Le sessioni cominceranno a inizio luglio. Il ricercatore: "Spero che prevalga la ragione". Il ricercatore si trova a piede libero dall'8 dicembre 2021 dopo 22 mesi di custodia cautelare passati in carcere con accuse legate a dieci post su Facebook
Patrick Zaki, il ricercatore egiziano e attivista per i diritti umani sotto processo in Egitto, chiederà alle autorità egiziane un permesso che lo esoneri dal divieto di viaggio per andare a Bologna a discutere in presenza la tesi di laurea, a inizio luglio. "Ho consegnato la copia finale della mia tesi all'Università di Bologna, a quattro anni dall'inizio di quel lungo e faticoso percorso. L'Ateneo mi ha avvisato che le date per la discussione saranno il 4, 5 o 6 luglio", spiega Zaki. "Oggi presenterò una nuova richiesta al procuratore generale egiziano per chiedere il permesso di recarmi in Italia per partecipare alle sessioni e alle cerimonie di laurea. Spero prevalga la ragione", ha spiegato. Il ricercatore si trova a piede libero dall'8 dicembre 2021 dopo 22 mesi di custodia cautelare passati in carcere con accuse legate a dieci post su Facebook.
Amnesty: "Le autorità egiziane dimostrino umanità per Zaki"
"Speriamo che di fronte a una scadenza così importante per la vita accademica di Patrick, le autorità egiziane possano per una volta manifestare umanità e concedere a Patrick un esonero dal divieto di viaggio che possa consentirgli di discutere in presenza la sua tesi", ha detto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, commentando la richiesta Zaki.
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Dall'arresto all'udienza di oggi
La vicenda giudiziaria che ha coinvolto Patrick Zaki è iniziata con l'arresto tra il 7 e l'8 febbraio 2020 e dura da tre anni e tre mesi, di cui 22 mesi passati in carcere. L'accusa di "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese" si basa su un articolo scritto dal ricercatore nel 2019 su un attentato dell'Isis e due casi di presunte discriminazioni di copti, i cristiani d'Egitto. Durante il periodo prima del processo, tra il febbraio 2020 e il settembre 2021, Patrick aveva subito lo stillicidio di 18 udienze (slittate peraltro nove volte) in cui furono decisi prolungamenti della sua custodia cautelare passata quasi tutta nel carcere di Tora al Cairo, i rinnovi, come previsto dalla normativa, nei primi cinque mesi furono di 15 giorni ciascuno e poi di 45.