G7 tra memoria e presente, lo spettro atomico e le sanzioni a Mosca

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Renato Coen

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Il rischio di escalation nucleare rimane al centro delle preoccupazioni giapponesi padroni di casa che come primo atto di questo vertice hanno portato tutti i capi di governo al memoriale della pace di Hiroshima

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Al tavolo sono seduti in nove, i leader dei sette grandi e i capi di Commissione e Consiglio europeo, i temi di cui discutere sono nel complesso molti di più.

Il rischio di escalation nucleare rimane al centro delle preoccupazioni giapponesi padroni di casa che come primo atto di questo G7 hanno portato tutti i capi di governo al memoriale della pace di Hiroshima (G7 A HIROSHIMA, LO SPECIALE DI SKY TG24).

 

Per la seconda volta nella storia un presidente americano è tornato sul luogo del delitto. Lo aveva fatto Obama di cui Biden era vice nel 2016 ed ora, come sette anni fa, il capo della Casa Bianca non ha chiesto scusa, fedele alla tesi americana secondo la quale con la bomba atomica si sono evitate più vittime ed una invasione del Giappone.

Ma ormai è un’altra epoca. Tokyo e Washington sono stretti alleati ed affrontano come tali i pericoli derivanti dai conflitti attuali o futuri.

Nella prima giornata di lavori qui ad Hiroshima ci si è concentrati specialmente sulla guerra in ucraina, tema che vede tutti sulla stessa linea. In un comunicato congiunto i G7 hano dichiarato: Bisogna continuare ad aiutare kiev e togliere risorse alla macchina da guerra russa.

Sono state decise nuove sanzioni contro le esportazioni di diamanti e rame russi.

Leder e media locali hanno accolto con soddisfazione la notizia che domenica il presidente Ucraino Zelensky sarà presente qui ad Hiroshima di persona come ospite del vertice.

Mentre l’ucraina ha avrà maggiore soddisfazione per la scelta di Washington di permettere ai paesi europei la fornitura di caccia F16 all’esercito di Kiev, fondamentali tanto per la controffensiva quanto per la difesa aerea.
 

Ma al centro del vertice rimangono i rapporti con la Cina di cui già si è iniziato a parlare. “Bisogna trovare un’alternativa alla Via della Seta” ha dichiarato la presidente della commissione europea Von der Leyen. Del resto, il rischio di offensive commerciali e militari di Pechino, qui in Giappone, è temuto almeno quanto in Europa la politica aggressiva di Mosca.

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