Ventisette anni, ebreo di Roma, Edi ha raccontato la sua vicenda a Sky TG24. “Il 7 ottobre ho seguito insieme a tutto il resto del mondo le notizie che riguardavano Israele e ho ricevuto la chiamata per muovermi. Avrei potuto evitarlo, ma quando uno prende un impegno e, ancora di più, fa un giuramento, bisogna rispettarlo”. Ora, come tanti altri ragazzi, è pronto ad entrare a Gaza
“Mi sono portato dietro la macchina per il caffè, ogni mattina mi faccio un espresso”. Questo uno degli oggetti che Edi, 27 anni di Roma, ha deciso di portarsi dietro partendo per il campo di battaglia, dopo l’attacco dei miliziani di Hamas ad Israele il 7 ottobre scorso. (GUERRA ISRAELE-HAMAS, LE NEWS IN DIRETTA)
Il senso del dovere verso lo stato d'Israele
Dal quartiere di Porta Cavalleggeri della Capitale, dove conduceva una vita normalissima tra amici, studio e il tifo calcistico per la Roma, ad una base segreta nel deserto del Negev. Questo il viaggio di Edi che si è raccontato ai microfoni di Sky TG24. “Il 7 ottobre, un sabato nero per tutti, ho seguito insieme a tutto il resto del mondo le notizie che riguardavano Israele e ho ricevuto la chiamata per muovermi. Avrei potuto evitarlo, ma quando uno prende un impegno e, ancora di più, fa un giuramento, bisogna rispettarlo. Per chi non hai mai avuto un’appartenenza oltre l’Italia può essere difficile da capire ma come ebreo sento anche stando a distanza un’appartenenza a prescindere allo stato di Israele. E sento di doverlo difendere”. Pur non essendo un violento, chiarisce Edi, si sente obbligato ad intervenire per difendere lo stato che ha protetto gli ebrei e che adesso è minacciato. Proprio nel deserto del Negev ci sono decine di campi di addestramento che stanno preparando i soldati ad affrontare un compito importante: entrare a Gaza e uccidere, varcando una soglia da cui non potranno più tornare indietro.