Qatargate, avvocato di Eva Kaili a Sky TG24: "Soldi trovati non erano suoi ma di Panzeri"

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Michalis Dimitrakopoulos ha parlato dell'inchiesta belga sul Qatargate in cui è coinvolta l'ex vicepresidente del Parlamento europeo nell’ambito dei presunti casi di corruzione tra Qatar e parlamentari Ue

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"C'erano molte persone, per ora non dico i nomi, che le dicevano che se non confessava di aver preso i soldi sarebbe rimasta in carcere e non avrebbe rivisto la figlia. Ha deciso comunque di dire la verità, ovvero che non era corrotta". Lo ha detto a Sky TG24 Michalis Dimitrakopoulos, l'avvocato di Eva Kaili, ex vicepresidente del Parlamento europeo coinvolta nell'inchiesta belga sul Qatargate nell’ambito dei presunti casi di corruzione tra Qatar e parlamentari Ue. Il legale ha iniziato il suo intervento alla trasmissione Start ringraziando la "stampa italiana per aver gettato luce sulla verità in un momento difficile di Eva Kaili, quando non poteva vedere la figlia. Ringrazio anche le associazioni femministe che l'hanno sostenuta".

I soldi

L'avvocato ha risposto a una domanda su un fatto chiave dell'inchiesta, ovvero i soldi trovati a casa di Eva Kaili: "Quando si trovano i soldi in una casa questi soldi non hanno una firma, si deve vedere da dove arriva questo denaro. Finora la giustizia belga non ha dato una risposta chiara e seria o chiarito se i soldi arrivano dal Qatar o dal Marocco. Dai nostri dati questi soldi non erano suoi, appartenevano in toto, almeno il 95%, al signor Panzeri. Questo è provato da dialoghi tra Panzeri e Francesco Giorgi, il compagno di Eva Kaili, e anche da molti altri elementi. Lei non doveva essere portata in carcere". Ma perché i soldi erano lì e da dove provenivano? Perché Kaili ha chiesto al padre di portarli via? "La domanda è logica - ha risposto il legale - ma i dati della magistratura dicono perché erano lì i soldi. Non posso dire tutto, ma ora abbiamo dati nuovi forniti dalla giustizia i quali dicono che lei non sapeva dei soldi. Quest'ultimi erano conservati perché venissero dati a Panzeri che poi li avrebbe a sua volta dati a esponenti politici". Secondo il legale "Kaili non sapeva che i soldi fossero lì. Quando si è diffusa la notizia il padre li ha presi per consegnarli a Panzeri. Solo 150mila euro erano di Francesco Giorgi e i motivi per cui ha tenuto questa cifra sono nel quadro accusatorio".

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"Giudice istruttore doveva dimettersi"

L'avvocato ha concluso il suo intervendo dichiarando che durante l'inchiesta "è stato dimostrato che il figlio del giudice istruttore Michel Claise collabora con il figlio di un personaggio importante coinvolto nella vicenda, un'europarlamentare belga. I figli dei due hanno una società insieme. Era obbligato dalla legge a dimettersi subito, ma non l'ha fatto. In altri Paesi sarebbe un reato". 

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