Rogo del Corano a Stoccolma, irruzione dei manifestanti nell'ambasciata svedese a Baghdad

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I dimostranti, sostenitori del leader sciita iracheno Moqtada al-Sadr, sono rimasti per circa un quarto d'ora nella rappresentanza diplomatica svedese per poi uscire con calma all'arrivo della polizia. Le proteste sono nate dopo che, un uomo, a Stoccolma, ha dato fuoco al libro sacro durante una manifestazione autorizzata dalle autorità

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Alcune decine di manifestanti iracheni sono riusciti a entrare nell'ambasciata svedese a Baghdad per protestare per il vilipendio del Corano in Svezia. I dimostranti, sostenitori del leader sciita iracheno Moqtada al-Sadr, sono rimasti per circa un quarto d'ora nella rappresentanza diplomatica svedese per poi uscire con calma all'arrivo della polizia.

Le proteste a Baghdad

Durante la manifestazione davanti all'ambasciata svedese a Baghdad, sono stati distribuiti volantini con la scritta sia in inglese che arabo "La nostra Costituzione è il Corano. Il nostro leader Al-Sadr". I manifestanti hanno anche bruciato delle bandiere arcobaleno, simbolo della comunità LGBT+, in risposta a un appello del leader sciita iracheno Moqtada Sadr che in un tweet ha definito questo "il modo migliore per provocare" coloro che sostengono o difendono il rogo del Corano. Sul cancello dell'ambasciata hanno scritto con della vernice spray "sì, sì al Corano".

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Le proteste a Baghdad
Le proteste a Baghdad - ©Ansa

Il rogo del Corano in Svezia

A pochi giorni dal vertice di Vilnius, dell'11 e 12 luglio, dove la Svezia auspica progressi per il suo ingresso nella Nato, malgrado l'opposizione turca, e durante la celebrazione dell'Eid al-Adha, la festa celebrata il 28 giugno dai musulmani di tutto il mondo in memoria del sacrificio di Abramo, un nuovo rogo del Corano si è svolto a Stoccolma, destando l'ira di Ankara che ha parlato di un "atto spregevole", e facendo montare la rabbia del mondo islamico. Dopo avere ricevuto l'autorizzazione da parte delle forze dell'ordine, a seguito della sentenza della Corte d'Appello secondo cui era sbagliato che la polizia rifiutasse le manifestazioni a causa del rischio di un attentato, un centinaio di persone si sono radunate verso l'ora di pranzo di fronte alla moschea di Medborgarplatsen, nel quartiere centrale di Sodermalm a Stoccolma per assistere al provocatorio gesto di un cittadino iracheno di 37 anni, Salwan Momika. L'uomo ha dato fuoco al libro sacro dei musulmani, dopo averlo calpestato, averci messo dentro delle fette di bacon (cibo bandito dai musulmani), proferito parole offensive nei confronti dell'Islam e avere sventolato una bandiera svedese.

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Le ricadute sul piano politico

Il rogo del Corano ha fornito una giustificazione in più ad Ankara per ostacolare l'allargamento della Nato alla Svezia in chiave anti-russa. Nel profluvio di condanne, focalizzate in buona parte sul permesso concesso dalle autorità svedesi alla manifestazione, risalta quella del presidente turco Recep Tayyip Erdogan: "Insegneremo agli arroganti occidentali che insultare i musulmani non è libertà di pensiero. Coloro che commettono questo crimine e coloro che lo permettono con la scusa della libertà di opinione, coloro che tollerano questo atto spregevole non potranno realizzare le loro ambizioni", ha detto in maniera allusiva in tv il Sultano una settimana prima dell'incontro tra diplomatici turchi e svedesi a Bruxelles, dove si discuterà della candidatura della Svezia alla Nato. Un'adesione che Ankara sta ritardando assieme all'Ungheria nonostante il via libera di tutti gli altri Stati dell'Alleanza atlantica e l'auspicio di ottenerla prima del vertice Nato che si terrà in Lituania l'11 e il 12 luglio.

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