Guerra Israele-Hamas, oltre un migliaio i militari italiani in missione nel sud del Libano

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Luigi Casillo

Luigi Casillo

L'Italia conta uno dei contingenti più numerosi in assoluto nel Sud del Libano: ha dunque un ruolo di primo piano nella moderazione delle tensioni. “Le nostre forze rimangono nelle loro posizioni”, riferisce Unifil, aggiungendo che i militari stanno continuando a lavorare per la pace. Alcuni, si precisa però, lo fanno dai rifugi, per la loro sicurezza

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Sono più di un migliaio i militari italiani impegnati nel Sud del Libano per la cosiddetta Unifil, la forza di interposizione creata alla fine degli anni Settanta con lo scopo di governare le tensioni fra Libano e Israele e ancora oggi finanziata dall’Onu. Da quel territorio, assicura oggi il ministro degli Esteri Tajani, non provengono segnali di attacchi di massa come quelli lanciati da Hamas da Gaza, a Sud di Israele. Ma, certo, aggiunge Tajani, e lo fa senza nascondere la sua preoccupazione, siamo davanti a evoluzioni imprevedibili in tutta l’area.

La missione Unifil

Le Nazioni Unite hanno fatto sapere che la missione Unifil, che in totale conta più di 10mila persone, è in contatto continuo con le autorità su entrambi i lati della linea blu (nella mappa è il margine in alto della zona d’azione), e a tutti i livelli, per contenere i rischi ed evitare che anche a Nord di Israele si assista a una escalation delle violenze. Anche perché i segnali di fragilità non mancano: nelle scorse ore diversi razzi sono stati lanciati dal territorio a Sud-Est del Libano verso quello occupato da Israele, attacco che ha visto la risposta in senso contrario dell’artiglieria di Tel Aviv. I militari italiani, per precauzione, e su disposizione del comando di Unifil, si sono messi al riparo nei bunker. Anche le truppe che in quel momento facevano pattugliamento hanno ricevuto l’ordine di mettersi al riparo nella prima base utile a disposizione. 

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Ruolo di primo piano

“Le nostre forze rimangono nelle loro posizioni”, riferisce Unifil, aggiungendo che i militari stanno continuando a lavorare per la pace. Alcuni, si precisa però, lo fanno dai rifugi, per la loro sicurezza. L'Italia conta uno dei contingenti più numerosi in assoluto nel Sud del Libano: ha dunque un ruolo di primo piano nella moderazione delle tensioni. Ma, certo, nel caso in cui dovesse aumentare la partecipazione alla guerra in corso da parte di Hezbollah, l’organizzazione paramilitare sciita libanese sostenuta a distanza dall’Iran, i nostri soldati sarebbero chiamati a compiti di interposizione militare vera e propria, con i rischi che si possono facilmente immaginare. E nessuno spera che accada davvero.

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