Egitto, processo a Patrick Zaki: nuovo rinvio al 18 luglio

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Il giudice titolare del processo non si è presentato. Lo studente dell'Università di Bologna è accusato di "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese", per avere scritto un articolo nel 2019 su un attentato dell'Isis. Zaki rischia cinque anni di carcere

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Ancora un rinvio per Patrick Zaki. All'udienza in programma oggi a Mansura il giudice titolare del processo non si è presentato ed è stato tutto rinviato al 18 luglio. Lo ha riferito lo stesso Zaki al termine dell'udienza, durata meno di due minuti e in cui ha parlato solo l'avvocata dell'attivista egiziano Hoda Nasrallah consegnando al sostituto del giudice titolare gli atti della difesa. Zaki rischia cinque anni di carcere per il contenuto di un suo articolo.

Dall'arresto all'udienza di oggi

La vicenda giudiziaria che ha coinvolto Patrick Zaki è iniziata con l'arresto tra il 7 e l'8 febbraio 2020 e dura da tre anni e tre mesi, di cui 22 mesi passati in carcere. L'accusa di "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese" si basa su un articolo scritto dal ricercatore nel 2019 su un attentato dell'Isis e due casi di presunte discriminazioni di copti, i cristiani d'Egitto. Durante il periodo prima del processo, tra il febbraio 2020 e il settembre 2021, Patrick aveva subito lo stillicidio di 18 udienze (slittate peraltro nove volte) in cui furono decisi prolungamenti della sua custodia cautelare passata quasi tutta nel carcere di Tora al Cairo, i rinnovi, come previsto dalla normativa, nei primi cinque mesi furono di 15 giorni ciascuno e poi di 45.

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"Voglio ritornare presto a Bologna. Sono felice per i messaggi di sostegno dall'Italia, che mi aspetta, e non perderò la speranza", ha detto Zaki all'Ansa subito dopo l'annuncio del nuovo rinvio. "La difesa ha finito il suo compito. Non può aggiungere o fare null'altro. Ora tocca al giudice e alla Giustizia porre fine a questo processo", ha detto l'attivista egiziano. "Abbiamo aspettato il giudice principale del processo. Ma non è venuto. Per questo abbiamo aspettato che arrivasse un altro giudice. È bastato un minuto per prendere la mia carta d'identità e le mie carte difensive", ha affermato Zaki. "Ora penso che sia il momento giusto, perché sentiamo parlare molto del Dialogo nazionale e della soluzione di diverse questioni relative ai difensori dei diritti umani e alle ong", ha detto ancora parlando davanti al Palazzo di Giustizia di Mansura. "Per questo penso sia un buon momento per chiudere questo iter e darmi il diritto di tornare a Bologna, riprendere la mia vita normale e discutere la tesi all'Università" Alma Mater", ha detto il ricercatore in studi di genere egiziano.

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