Terremoto in Marocco, vittime sfiorano quota 3mila. Quasi 6mila i feriti

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Secondo gli ultimi dati ufficiali, le morti accertate causate dal sisma sono adesso 2.946, 45 in più rispetto a quelle dell'ultimo bilancio. La regione più colpita è quella di Al Haouz, con i suoi 1.684 morti, seguita da quella di Taroudant (980). Papa Francesco: "Che il Signore dia la forza di riprendersi" al Marocco

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Continua a salire il bilancio dei morti del terremoto che ha colpito il Marocco nella notte tra l’8 e il 9 settembre. Mentre in alcune parti del Paese si continua a scavare tra le macerie, il Ministero dell’Interno marocchino ha aggiornato il numero di vittime accertate: 2.946, 45 in più rispetto a quelli conteggiati ieri. I feriti toccano invece quota 5.674 (+144). La regione più colpita è quella di Al Haouz, a sud di Marrakech e vicina all'epicentro del sisma, con i suoi 1.684 morti. Segue quella di Taroudant, dove si contano 980 vittime. 

Papa Francesco: "Che il Signore dia al Marocco la forza di riprendersi"

Un messaggio di vicinanza al Marocco oggi è arrivato da Papa Francesco. “Il mio pensiero va al nobile popolo marocchino che ha sofferto questi terremoti. Preghiamo per il Marocco, preghiamo per gli abitanti, che il Signore gli dia la forza di riprendersi", ha detto il Pontefice durante l'udienza generale.

Il cardinale di Rabat: "Serve coordinamento nei soccorsi"

Si continua intanto a discutere sulla scelta del Marocco di accettare – per il momento – gli aiuti soltanto da quattro Stati esteri, considerati più vicini rispetto ad altri: Spagna, Regno Unito, Qatar ed Emirati Arabi. A lanciare un appello indiretto alle autorità di Rabat ad aprirsi il più possibile anche ad altri Stati oggi è stato il cardinale arcivescovo di Rabat, Cristóbal López Romero, presidente anche di Caritas Morocco. "Sembra, dai resoconti di coloro che sono stati in alcuni dei villaggi colpiti, che ciò di cui la popolazione ha soprattutto bisogno sono generatori, avere elettricità, tende in cui poter vivere, non solo per una notte, ma per lunghi periodi di tempo. E i marocchini hanno molta esperienza con queste tende. Anche vestiti, medicinali e cibo. Ma soprattutto, penso che avranno bisogno che le persone vengano a trovarci sostenendo la popolazione, perché psicologicamente e spiritualmente sono molto colpiti", ha detto Romero. Poi -  individuando "la difficoltà maggiore nel fornire una risposta organizzata" nella "grande dispersione della popolazione" - l'arcivescovo ha parlato dell'arduo "coordinamento di tutte le forze coinvolte". Da un lato ci sono il governo, lo stato marocchino, le compagnie che hanno fornito camion da trasporto, ambulanze, e così via. Dall'altro, ha aggiunto, "ci sono i volontari o le forze che arrivano dai Paesi a cui è stato permesso di farlo, collaborare a questi compiti".

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