Turchia, il giuramento di Erdogan: "Lavorerò per proteggere il paese"

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Il leader turco giura per la terza volta davanti al parlamento: "Come presidente, giuro sul mio onore e sulla mia integrità, davanti alla grande nazione turca, di lavorare con tutto il mio potere per proteggere l'esistenza e l'indipendenza dello stato e di adempiere al mio dovere in modo imparziale"

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Dopo la vittoria su Kemal Kilicdaroglu al ballottaggio con il 52,18% delle preferenze, quest'oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha giurato per il suo terzo mandato consecutivo davanti al parlamento. Dopo l'inaugurazione all'Assemblea si terrà una cerimonia nel Palazzo presidenziale a cui parteciperanno una trentina di leader mondiali, con la rappresentanza di circa 70 Paesi. "Come presidente, giuro sul mio onore e sulla mia integrità, davanti alla grande nazione turca, di lavorare con tutto il mio potere per proteggere l'esistenza e l'indipendenza dello stato e di adempiere al mio dovere in modo imparziale" ha detto Erdogan.

L'agenda

Con il recente terremoto che ha sconvolto la nazione, l'agenda del leader turco è fitta di impegni, e sono tanti i temi che dovrà affrontare nel prossimo futuro. L'inflazione nel paese infatti, pur essendo in discesa secondo i dati ufficiali, rimane al 44% con riflessi sul costo della vita di cui la popolazione risente quotidianamente, oltre a questo si aggiunge la valutazione record toccata all'indomani del ballottaggio da dollaro (20,04) ed euro (21,54) rispetto alla già svalutata lira turca. Il leader, che aveva alzato il salario minimo in campagna elettorale, ha promesso di rivedere al rialzo i minimi salariali a luglio. Operazione non facile, sopratutto dopo che la scorsa settimana la Banca Centrale turca ha dichiarato di avere un buco di 151.3 miliardi di dollari.

Dal terremoto alla situazione siriana

Una situazione delicata anche per quanto riguarda le zone colpite dal terremoto. Erdogan nei giorni di campagna elettorale ha promesso che saranno 330mila le case ricostruite in un anno, 660mila in totale. Nel ballottaggio con Kemal Kilicdaroglu ha pesato anche il tema dei rifugiati siriani, con lo sfidante che aveva promesso di rimpatriarli nel giro di un anno. Erdogan ha definito "inumane e non islamiche" le parole dell'opposizione ed ha promesso che un milione di siriani farà ritorno "volontariamente e dignitosamente" nei territori di origine, in case che la Turchia sta costruendo con soldi del Qatar nelle aree del nord della Siria. E dai rapporti con Damasco passa il capitolo lasciato in sospeso della riconciliazione con la Siria di Bashar el Assad, che ancora non si è complimentato con Erdogan per la vittoria.

ll caso Svezia

È tuttavia il capitolo relativo all'ingresso nella Nato della Svezia il primo che Erdogan dovra' affrontare. Dopo il rogo del Corano permesso dalle autorità svedesi a gennaio scorso il governo turco aveva rinviato al dopo elezioni qualsiasi decisione sul via libera all'allargamento. Si attende di vedere quante estradizioni Stoccolma effettivamente approverà, ma sopratutto gli effetti della nuova legge antiterrorismo che entrerà in vigore in Svezia da giugno. Dalla decisione della Turchia dipendono anche gli sviluppi dei rapporti con gli Stati Uniti, dove il Congresso ha congelato la consegna di aerei da guerra F16 ad Ankara.  

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