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Guerra in Ucraina, perché Medvedev è tornato a minacciare l'apocalisse nucleare

Mondo
Michele Cagiano de Azevedo

Michele Cagiano de Azevedo

©Ansa

Negli ultimi mesi di guerra si sente parlare di rischio nucleare. L’ultima minaccia in ordine di tempo arriva da Dimitry Medvedev, oggi vice Presidente del Consiglio di Sicurezza russo, da sempre al fianco di Putin, a cui ha tenuto il posto da Presidente quando la legge elettorale non consentiva allo zar di rinnovare il suo mandato

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Con una certa frequenza, negli ultimi mesi di guerra, sentiamo parlare di rischio nucleare. I toni posso essere diversi, da chi teme una fuoriuscita di materiale radioattivo, fino al fungo atomico e l’apocalisse. L’ultima minaccia in ordine di tempo arriva da Dimitry Medvedev, oggi vice Presidente del Consiglio di Sicurezza russo, da sempre al fianco di Putin, a cui ha tenuto il posto da Presidente quando la legge elettorale non consentiva allo zar di rinnovare il suo mandato. Per Medvedev, “l’apocalisse nucleare è probabile più che possibile, (…) perché degli idioti squattrinati hanno deciso di sconfiggere la più grande potenza nucleare del mondo: la Russia”. (GUERRA IN UCRAINA - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI)

Cosa c'è di vero?

Ora, cosa c’è di vero in queste parole, scritte tramite Telegram? È una minaccia reale, un bluff, uno sproloquio o una mossa di una raffinata strategia? Andiamo con ordine e concentriamoci su ciò che sappiamo. La Russia è effettivamente in possesso di migliaia di testate nucleari e potrebbe reagire in modo incontrollato se dovesse sentire minacciata la sua esistenza. Per questa ragione, paradossalmente, anche gli americani si sono attivati per capire cosa stesse succedendo sabato scorso, quando la marcia di Prigozhin verso Mosca sembrava poter alterare equilibri fondamentali, come si diceva una volta, “al di là del muro”. Preoccupa anche il fatto che la Russia ha dichiarato “territorio russo” i distretti contesi all’Ucraina: se, dunque, l’esercito di Kiev dovesse respingere i russi fuori dagli oblast di Donetsk e Luhansk, Mosca potrebbe usare il massimo livello della sua forza per resistere. Ma c’è un dettaglio: la Russia in questo modo userebbe il nucleare sul suo stesso territorio. Anche un eventuale attacco alla centrale di Zaporizhzhia, che si trova sulla sponda Ovest del Dnipro, in un territorio controllato dai russi e rivendicato come territorio nazionale, avrebbe lo stesso epilogo. È dunque una ipotesi improbabile, anche se Medvedev vuole ricordare sempre dove possono spingersi i russi, per acquistare potere sia in tempo di guerra che in un eventuale negoziato.

La centrale di Zaporizhzhia

Concentriamoci su Zaporizhzhia:  è la principale centrale ucraina. L'impianto dispone di 6 reattori, con una potenza di oltre 5700 MW, ha la più elevata produzione elettrica in Europa. Oggi, è sotto il controllo militare russo ma operano tecnici ucraini all’interno della centrale per il suo funzionamento. Uno dei suoi reattori è più importante degli altri, perché produce anche l’energia necessaria al raffreddamento della centrale stessa. Non sarà certo un attacco casuale o un colpo di fucile a produrre danni a un complesso del genere, ma servirà o un’azione ben congegnata oppure, e qui le possibilità aumentano, un incidente fortuito. La distruzione voluta della centrale appare oggi improbabile, i russi stessi ne subirebbero conseguenze imprevedibili sui loro territori. Per fare un esempio, Rostov, con un milione di abitanti, è a 400 chilometri in linea d’aria dalla centrale. Ciò che invece è imprevedibile è che un incidente accada, un evento singolo, imponderabile, un missile fuori controllo o un guasto imprevisto. Qui, allora, si entra in un territorio sconosciuto. 

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