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Usa, Trump verso la quarta incriminazione: rischia l'accusa di racket

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©Ansa

 Il gran giurì ha iniziato ad ascoltare le prove raccolte dall’accusa nell’inchiesta sulle pressioni del tycoon e dei suoi alleati per ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali in Georgia del 2020

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Donald Trump rischia la quarta incriminazione per i tentativi di alterare in suo favore gli esiti delle presidenziali del 2020. Il gran giurì ad Atlanta, in Georgia, ha iniziato ad ascoltare le prove raccolte dall’accusa nell’inchiesta sulle pressioni del tycoon e dei suoi alleati per ribaltare il risultato delle elezioni in Georgia di tre anni fa. L’ex presidente degli Stati Uniti ha ricevuto già tre “indictment”: per il presunto pagamento di 130mila dollari all’attrice porno Stormy Daniels (per convincerla a non diffondere un rapporto sessuale avuto con lui anni prima), per aver conservato nella propria villa a Mar-a-Lago alcune carte governative riservate che contenevano informazioni su armi nucleari, piani militari e di intelligence, e per cospirazione contro gli Stati Uniti in relazione all'assalto al Congresso. 

Il giudice della corte superiore della contea di Fulton, Robert McBurney, ha inoltre dichiarato che se il gran giurì di Atlanta deciderà di incriminare Trump, saranno ammesse le telecamere nell'aula del tribunale. Come specifica la Nbc, a differenza dei tribunali federali o di quello di Manhattan, dove il tycoon è comparso per le sue tre precedenti incriminazioni, la legge della Georgia autorizza l'utilizzo delle telecamere nei procedimenti giudiziari, con l'approvazione di un giudice.

Le accuse

Come riporta il New York Times, la procuratrice dem Fani Willis ha dichiarato più volte di voler perseguire le accuse di racket contro Trump: reato per cui la legge statunitense prevede dai 5 ai 20 anni di reclusione. I capi di imputazione sarebbero quindi, oltre al racket, anche "la sollecitazione di frode elettorale, il rilascio di false dichiarazioni a organi governativi statali e locali, la cospirazione (per impersonare un pubblico ufficiale e commettere vari falsi, ndr), la violazione del giuramento d'ufficio e qualsiasi coinvolgimento in violenze o minacce relative all'amministrazione delle elezioni". Nel frattempo, il tribunale di Fulton ad Atlanta ha postato e poi rimosso dal suo sito senza spiegazioni la causa a ruolo contro Donald Trump, citato come imputato, per le pressioni sul voto in Georgia con un elenco di accuse. L'ufficio del procuratore distrettuale ha precisato che, per ora non, è stata contestata alcuna accusa. Il processo in Georgia rischia di diventare il più pericoloso per Trump, qualora fosse condannato: in caso di rielezione alla Casa Bianca, non potrebbe “auto perdonarsi” mentre, in caso di sconfitta, non potrebbe farsi perdonare dal futuro commander in chief. Questo vale anche per la prima incriminazione a New York legata ai fondi neri pagati per coprire potenziali scandali sessuali alla vigilia della sua vittoria nel 2016.

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Le inchieste federali

Diversa la situazione per quanto riguarda le due inchieste federali, dove il tycoon è accusato per le carte segrete a Mar-a-Lago e l'assalto a Capitol Hill. Per domani è prevista la convocazione del gran giurì ad Atlanta, dove nel frattempo sono già scattate misure di sicurezza con il tribunale transennato e blindato, per ascoltare alcuni testimoni, tra cui anche l'ex vice governatore repubblicano della Georgia, Geoff Duncan. "Farebbe meglio a non deporre", lo ha minacciato Trump su Truth, attaccando anche la "falsa Fani Willis".

Nelle prossime ore, la procuratrice presenterà le conclusioni della sua inchiesta (durata due anni e mezzo) contro l’ex presidente e una ventina di suoi alleati, tra i quali il suo ex avvocato personale Rudy Giuliani e vari legali coinvolti nelle interferenze sul voto. Il gran giurì dovrebbe poi decidere sull'incriminazione entro pochi giorni.

Tutto è partito da una telefonata dell'allora presidente (l'audio è tra le prove chiave dell'accusa) al segretario di stato repubblicano Brad Raffensperger il 2 gennaio 2021 per chiedergli di trovare 11.780 voti necessari a fargli superare Joe Biden, sulla base dell'infondata accusa di elezioni truccate. "Una telefonata perfetta", si è difeso il tycoon. Poi si sono aggiunti altri elementi: le false dichiarazioni dei suoi avvocati nelle udienze parlamentari locali, i 16 falsi elettori pro Trump (alcuni dei quali hanno collaborato con gli inquirenti), le intimidazioni ad alcuni funzionari elettorali e la violazione del software per il voto nella contea di Coffee. 

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