Si tratta di una grande tela di forma ovoidale, visceralmente bucherellata, minuziosamente dipinta di bianco, che parte da una valutazione tra i 18 e i 22 milioni di dollari
"Concetto Spaziale, La Fine di Dio" uno dei dipinti più significativi di Lucio Fontana (1899-1968) andrà all'asta da Sotheby's a New York il 15 novembre. Il quadro appartiene a una delle serie più celebri dell'artista. Si tratta di una grande tela di forma ovoidale, visceralmente bucherellata, minuziosamente dipinta di bianco, che parte da una valutazione tra i 18 e i 22 milioni di dollari. Dei 38 dipinti monumentali di questa serie radicale, "Concetto Spaziale, La fine di Dio" è uno dei soli cinque esemplari della serie realizzati in bianco - due dei quali fanno parte delle collezioni museali permanenti della Fondazione Prada di Milano e del Museo di Arte Contemporanea di Tokyo - mentre gli altri due risiedono in stimate collezioni private europee.
Lo sguardo rivolto allo spazio
Lucio Fontana realizzò queste opere tra il marzo 1963 e il febbraio 1964 in occasione di tre mostre fondamentali a Zurigo, Milano e Parigi. Nello stesso periodo, il mondo stava compiendo grandi progressi scientifici, soprattutto per quanto riguarda i viaggi nello spazio, che affascinavano profondamente Fontana. Solo due anni prima, infatti, nel 1961, il cosmonauta russo Yuri Gagarin aveva orbitato per la prima volta intorno alla Terra e gli Stati Uniti avevano proclamato pubblicamente l'obiettivo di far atterrare un uomo sulla Luna (cosa che avvenne nel 1969). Con lo sguardo rivolto allo spazio, Fontana cercò di esplorare nella sua arte alcune delle nozioni generali suscitate da queste scoperte.
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Buchi creati a mani nude
Per lui, i buchi e le forature irregolari sulla tela - realizzate a mani nude per creare una sorta di superficie lunare - non solo trasgredivano il piano dell'immagine, ma diventavano portali attraverso cui lo spettatore poteva accedere a una nuova concezione dello spazio, che si addiceva a questa nuova epoca in cui i progressi tecnologici stavano distruggendo le antiche concezioni dell'universo. L’uso del colore bianco in questo esemplare è particolarmente critico nell'ambito della sua produzione.
Uno scelta particolare
Fontana trovava che il bianco fosse il "colore più puro, meno complicato, più comprensibile" e che "colpisse immediatamente la nota di 'pura semplicità, pura filosofia, filosofia spaziale e 'filosofia cosmica'". È nello stridente contrasto tra la luminosità bianca e incontaminata della superficie e l'oscurità dei molteplici vuoti di "Concetto spaziale, La fine di Dio" che il suo concetto di spazialità trova la sua migliore espressione. -