Il grave l'incidente è avvenuto nel villaggio di Banjska, non lontano da Leposavic (nel nord del Paese), uno dei quattro maggiori Comuni del nord a maggioranza serba
Negli scontri a fuoco tra polizia e uomini armati che, dalla notte scorsa proseguono nel nord del Kosovo, uno degli attaccanti è rimasto ucciso. A riferirlo è stato il comando della polizia kosovara a Pristina. In un comunicato si afferma che gli agenti sono stati costretti per legittima difesa a rispondere agli attacchi di gruppi criminali armati, e "uno degli aggressori è rimasto ucciso". Non è stato chiarito se l'aggressore sia stato ucciso nel primo scontro della notte, in cui è rimasto ucciso un poliziotto, o nelle successive sparatorie nella zona.
È pesante il bilancio della sparatoria avvenuta la scorsa notte non lontano dal paese di Leposavic: tre poliziotti sono stati colpiti e uno di loro à morto poco dopo in ospedale. Altri due sono stati dichiarati fuori pericolo. Stando a quanto riferito dal comando della polizia in un comunicato, una pattuglia di agenti è intervenuta dopo una segnalazione su un blocco stradale all'ingresso del villaggio di Banjska: su un ponte erano stati posti due camion privi di targa che rendevano impossibile il passaggio. Subito dopo il loro arrivo al posto di blocco, contro la pattuglia di polizia è stato aperto il fuoco da diverse posizioni e con l'uso anche di bombe a mano
Le reazioni
Il premier Kurti, che ha duramente condannato l'attacco, ha detto che il governo e tutte le istituzioni statali del Kosovo sono impegnati a rispondere e a combattere la criminalità e i "terroristi" legati a Belgrado. La presidente kosovara, Vjosa Osmani, ha parlato di un episodio pianificato da bande criminali serbe. "Oltre alla severa condanna di questa aperta aggressione della Serbia nei confronti del Kosovo, mi aspetto che i nostri alleati sosterranno Pristina nel suo sforzo di imporre legge e ordine e preservare la sovranità in ogni parte del Kosovo", si legge in un comunicato della presidenza.
I precedenti
Il Kosovo settentrionale è teatro di disordini ricorrenti e la tensione è improvvisamente aumentata a maggio, quando le autorità kosovare hanno deciso di nominare sindaci albanesi in quattro comuni a maggioranza serba. Più di 30 soldati della KFOR, la forza guidata dalla NATO in Kosovo, sono rimasti feriti alla fine di maggio negli scontri con i manifestanti serbi. La Serbia rifiuta di riconoscere l'indipendenza della sua ex provincia, la cui popolazione di 1,8 milioni di abitanti, in maggioranza di origine albanese, comprende una comunità serba di circa 120.000 persone, che vive principalmente nel nord del Kosovo.