tipo di terapia non era praticamente possibile, non c'era niente da fare. Volevamo che Indi andasse in Italia nella speranza che si potesse fare una terapia, che si potesse curarla: poi c'è stata questa decisione, e non era più possibile farlo. So che il governo italiano sta facendo il possibile in questo senso, quindi seguiremo questa strada. Ricordo momenti di tenerezza con Indi, quando era possibile appunto tenerla in braccio, quando alcune volte l'ho lavata alcune volte e l'ho pulita, lei rispondeva, c'erano queste reazioni positive da parte sua”. Indi, ha spiegato il padre, "cercava di esprimersi, di ‘parlare', naturalmente con il linguaggio di una bambina molto piccola, le piaceva quando la toccavo e l'accarezzavo". Faceva gesti vitali? "Si, esattamente così", ha aggiunto. “È viva, si muove, si vede anche che soffre e che sta male". Gli è stato chiesto se è vero che da non credente, ha chiesto di battezzare sua figlia. "Questo è proprio successo - ha risposto Dean - io stavo male, mi sono reso conto di questa situazione così grave, per questo ho fatto questa richiesta".

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