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Messico, pioggia artificiale contro la siccità: si testa l'inseminazione delle nuvole

Mondo
Silvia Donnini

Silvia Donnini

©Getty

La tecnica si chiama cloud seeding e prevede la spruzzatura di particelle di ioduro d'argento nelle nubi attraverso dei razzi posizionati sugli aerei, capaci di stimolare le precipitazioni. Secondo il governo messicano il sistema ha funzionato generando il 40% in più delle piogge. Gli scienziati: "Così non si risolve la siccità"

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In Messico non piove da giorni. La siccità sta attanagliando il Paese provocando una serie di gravi disagi: dalla mancanza di acqua, ai danni all’agricoltura, fino alla perdita del raccolto con un serio aumento dei prezzi dei beni alimentari. Per cercare di risolvere - almeno temporaneamente - il problema, il governo messicano ha scelto di testare una tecnologia piuttosto controversa, il cloud seeding. Si tratta di un sistema di “inseminazione artificiale delle nuvole”, che prevede la spruzzatura di particelle di ioduro d’argento, tramite degli aerei, direttamente nelle nubi: una tecnica che, aumentando il livello di umidità, stimola le precipitazioni. 

Come funziona il cloud seeding

Non è una tecnologia recente: come spiega la Cnn, il sistema di inseminazione delle nuvole è stato scoperto negli anni ’40 ed è stato impiegato in circa 50 Paesi, compresi Cina e Stati Uniti: in particolare Utah, North Dakota e Wyoming (dove è stato sfruttato addirittura per creare la neve). Il cloud seeding, che può essere effettuato sia da terra che in aria tramite velivoli, inietta minuscole particelle di ioduro d’argento nelle nuvole generando grandi quantità di pioggia (molto di più di quanto sarebbero in grado di fare le nubi in modo naturale). La tecnica più diffusa per propagare la sostanza nei cieli prevede l’utilizzo di razzi posizionati sulle ali e sulla pancia degli aerei. 

Cloud Seeding
©Getty

La siccità in Messico

Secondo il servizio meteorologico nazionale, oltre il 40% del territorio del Messico, a metà luglio, è stato colpito dalla siccità, con gravi ondate di calore che hanno provocato la morte di almeno 249 persone negli ultimi quattro mesi. Una situazione destinata solo a peggiorare, come sottolineano gli esperti, secondo i quali le conseguenze del cambiamento climatico (dal caldo estremo alla mancanza di acqua) diventeranno sempre più comuni e intense.

Dall’altra parte, il governo messicano si ritiene soddisfatto, dichiarando che il suo attuale progetto di cloud seeding, in atto ormai da dicembre 2020, ha avuto un impatto positivo: stando a quanto riferiscono fonti governative, nel 2021 l’inseminazione delle nuvole ha generato il 40% in più di precipitazioni. "I nostri progetti hanno tutti avuto successo", ha affermato un portavoce della società Startup Renaissance, società di “stimolazione della pioggia” che ha lavorato al progetto messicano dal 2020. Ma molti scienziati rimangono scettici.

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L’opinione degli scienziati

Questa tecnologia si è più volte scontrata con lo scetticismo e la perplessità di alcuni esperti, i quali ribadiscono che sistemi di questo tipo non possono fornire una soluzione al problema alla radice. "Il cloud seeding non risolve la siccità", ha dichiarato Julie Gondzar, responsabile del programma di modifica del clima del Wyoming. "Non puoi interrompere una siccità con il cloud seeding – spiega - È uno strumento nella cassetta degli attrezzi". Mancano "prove concrete", secondo Fernando García García e Guillermo Montero Martínez, studiosi dell’Università Nazionale Autonoma del Messico. "La mancanza di una completa comprensione dei processi fisici dell'atmosfera e della formazione delle nubi e delle precipitazioni – spiegano gli esperti in un articolo - è uno dei limiti per la verifica dei risultati ottenuti in tutti i tipi di progetti di modificazione meteorologica artificiale. Il più grande svantaggio risiede nella variabilità naturale delle precipitazioni". Gli esperti messicani sottolineano inoltre che "non vi è alcuna evidenza che le tecniche di inseminazione delle nubi possano aumentare le precipitazioni su aree di importanza economica, né vi è alcuna certezza degli effetti extrazonali".

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