Islanda, donne e persone non binarie scioperano contro gap salariale. Partecipa la premier
MondoDecine di migliaia di persone scendono oggi in piazza per uno sciopero di 24 ore contro il divario retributivo. All’astensione dal lavoro prendono parte anche Katrín Jakobsdóttir e diverse ministre del suo governo. Si tratta del primo sciopero di questo tipo in Islanda da 50 anni a questa parte
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Decine di migliaia di persone scendono oggi in piazza in Islanda per uno sciopero di 24 ore delle donne e delle persone non binarie contro il divario retributivo. All’astensione dal lavoro prende parte anche Katrín Jakobsdóttir, prima ministra del Paese.
La premier: disuguaglianze "inaccettabili nel 2023"
Allo sciopero, oltre alla premier Katrín Jakobsdóttir, prendono parte varie ministre del suo governo: come quelle della Giustizia e della Cultura. Jakobsdóttir aveva confermato la sua adesione alla protesta in un'intervista venerdì al portale di notizie mbl.is. "Non lavorerò quel giorno, come spero facciano anche tutte le donne qui presenti", aveva detto. La premier ha sottolineato che non sono stati raggiunti gli obiettivi di piena uguaglianza di genere, cosa "inaccettabile nel 2023", nonostante siano la priorità del suo governo. E ha segnalato che le differenze di salario fra uomini e donne sono in aumento in tutto il Paese. L'Islanda è il primo Paese al mondo in materia di uguaglianza di genere, con una riduzione del 90% del gap salariale e sociale negli ultimi 3 anni, secondo i dati ufficiali del 2022.
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Lo sciopero in Islanda
Quello di oggi è il primo sciopero di questo tipo in Islanda da 50 anni a questa parte. Gli organizzatori sperano che le manifestazioni portino la società a riflettere sulle differenze salariali dovute al genere e sulla diffusa violenza sessuale nel Paese. Tra i partecipanti confermati ci sono lavoratori dell'industria della pesca, insegnanti, infermieri. L'ultimo sciopero femminile di un'intera giornata risale al 1975, quando il 90% delle donne islandesi si rifiutò di lavorare nell'ambito del “kvennafrí” (giorno di riposo delle donne), portando a cambiamenti cruciali, tra cui la prima donna eletta presidente di un Paese.